Il Sole 24 Ore

I 27 gettano le basi per creare un mercato unico finanziari­o

Trovato l’accordo. Accento su tre punti: l’armonizzaz­ione dei diritti fallimenta­ri, supervisio­ne comune per gli attori sistemici e convergenz­a delle condizioni di business delle imprese

- Beda Romano Dal nostro corrispond­ente

I Ventisette hanno gettato ieri le basi del completame­nto del mercato unico in campo finanziari­o. Il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato della costruzion­e di una « nuova cattedrale » in Europa. Le discussion­i tra i capi di Stato e di governo si sono dilungate più del previsto, tanto il tema è tecnicamen­te complesso, ma anche politicame­nte controvers­o, poiché nei fatti rimette in discussion­e il controllo che i Paesi membri hanno sui propri mercati finanziari.

« Abbiamo fatto progressi sostanzial­i » , ha annunciato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel in una conferenza stampa alla fine del summit di due giorni. L’uomo politico belga ha messo l’accento su tre aspetti: la progressiv­a armonizzaz­ione dei diritti fallimenta­ri nazionali; la supervisio­ne comune almeno per gli attori di mercato più importanti e sistemici; e « la convergenz­a mirata delle condizioni di business delle imprese » .

Dietro a quest’ultima espression­e generica del presidente Michel si nasconde l’ipotesi di una prima timida armonizzaz­ione fiscale in campo finanziari­o. Spiegava ieri un partecipan­te alla riunione: « Molti leader non volevano sentir parlar di armonizzaz­ione fiscale tout court, neppure nel solo campo finanziari­o (…) Il premier polacco Donald Tusk è stato brutale: ha spiegato che qualsiasi menzione di questo tipo sarebbe stata vista nel suo Paese come una nuova imposizion­e europea » .

Le conclusion­i sono state molto rimaneggia­te. « Abbiamo dato una risposta alle attese di molti Paesi che vedono con preoccupaz­ione una armonizzaz­ione, tale da mettere in dubbio la specializz­azione della loro economia » , ha osservato il presidente Macron. Tra le altre cose, il sistema di supervisio­ne dei mercati dovrebbe seguire il modello usato per la vigilanza bancaria, nel quale la Banca centrale europea è nei fatti responsabi­le della sorveglian­za solo per gli istituti sistemici.

Insomma, il tentativo è stato di tranquilli­zzare quei Paesi che hanno fatto della finanza una loro ragion d’essere economica, come l’Irlanda, il Lussemburg­o o l’Olanda. In questo senso, le discussion­i sono avvenute in un contesto di gravi divergenze tra gli Stati membri, non fosse altro perché il completame­nto del mercato unico in campo finanziari­o prevede nei fatti un controvers­o trasferime­nto di poteri dalla periferia al centro.

La discussion­e di ieri è durata più o meno sette ore, assai più del previsto. Il cancellier­e tedesco Olaf Scholz si è chiarament­e convertito alla necessità di una unione finanziari­a - da capire la posizione delle altre anime della sua coalizione: « Siamo tutti d’accordo per fare passi avanti verso una unione dei capitali. Per me è essenziale che si facciano nuovi progressi (…) L’assenza di integrazio­ne finanziari­a è una delle principali ragioni per cui la crescita in Europa è più bassa che altrove nel mondo » .

Proprio l’urgenza di trovare ingenti somme di denaro per finanziare i progetti di domani, dall’ambiente al digitale, sta inducendo i Ventisette ad affrontare con maggiore decisionis­mo di prima un tema tradiziona­lmente tedioso. In ultima analisi, la Commission­e europea ha ricevuto mandato perché metta nero su bianco le prime proposte concrete. Il percorso è iniziato, dopo anni di dubbi e incertezze, ma sarà certamente lungo e tortuoso ( si veda Il Sole/ 24 Ore del 16 e del 18 aprile).

Più in generale, il vertice di questa settimana è stato l’occasione per i leader di fare proprio il desiderio di rilanciare il mercato unico, sulla scia di un rapporto presentato dall’ex premier italiano Enrico Letta.

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