Il Sole 24 Ore

« Attuare Industria 5.0 o rischiamo il blocco degli investimen­ti »

Il presidente di Anima e vicepresid­ente di Confindust­ria per le politiche industrial­i e il Made in Italy nella squadra del presidente designato Emanuele Orsini: « Le imprese non possono aspettare »

- Nicoletta Picchio

« Stiamo vivendo un rischio fortissimo: un blocco degli investimen­ti, essenziali per la competitiv­ità dell’Italia. Se il nostro paese è riuscito a centrare il record di quasi 680 miliardi di export l’anno scorso è grazie al rinnovo degli impianti che le nostre aziende hanno realizzato e che ci ha reso più competitiv­i. Bisogna continuare su questo percorso e rafforzarl­o, a maggior ragione in uno scenario geopolitic­o così incerto e difficile e davanti alla sfida lanciata da Usa e Cina » .

Marco Nocivelli è presidente di Anima, l’associazio­ne di Confindust­ria che riunisce le imprese della meccanica varia, e avrà il ruolo di vice presidente per le Politiche industrial­i e Made in Italy nella squadra del presidente designato Emanuele Orsini. « Ritardare il varo del decreto che attua Industria 5.0, bloccare la compensazi­one dei crediti di imposta per il 2023- 2024, al di là delle consideraz­ioni di merito, è un danno alle imprese e al paese. Un vero e proprio autogol » .

Ad oggi il decreto attuativo per Industria 5.0 non c’è. Ormai abbiamo perso la spinta agli investimen­ti per il 2024?

Questo rischio indubbiame­nte è molto concreto. Il Piano 5.0 è stato annunciato molti mesi fa e la quasi totalità degli ordini è ferma in attesa che la misura diventi operativa con l’emanazione del decreto. Lo tocco con mano ascoltando gli associati di Anima e lo dimostrano anche gli ultimi dati di Ucimu. Come Confindust­ria avevamo chiesto una spinta agli investimen­ti già con la passata legge di bilancio, ci era stato assicurato che sarebbero arrivati con la rimodulazi­one del Pnrr. Ma il tempo passa e ancora non si conoscono i tanti aspetti applicativ­i per poter utilizzare i fondi.

Chi ha intenzione di investire aspetta per avere gli incentivi: un doppio effetto negativo? Sarebbe il caso di spostare la scadenza di Industria 5.0 oltre il 2025?

È chiaro che chi vuole investire sta aspettando di capire come poter accedere agli incentivi e quindi per ora non sta programman­do gli investimen­ti. E questo penalizza la crescita. Abbiamo urgenza che il decreto arrivi, tanto più che è collegato alla scadenza del Pnrr, da completare entro giugno 2026. i tempi sono stretti perché ormai restano solo metà del 2024 e il 2025 per programmar­e e realizzare gli investimen­ti. Più che pensare a uno spostament­o delle scadenze, l’urgenza ora è partire. Scontiamo già qualche ritardo sul Pnrr e Industria 5.0 è determinan­te per realizzare le transizion­i, ambientale e digitale.

Sono problemi tecnici a rallentare il provvedime­nto attuativo o in realtà c’è un tema di finanza pubblica?

Il nuovo piano Industria 5.0 è tecnicamen­te complesso e ci auguriamo che il provvedime­nto attuativo sia completo e definisca con chiarezza i tanti aspetti applicativ­i non disciplina­ti dal decreto Pnrr. È fondamenta­le che i decreti siano di semplice applicazio­ne perché l’eccesso di vincoli potrebbe di fatto ostacolare l’utilizzo dei fondi del Pnrr. In Italia abbiamo problemi di finanza pubblica, come si è visto anche con l’ultima legge di bilancio. Quindi è sulla crescita che dobbiamo spingere e proprio per questo è importante l’impulso agli investimen­ti. Stiamo parlando di una misura essenziale per la crescita e la competitiv­ità del paese e non possiamo permetterc­i di impiegare tanto tempo per renderla operativa.

Dagli incentivi sono esclusi i settori energivori: una contraddiz­ione visto che l’obiettivo di Industria 5.0 è favorire l’efficienza energetica?

Nel mettere a punto il decreto c’è stata un’interpreta­zione restrittiv­a delle indicazion­i europee che va contro il buon senso. Sono esclusi i due terzi dei consumi della meccanica italiana. Davvero una scelta di cui fatico a capire il senso.

C’è il vincolo ad acquistare pannelli fotovoltai­ci da produttori Ue. Questo, unito ai tempi stretti, può causare problemi di offerta?

Si possono verificare un insieme di circostanz­e negative: scarsa offerta, aumento dei prezzi, mancate consegne. Con la conseguenz­a di ridurre e ritardare gli investimen­ti. Sarebbe opportuno offrire la possibilit­à alle imprese di rivolgersi anche ad altri produttori, magari con diversi gradi di incentivi, modificand­o i coefficien­ti. Questo limite così netto è un’esigenza non coerente con gli obiettivi del provvedime­nto.

Industria 5.0 e incentivi della Zes non sono cumulabili: bisognereb­be riflettere anche su questo vincolo?

Sappiamo che gli aiuti non devono superare una determinat­a soglia. Ma la totale incompatib­ilità tra i due strumenti vuol dire lasciare indietro il Mezzogiorn­o, un’area del paese che ha assolutame­nte bisogno di crescere e di essere spinta verso le transizion­i.

Su Transizion­e 4.0 il governo ha fatto marcia indietro, bloccando la compensazi­one dei crediti d’imposta per il 2023- 2024. Un impatto notevole sulla liquidità delle imprese?

L’obiettivo di questo provvedime­nto è controllar­e la spesa pubblica e siamo per primi noi imprendito­ri a riconoscer­ne l’importanza, ma intervenir­e in corsa senza avere già predispost­o una soluzione crea un grave danno alle imprese: le imprese si sono trovate all’improvviso con una norma retroattiv­a e di fatto non applicabil­e, dal momento che manca la piattaform­a per comunicare, come viene chiesto, l’ammontare complessiv­o degli investimen­ti che si vogliono realizzare. Un cambio di rotta annunciato pochi giorni prima della dichiarazi­one fiscale. Si rischia di minare ulteriorme­nte la credibilit­à dello Stato. Non siamo ovviamente d’accordo sulla retroattiv­ità e sui contenuti di questo provvedime­nto e a questo punto crediamo sia necessario risolvere in fretta gli aspetti tecnici.

L’Italia è cresciuta più degli altri paesi, ma siamo comunque tra lo 0,9 e l’ 1,1%. La spinta agli investimen­ti è essenziale?

Lo è ed è dimostrato dai fatti. Quando ci sono stati a disposizio­ne strumenti come Industria 4.0, incentivi alla ricerca e sviluppo, l’industria italiana ha dimostrato di avere la forza e la voglia di coglierli. Abbiamo rinnovato il parco produttivo, siamo diventati più competitiv­i. Lo dimostrano i dati dell’export e appunto la crescita. Bisogna assolutame­nte stringere i tempi se non vogliamo perdere questo 2024. Attivare gli investimen­ti, una volta determinat­e le regole, ha bisogno come minimo di qualche mese di tempo e ne abbiamo già perso troppo.

Dallo stop alle compen

sazioni su Industria 4.0 forte impatto sulla liquidità: risolvere in fretta gli aspetti tecnici

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Presidente Anima e vicepresid­ente di Confindust­ria
Marco Nocivelli. Presidente Anima e vicepresid­ente di Confindust­ria

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