Setchu a Venezia incontra la sartoria artigianale londinese di Davies & Son
Satoshi Kuwata, in arte Setchu, vincitore del premio Lvmh nel 2023, fa le cose a modo suo, e non solo perché, giapponese con formazione londinese, ha scelto di operare a Milano. Mentre il capoluogo lombardo celebra il legame, sempre più stretto e meno morganatico, tra moda e design, Kuwata presenta il suo progetto speciale, attorno al quale fioriscono anche alcuni oggetti di design, a Venezia, nei giorni topici dell’apertura della Biennale, di certo più interessato al pubblico dell’arte che alle masse di creativi e pseudo tali del Fuorisalone.
La scelta è ponderata e significativa, nonché coerente con un modo affatto personale di intendere il progetto dell’abito, nel quale il dialogo tra Oriente e Occidente, e le rispettive culture e mestieri, è centrale, e definisce una estetica pura, malleabile, insieme tagliente e gentile. Il progetto veneziano di Setchu, ospitato nello splendore scabro di Palazzo Venier, si intitola semplicemente Setchu e Davies & Son, e consiste nella inedita collaborazione tra Kuwata e la più antica sartoria in attività in quel bastione del su misura che è Savile Row, a Londra: Davies & Son, appunto. Si concretizza in un suit nero, una giacca lunga con pantaloni abbinati, neri anch’essi, e un cappotto bianco, completati dalle scarpe senza cuciture, realizzate in un sol pezzo di pelle, di George Cleverley. Quel che rende speciali questi capi è la tecnica.
Nella cultura giapponese l’abito è piatto, e prende forma una volta indossato. La sartoria occidentale, di cui Savile Row è pinnacolo, disegna invece il corpo attraverso l’abito, scolpito da pince e tagli. Perché la giacca Setchu, caratterizzata da pieghe stirate che consentono di appiattirla e riporla in una scatola, proprio come un kimono, potesse essere tradotta in giacca Savile Row è stata necessaria molta finezza sartoriale, e una manualità speciale, piena di sapienza. Di virtuosismo vero e proprio si parla, tanto più apprezzabile quanto meno ostentato, così distante dalla gratificazioni veloci e plateali dell’oggi. Invero, solo i fortunati acquirenti di queste creazioni su misura - che a Venezia è stato possibile ordinare dopo le classiche misurazioni - godranno del dettaglio. A contorno di cotanta maestria, una serie di oggetti speciali definiscono il contesto dell’artigianato giapponese, così importante per Setchu e i suoi dialoghi: un’enorme lanterna di carta nera, uno sgabello di ceramica bianca, stuoie tatami nere fatte a mano, candele, incensi.