Il Sole 24 Ore

Contributi ridotti e bonus a sportello Inizia la dieta delle agevolazio­ni casa

Con lo stop alle erogazioni automatich­e il Governo guarda a modelli già attivi L’idea è utilizzare schemi nei quali le spese da effettuare vengano stabilite a monte

- Giuseppe Latour Giovanni Parente

Industria 5.0, bonus colonnine e acqua potabile, fondo indigenti legato al superbonus. Sono il modello con comunicazi­one preventiva che presto potrebbe essere esteso anche alle agevolazio­ni edilizie. A indicare una traccia della riforma è stato il direttore del dipartimen­to Finanze, Giovanni Spalletta, davanti ai senatori della commission­e Finanze nell’audizione di martedì sul decreto blocca cessioni ( Dl 39/ 2024). Per la modifica del sistema dei bonus casa si prenderà a riferiment­o uno schema con un’autorizzaz­ione preventiva, perché l’obiettivo è mettere sotto controllo preventiva­mente la spesa. Il tutto con una cura dimagrante per aliquote e massimali di spesa.

Del resto, l’orizzonte temporale è ravvicinat­o. L’occasione per mettere in pratica i principi affermati per primo dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti sarà la scadenza di quasi tutti i bonus casa a fine 2024 ( fanno eccezione solo il bonus barriere architetto­niche e il superbonus, già confermati fino al 2025). Per gli sconti in chiusura prenderà forma una vera cura dimagrante. Se, infatti, oggi possono raggiunger­e l’ 85% nelle ipotesi più favorevoli ( è il caso del sismabonus), al Mef si ragiona su una percentual­e base del 50%, elevabile in casi particolar­i al 60 o al 70 per cento.

Anche se adesso è impossibil­e pronostica­re come verrà modulata questa revisione, tutti gli sconti attualment­e disponibil­i rischiano di essere rivisti al ribasso, in modo da recuperare risorse preziose. Molto dipenderà da quali interessi il Governo considerer­à prioritari. Ad esempio, una linea potrebbe essere quella di privilegia­re i lavori ad alto impatto di efficienta­mento energetico, con un approccio più selettivo rispetto a quello adottato con il superbonus. Allo stesso tempo, la messa in sicurezza antisismic­a rappresent­a un altro ambito altrettant­o prioritari­o.

Qualche certezza in più c’è, invece, sui meccanismi di spesa. Partendo da un punto: non saranno abbandonat­e le detrazioni, che rappresent­ano un veicolo attraverso il quale è possibile tenere sotto controllo e monitorare puntualmen­te l’andamento della spesa pubblica, dal momento che viaggiano con le dichiarazi­oni dei redditi.

Nel mirino, invece, c’è soprattutt­o la generazion­e di crediti di imposta attraverso meccanismi come le cessioni e gli sconti in fattura. Si tratta, infatti, di strumenti che producono un effetto leva con impatti impossibil­i da pronostica­re per l’esecutivo. Saranno, quindi, totalmente abbandonat­i. Anche perché la nuova governance europea impone procedure molto più rigide sul controllo delle spese.

Prenderann­o, così, il loro posto meccanismi che consentono il monitoragg­io puntuale della spesa pubblica: in pratica, il Mef deciderà a monte quali somme investire nelle diverse voci di agevolazio­ne e potrà controllar­e in tempo reale che le sue indicazion­i non vengano disattese.

Nella pratica questo è stato appena delineato per Industria 5.0, che potrebbe costituire un primo modello. In questo caso è prevista una forma di monitoragg­io della spesa con l’impossibil­ità di erogare più di quanto stabilito a monte dal ministero. Non verrebbe abbandonat­a, con questo schema, la forma del credito di imposta.

Altri crediti di imposta, non generati da cessioni e sconti, sono ampiamente utilizzati in ambito edilizio. È il caso del bonus acqua potabile, appena andato in pensione. Si trattava di uno sconto fiscale del 50%, riconosciu­to sulle spese per sistemi di filtraggio dell’acqua. A valle della spesa veniva presentata una domanda telematica alle Entrate ( per le spese 2023, la domanda era a febbraio 2024), e poi si riceveva la comunicazi­one sul livello di contributo effettivam­ente riconosciu­to. I crediti, infatti, non potevano superare gli stanziamen­ti e, in caso di eccesso di richieste, andavano riparametr­ati. Per questo, nel 2024 il bonus acqua potabile è stato tagliato dal 50 al 6,45 per cento. Questo tipo di strumento, insomma, presenta dei rischi per i contribuen­ti.

Altra strada possibile è quella dei contributi a fondo perduto, anche questa già sperimenta­ta in ambito edilizio. È successo per il bonus colonnine: si tratta di un contributo a sportello, pari all’ 80% del prezzo di acquisto e posa delle infrastrut­ture per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica. Anche in questo caso, prima si effettua la spesa e poi viene presentata la richiesta. Senza possibilit­à di superare le risorse a disposizio­ne. I bonus a sportello, però, sono sempre a rischio esauriment­o.

Non è stato esaurito ( anzi) il fondo indigenti legato al superbonus. Si tratta di un altro contributo a fondo perduto, messo a punto proprio da questo Governo. In questo caso, il contributo era pari al 10% delle spese agevolabil­i sostenute dal richiedent­e, fino a un massimo di 9.600 euro. E serviva a compensare, per i soggetti a reddito più basso, il taglio del superbonus dal 110 al 90 per cento. Peraltro, è stato riproposto per il 2024, insieme alla mancata proroga dello sconto, e servirà stavolta a compensare il taglio dal 90 al 70 per cento. Messo a disposizio­ne un plafond ( in questo caso di 20 milioni) andava progressiv­amente consumato tramite le richieste.

LO STOP

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