Giorgetti: tagli al deficit 2025- 26 e freni al debito da Superbonus
Il ministro in audizione: « Ricalcoli senza impatto sul Def, ma puntiamo a migliorare gli andamenti di cassa » con i crediti in 10 anni e a « riallineare » il disavanzo agli obiettivi NaDef
Il quadro programmatico della finanza pubblica italiana arriverà « entro l’estate » con il Piano fiscale previsto dalle nuove regole Ue, « che il Parlamento avrà modo di esaminare e approvare prima dell’invio alle autorità europee » entro il 20 settembre.
Ma nell’audizione di ieri sera sul Def solo tendenziale il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti inizia a fornire alle commissioni Bilancio di Camera e Senato gli ingredienti delle prossime decisioni del Governo. Che, spiega il titolare dei conti italiani, oltre a « effettuare un attento monitoraggio degli andamenti di finanza pubblica » , utilizzando gli strumenti messi in campo dall’ultimo decreto anti Superbonus, « è intenzionato ad adottare misure normative tali da consentire un riallineamento ai valori programmatici ancora vigenti » e a « migliorare anche gli andamenti di cassa, rimodulando il profilo del rapporto debito/ Pil e riducendolo già nel breve periodo » .
Tradotte in termini operativi, la prima mossa guarda al deficit e la seconda al debito. Proprio quest’ultima è la più urgente, perché inciderebbe già sui saldi di quest’anno. Sul tavolo c’è l’allungamento da quattro a dieci anni dei tempi di utilizzo dei crediti d’imposta da Superbonus: misura già caldeggiata dal ministro dell’Economia ( Sole 24 Ore del 13 aprile) che lascia ovviamente al Parlamento l’ultima parola. Perché è vero che l’ennesimo ricalcolo Istat, pur alzando di 4,65 miliardi il deficit 2023, non incide in modo sensibile sui profili « già scontati » nel Def; ma è altrettanto chiaro che « le minori entrate dovute al flusso di crediti di imposta utilizzati in compensazione incideranno significativamente sulla dinamica del debito pubblico fino al 2026 » . Estenderne l’utilizzo a dieci anni, come anticipato da questo giornale, può ridurre fino a 12,7 miliardi l’anno ( tra lo 0,5 e lo 0,6% del Pil) il peso sul debito nel 2024- 26, cancellando l’aumento di peso sul prodotto previsto nel 2024 sul 2023, e scaricando poco meno di quattro decimali di Pil sugli anni dal 2027, quando però la linea del debito è prevista in discesa. Sul deficit, invece, il « riallineamento » alla NaDef imporrebbe una correzione da circa due mi
Al via il consolidamento della finanza pubblica dopo incentivi « troppo generosi, distorsivi e regressivi »
liardi all’anno per il 2025 e 2026: aggiustamento non enorme, ma da ag
giungere ai 20 miliardi necessari per replicare il taglio al cuneo e le altre misure a tempo. Nell’ottica del Governo si tratta però solo di un primo passo della « sfida complessa » per il « consolidamento della finanza pubblica » , che deve lasciarsi alle spalle la stagione di « incentivi fiscali eccessivamente generosi, distorsivi e regressivi » ; stagione nata da « responsabilità diffuse » , « non solo della Rgs » , che hanno partorito una « misura storta » il cui « lascito pesante » aggrava gli sforzi indispensabili per rispettare il Patto Ue riformato.
Sul punto, i numeri sono ancora da costruire. Ma Giorgetti rimarca lo scarsissimo entusiasmo con cui il Governo italiano ha aderito al « compromesso rappresentato dalle nuove regole » che dovrebbero andare oggi alla plenaria del Parlamento europeo: « Non mi aspetto che le forze politiche italiane diano un voto favorevole » . A mancare fra gli altri aspetti è un trattamento di maggior favore per investimenti strategici come quelli nella difesa che, rimarca Giorgetti, « hanno trovato recentemente importanti posizioni a favore: non vorrei - conclude - che fra qualche mese o qualche anno si rimpianga di non aver ascoltato posizione governo italiano su queste vicende » .