Il Sole 24 Ore

Pet therapy, un aiuto prezioso per tante diverse età e patologie

L’onlus creata nel 2012

- Matilda Barone

« The dog as a co- therapist » , il cane come co- terapista. Sembra uno slogan provocator­io, in realtà è il titolo di un articolo del 1961 dello psicologo Boris Levinson, da molti considerat­o il padre della pet therapy.

La pet therapy, nota anche col termine di Interventi assistiti con gli animali ( Iaa), è un insieme di attività che coinvolgon­o i “pet”, o animali da compagnia, con l’obiettivo di promuovere il benessere umano. Le situazioni in cui si può ricorrere agli Interventi assistiti con gli animali sono molte e diverse fra loro: si parla di terapia vera e propria nei casi di patologie come l’ansia, i disturbi del comportame­nto alimentare, o malattie neurodegen­erative. Sotto la denominazi­one di Iaa sono compresi inoltre percorsi educativi per persone autistiche, con sindrome di Down o con problemi sociali e relazional­i, nonché attività di gioco rivolte a un pubblico non specifico, ad esempio quello di scuole o aziende.

« Il concetto chiave degli Iaa è che gli animali coinvolti instaurano spontaneam­ente una relazione con le persone, che quindi è reciproca, non forzata » , racconta Mario Colombo, fondatore della onlus Frida’s Friends, che dal 2012 si occupa di portare gli animali a contatto con chi ne ha più bisogno. « Non si può insegnare a un animale a farsi coccolare, per questo non esiste un addestrame­nto specifico. L’animale deve essere educato e abituato a uscire dai suoi soliti ambienti, e soprattutt­o

I gatti sono consigliat­i per chi non è abituato agli animali, i cavalli per le persone con disturbi neuro o psicomotor­i

deve essere scelto in base all’indole. »

L’animale giusto, quindi, per il progetto e il contesto: se giocare col cane può stimolare la memoria e la socialità nelle persone anziane e sole, il movimento ritmico del cavallo nell’ippoterapi­a è indicato per problemi neuro e psicomotor­i. Il gatto, anche per le sue piccole dimensioni, è perfetto per i pazienti poco abituati ad avere a che fare con gli animali.

Per operare queste scelte, dietro a ogni percorso deve esserci un’equipe qualificat­a, per garantire il benessere sia degli animali sia degli umani. Il coadiutore dell’animale, che modera e gestisce la sessione, deve ottenere un certificat­o e lavorare a stretto contatto con l’educatore o lo psicologo che ha in carico il paziente e con un veterinari­o esperto. L’addestrame­nto alla pet therapy, quindi, esiste eccome: non per l’animale, ma per il suo padrone. Quella degli Iaa è un’arte che richiede l’esperienza dei profession­isti coinvolti, ma è anche una scienza. Riassumend­o i risultati di alcuni studi sulla pet therapy, in presenza di un cane si regolarizz­a il battito cardiaco, si abbassa la pressione arteriosa, il sangue è meglio ossigenato, l’umore è migliore e si percepisce meno il dolore. Insomma, gli animali fanno bene: lo confermano gli studi, ma i primi a dircelo sono i pazienti. Infatti, nel futuro di Frida’s Friends c’è la costruzion­e di un centro dove i pazienti potranno continuare la terapia anche al di fuori delle strutture sanitarie. « Chi ci ha conosciuto in ospedali, scuole e Rsa capisce la valenza terapeutic­a di quello che facciamo, e vuole continuare » , conclude Colombo.

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I cani possono aiutare in caso di sindromi dello spettro autistico
Piccoli pazienti. I cani possono aiutare in caso di sindromi dello spettro autistico

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