Nella lotta all’evasione in 14 anni solo 125mila segnalazioni dagli enti locali
I risultati raggiunti
Neanche dieci anni di premio extra rispetto a quello originariamente fissato hanno spostato più di tanto gli equilibri. La storia delle segnalazioni qualificate da parte dei Comuni all’agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza come fonte di innesco per scovare evasione totale e parziale è stata finora il racconto di un’esperienza che non è mai decollata fino in fondo.
Anche la ricostruzione che ne hanno fatto sia la relazione della commissione Mef sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva sia la Corte dei conti fornisce l’immagine di un tentativo mancato di rendere più capillare il contrasto al sommerso, aiutando attraverso il controllo del territorio le donne e gli uomini dell’amministrazione finanziaria nel recupero dell’evasione. Da inizio 2009 a fine 2022, sono state poco meno di 125mila le segnalazioni qualificate inviate telematicamente dai Comuni alle Entrate e alle Fiamme gialle attraverso il portale Siatel.
jCinque gli ambiti di cooperazione predefiniti: commercio e professioni; urbanistica e territorio; proprietà edilizie e patrimonio immobiliare; residenze fittizie all’estero; disponibilità dei beni indicativi di capoacità contributiva. Ebbene, in 14 anni le segnalazioni hanno portato a una maggiore imposta accertata di circa 411 milioni e a maggiori somme riscosse di circa 149 milioni. Come anticipato, c’è stato un regime speciale che ( attraverso vari interventi di proroga) ha fissato dal 2012 al 2021 nel 100% la quota destinata ai Comuni dei recuperi originati dalle loro segnalazioni. Ma nonostante questo raddoppio rispetto alla percentuale ordinaria la collaborazione non è mai decollata.
O meglio, non è decollata su tutto il territorio nazionale. Ci sono, infatti, aree come la Basilicata da cui è arrivata appena una segnalazione e, all’estremo opposto, regioni come la Lombardia ( 23.133) ed Emilia Romagna ( 38.571), in cui i comuni hanno invece sviluppato buone pratiche per l’invio di input di sospetta evasione.
Come ha rilevato la Corte dei conti, nell’ultima relazione sul rendiconto generale dello Stato, « la misura ha prodotto nel corso del tempo risultati modesti, con un numero ristretto di Comuni ( peraltro, concentrati in poche regioni italiane) che ha conseguito risultati significativi dimostrando l’esistenza di capacità e pratiche in singoli enti, anche di contenute dimensioni, che andrebbero meglio valorizzate e condivise » .
Da qui la proposta avanzata dai giudici contabili di ricercare nuove possibili forme di cooperazione tra l’amministrazione centrale e gli enti territoriali, non finalizzate direttamente all azione di accertamento, ma indirizzate a favorire l’adempimento spontaneo dei contribuenti. Un invito a unire le forze, ma soprattutto il patrimonio informativo. In chiave di compliance potrebbe, infatti, essere impiegata in modo integrato « la vasta mole di informazioni e notizie in possesso dei Comuni a seguito dello svolgimento della loro attività istituzionale e l ingente patrimonio informativo disponibile presso l’Anagrafe tributaria » .
‘ Riscossi 149 milioni con profonde differenze a livello territoriale La Corte dei conti: puntare sulla compliance