Della moda di Carpi verso la circolarità
Indagine di Art- ER
Irisultati non sono ancora ottimali ma la marcia verso l’economia circolare è iniziata. Il distretto della moda di Carpi – quasi 600 aziende, costituite per l’ 86% da micro e piccole imprese – vanta già un tasso di circolarità pari al 47%. Il dato emerge da una indagine realizzata da Art- ER, il consorzio emiliano- romagnolo per la crescita sostenibile, l’innovazione e la conoscenza. Indagine che mette in rilievo punti di forza e di debolezza. A causa delle piccole dimensioni non sempre le aziende riescono a controllare la filiera dei fornitori. E questo spiega perché è proprio nell’approvvigionamento della materia prima che si rileva la performance più bassa: 38%. Al contrario, il distretto corre nella gestione dei rifiuti, con il 62%, grazie a una programmazione circolare del recupero dell’invenduto e degli scarti e si distingue nella fase del design, con un tasso che sfiora il 50%. Le aziende infatti massimizzano la durabilità e riparabilità del prodotto,
‘ La pressione della normativa europea e della domanda green spinge le imprese
in linea con il posizionamento su una fascia di mercato medio- alta, puntando anche sugli imballaggi circolari. « Le imprese che forniscono i grandi marchi devono rispettare rigidi protocolli, le altre hanno imboccato il percorso sotto la pressione della normativa europea e della domanda green » dice Marco Ottolenghi, responsabile Ambiente e coordinatore dell’Osservatorio green economy di Art- ER. Il processo è ormai inarrestabile. E non mancano i casi in cui anche le piccole aziende riescono ad avere potere di controllo sulla filiera. Così, per esempio, avviene in Staff Jersey ( 25 dipendenti e un fatturato di circa 3,5 milioni di euro), che oltre a produrre abbigliamento fornisce tessuti a maglia. « Abbiamo un alto standard sulla fornitura dei filati grazie alle certificazioni di prodotto Grs e Gots, su riciclo e biologico – spiega Federico Poletti, uno dei tre soci fondatori di Staff Jersey -. I nostri fornitori oltre ad aderire a un codice etico ci devono garantire la certificazione dell’origine della materia prima. Cerchiamo di proporre prodotti realizzati con una sola materia primaria, in modo che ci sia un’unica destinazione finale. Mentre la gestione dei rifiuti passa attraverso una separazione che permette una seconda possibilità di vita » . L’indagine ha coinvolto un campione di dieci aziende diverse per dimensioni, struttura e tipologia di lavorazione. Campione che riflette le caratteristiche dello storico distretto, con alcuni grandi brand ( come Liu Jo, Blumarine, Twinset) intorno ai quali ruota una galassia di imprese di tessitura, taglio e confezione, ricami e applicazioni. Un polo con un fatturato totale che sfiora gli 1,4 miliardi, che per l’innovazione si avvale di Carpi Fashion System, il progetto di valorizzazione e promozione a cui aderiscono, oltre alle associazioni datoriali, il Comune e la Fondazione CR di Carpi. Buona anche la performance per quanto riguarda la produzione, con il 50%.