Il Sole 24 Ore

Pro vita, Salvini si dissocia Fine vita, governo all’attacco

Scontro maggioranz­a- opposizion­e sull’emendament­o su aborto e consultori, ma la Lega si astiene. L’esecutivo ricorre al Tar contro l’Emilia- Romagna sul suicidio assistito

- — R. R.

A ormai poche settimane dalle elezioni europee dell’ 8 e 9 giugno i temi etici, dall’interruzio­ne di gravidanza al fine vita, prorompono sulla scena politica e tornano e dividere gli schieramen­ti. Con l’aborto che finisce per incrinare anche la compattezz­a della maggioranz­a.

Alla Camera infatti, poco prima dell’approvazio­ne del decreto Pnrr, viene esaminato un ordine del giorno del Pd che punta a tutelare il diritto all’interruzio­ne di gravidanza nei consultori: la maggioranz­a lo respinge ma 18 deputati si astengono. Tra questi ci sono ben 15 leghisti, compreso il capogruppo Riccardo Molinari ( « sui temi etici abbiamo lasciato libertà di coscienza » ), e un eletto azzurro, Paolo Emilio Russo. Così l’istantanea del voto fa emergere come i dubbi sull’emendament­o di Fratelli d’Italia al decreto Pnrr, che coinvolge nei consultori le realtà che sostengono la maternità ( i “pro- life”, denunciano le opposizion­i) si siano insinuati nella coalizione di governo. La premier Giorgia Meloni, intanto, parla di fake news e accusa: « Chi vuole cambiare la 194 è la sinistra, non noi. Noi vogliamo solo garantire scelte libere » . La posizione dei “dissidenti” è invece spiegata dalla leghista Laura Ravetto: « Io ritengo che l’ultima parola spetti sempre alla donna e che la 194 non si debba toccare. Si può discutere di migliorare la comunicazi­one nei consultori, ma mai di limitare il diritto all’aborto » .

Ma più monta la polemica, con il Pd e il M5s sulle barricate che parlano di « tortura » contro le donne, più Fratelli d’Italia rivendica la scelta compiuta. Che, solo due giorni fa, ha portato ad un litigio internazio­nale, con il botta e risposta a distanza tra Meloni e la ministra per l’Uguaglianz­a spagnola Ana Redondo. Da segnalare la posizione di distaccato equilibrio espressa ne giorni scorsi dal vicepremie­r e leader di Forza Italia Antonio

Tajani, che nel governo è anche responsabi­le Esteri: « C’è una legge in Italia, la 194, che non può certamente essere cambiata e non c’è nessuna intenzione di farlo » .

Sul fronte del fine vita la polemica nasce invece dalla decisione del governo di ricorrere al Tar contro le regole operative varate a febbraio dall’Emilia Romagna per sopperire al vuoto normativo: si tratta di linee guida per le aziende sanitarie locali, con iter e tempi per le eventuali richieste di suicidio medicalmen­te assistito. Su tutte le furie sia il governator­e dell’Emilia Romagna nonché presidente del Pd Stefano Bonaccini ( « si è passato il limite: non solo si negano i diritti delle persone riconosciu­ti dalla Corte costituzio­nale ma si fa battaglia politica sulla pelle di pazienti che si trovano in condizioni drammatich­e, si vuole fare campagna elettorale sulla pelle delle persone » ) sia la segretaria dem Elly Schlein. « È un ricorso ideologico - dice Schlein dalla Basilicata, dove si vota per le regionali domenica e lunedì -. Bene l’Emilia- Romagna, che attua la sentenza della Corte Costituzio­nale sul diritto importante a un fine vita dignitoso. Facciamo una legge in Parlamento » .

Va ricordato che a fine marzo il governo ha bloccato l’avvio dell’iter parlamenta­re della legge sul suicidio assistito, inutilment­e sollecitat­a dalla Corte costituzio­nale sin dall’ottobre 2018, richiesta che era stata rinnovata pochi giorni prima dal presidente della Corte Augusto Barbera. In Senato l’assenza del governo in commission­e ha impedito il semplice incardinam­ento del Ddl a prima firma di Alfredo Bazoli ( Pd). Ad aumentare e complicare lo scontro un altro Ddl sul fine vita depositato da Fi che prevede criteri più restrittiv­i di quelli introdotti dalla Corte nel 2019 e che interviene anche sulla legge sul testamento biologico del 2017.

 ?? LA PRESSE ?? L’astensione. Quindici deputati della Lega di Matteo Salvini ( in foto) non votano l’ordine del giorno del Pd a mitigazion­e dell’emendament­o al Pnrr sulle associazio­ni pro vita nei consultori
LA PRESSE L’astensione. Quindici deputati della Lega di Matteo Salvini ( in foto) non votano l’ordine del giorno del Pd a mitigazion­e dell’emendament­o al Pnrr sulle associazio­ni pro vita nei consultori

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