Lusso, la gelata non tocca Cucinelli Ricavi su del 16,5% in tre mesi
Alla fine di marzo il fatturato è arrivato a 309,1 milioni, balzo delle Americhe (+ 19,5%) Confermate le previsioni per l’intero esercizio (+ 10%) per nell’incertezza globale
Subito dopo Lvmh, primo protagonista dell’alta gamma, due giorni fa, a pubblicare i dati del periodo gennaio- marzo 2024, è arrivato Brunello Cucinelli. Due andamenti molto diversi, che fanno sicuramente contenta l’azienda umbra, ma che rendono più complessa l’interpretazione del momento che sta attraversando il mercato del lusso globale.
Se Lvmh, numero uno al mondo nell’alta gamma, ha visto i ricavi crescere “solo” del 3% ( su base organica) alla comunque straordinaria cifra di 20,7 miliardi, Brunello Cucinelli ha chiuso il trimestre a 309,1 milioni, in crescita del 16,5% a cambi correnti e del 17,9% a cambi costanti rispetto allo stesso periodo del 2023. Le prossime trimestrali “osservate speciali” saranno quelle di Kering e Zegna, che arriveranno martedì prossimo, e quella di Moncler, attesa per il giorno successivo.
Appare chiaro che in questo scenario di incertezza globale e di cambiamenti sociali, ogni marchio, azienda o gruppo, fa storia a sé. Cucinelli ha continuato a investire nel fatto a mano in Italia e a raccontarlo e promuoverlo senza sosta, riuscendo a unire l’essenza dell’artigianalità a uno stile discreto, lontano da trend del momento, diventato riconoscibile nel mondo e che continua a piacere moltissimo negli Stati Uniti, che restano il primo mercato del lusso al mondo. Guardando alle aree geografiche e con un export arrivato all’ 88,7%, nel primo trimestre i ricavi delle Americhe sono saliti del 19,5%, quelli dell’Europa del 13,9%, quelli dell’Asia del 16%: lo spettro del rallentamento della Cina, secondo mercato del lusso dopo gli Usa, sembra non lambire il marchio Cucinelli. Da segnalare che il balzo maggiore l’ha fatto l’Italia (+ 26,8% a quasi 40 milioni), grazie al turismo, certo, ma anche alla clientela domestica. I dati trimestrali – con la consueta prudenza – fanno prevedere a Brunello Cucinelli, oggi presidente esecutivo e direttore creativo dell’azienda, « una crescita per l’intero esercizio intorno al 10% » .
Tornando ai dati trimestrali, stupiscono quelli sulla distribuzione: le vendite del canale retail ( negozi a insegna Cucinelli) sono cresciute del 15%, ma ancora meglio ha fatto il canale wholesale ( negozi multimarca e department store del lusso). Anche in questo l’azienda umbra è in controtendenza, ma il risultato è un altro frutto della coerenza della visione del fondatore: Cucinelli ha sempre sostenuto di non voler diventare un marchio con soli negozi propri, perché la presenza in multimarca offre la possibilità di confrontarsi con altri protagonisti del settore, non soltanto con sé stessi e con persone che lavorano per l’azienda.