Da cambiare. Dibattito su Draghi è filosofia »
Apprezzamento per i lavori presentati nei giorni scorsi dai due ex premier
Nulla è deciso. Tantomeno i nomi. L’ipotesi di Mario Draghi al vertice della Ue per Giorgia Meloni è solo « filosofia » , buona « per i titoli dei giornali » e basta. « Non è così che funziona » , a decidere le maggioranze « sono i cittadini » , ribadisce la premier, che auspica di tornare a Bruxelles dopo il voto del 9 giugno trovando « un’Europa diversa » . Meloni si dice comunque « contenta » che si parli di un italiano per il vertice della Ue. Ma quello che « mi interessa » - aggiunge facendo esplicito riferimento al discorso di La Hulpe dell’ex governatore Bce e al rapporto consegnato ieri da Enrico Letta al Consiglio europeo - è che « due europeisti ci dicono che l’Ue va cambiata ed è questo il dibattito che va fatto » .
Lo scontro al Consiglio protrattosi per l’intero pomeriggio ne è la conferma. Meloni ringrazia Letta: « Lavoro interessante, ci sono molti temi che prendono spunto dall’azione del governo italiano » , sostiene con riferimento all’esigenza di « rafforzare l’industria » a partire da quella manifatturiera, all’indipendenza strategica sull’energia, alla necessità di reti di connessione con altri Paesi che « stiamo portando avanti con il Piano Mattei » e all’emergenza « natalità, la più grande sfida che l’Europa ha di fronte se vogliamo mantenere il nostro sistema di welfare » .
Ma il punto decisivo e destinato ad essere al centro della prossima legislatura europea restano le risorse. Meloni ricorda la posizione dell’Italia « favorevole al debito comune » e anche il sostegno a un mercato che agevoli e incentivi i capitali privati « a rimanere in Europa » . « Possiamo avere le strategie migliori da mettere in campo ma se vogliamo realizzarle allora c’è bisogno delle risorse, non si può dire no a tutto » , ripete.
Non poteva mancare un passaggio sulla politica estera. La premier sottolinea che nelle Conclusioni del Consiglio è stato messo nero su bianco il sostegno della Ue al Libano « su richiesta italiana » . Un impegno che la presidente del Consiglio aveva preso tre settimane fa a Beirut con il Capo dello Stato libanese Najib Mikati. Il Paese è finanziariamente in crisi e provato dall’acuirsi della guerra tra Hezbollah e Israele al confine meridionale. Ad aumentare la precarietà l’enorme flusso di profughi siriani ( oltre un milione) arrivati in Libano. E di migranti Meloni ha parlato prima dell’avvio dei lavori con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Al
centro del faccia a faccia la visita della premier mercoledì a Tunisi, l’attuazione del Memorandum sottoscritto a luglio dalla stessa presidente della Commissione. « La diminuzione del flusso di migranti verso l’Italia dimostra che il lavoro che abbiamo fatto sta portando i suoi frutti » , rivendica Meloni senza ricordare però l’impennata preoccupante di sbarchi delle ultime settimane sulle coste italiane. Un aumento determinato non solo dalle partenze dalla Tunisia ma anche dall’acuirsi della crisi in Libia su cui - aggiunge - « spero ci possano essere degli sviluppi nei prossimi giorni » . La presidente del Consiglio non lo dice ovviamente ma è assai probabile che con Von der Leyen si sia confrontata anche sul futuro governo della Ue a partire dal bis a Palazzo Berlaymont della Presidente uscente.