Ecuador, Noboa si rafforza con i referendum: stretta sulla sicurezza
Approvati i nove quesiti che prevedono una forte militarizzazione del Paese
È la logica del pugno di ferro e in Ecuador si è rafforzata. Nel referendum di domenica ha vinto lui, il presidente Daniel Noboa, che ha incassato il “sì”, in 9 degli 11 quesiti posti agli elettori: quelli relativi alla sicurezza che prevedono una forte militarizzazione della società. L’Esercito nelle strade, quindi. Sarà comunque necessario un passaggio parlamentare.
Era uno dei Paesi più sicuri dell’America Latina. In pochi anni si è trasformato in un luogo di violenza, omicidi e diritti negati. L’Ecuador, all’indomani del referendum voluto dal Noboa, mantiene un clima da Stato di Emergenza che è stato confermato per i prossimi 60 giorni. Referendum
Bocciati gli altri due: la maggiore flessibilità del lavoro e la totale libertà giuridica a favore delle grandi imprese
centrato sui temi della sicurezza, della militarizzazione oltre che della flessibilità del mercato del lavoro e dei rapporti giuridici con le grandi imprese.
La maggioranza degli ecuadoriani, secondo i primi dati, ha quindi accolto l’introduzione di misure eccezionali, in ambito sicurezza, mentre ha rigettato, votando “no”, gli altri due quesiti, di carattere economico- giuridico. Il primo è quello che avrebbe varato una ulteriore flessibilità del mercato del lavoro, il secondo avrebbe determinato una perdita di sovranità giuridica. Quest’ultimo è stato definito l’ “Arbitrato”. Il “no”, nei due quesiti si è imposto, rispettivamente, con il 64,88% e il 68,83%.
Noboa ha rilasciato dichiarazioni in cui si parla di « trionfo » , ma anche l’opposizione, guidata dalla candidata presidenziale Luisa Gonzalez ha espresso soddisfazione per i due quesiti bocciati. « Se avesse vinto il “sì”, la società si sarebbe gravemente impoverita, con il contratto di lavoro orario » . Una misura definita schiavistica a danno di un pueblo già stremato dalla lunga crisi. Il quesito dell’arbitrato, è stato bocciato in modo ancora più netto. Si trattava di un escamotage per favorire alcune imprese, che avrebbero potuto dirimere delle dispute senza ricorrere ai tribunali ma con l’intervento di “altri soggetti” individuati dalle parti coinvolte. L’obiettivo sarebbe stato quello di costituire uno strumento per risolvere le controversie finanziarie internazionali. È una proposta che, secondo Noboa, avrebbe dovuto rendere l’Ecuador più attraente per gli investitori stranieri. Un’idea politica osteggiata dalla società civile: scalfirebbe infatti la sovranità del Paese rendendo più difficile difendersi dalle potenziali cause legali delle società più grandi.
L’Ecuador è stretto in una tripla morsa. La prima è quella del narcotraffico, diventando uno dei Paesi centrali nel traffico regionale e internazionale. Confina infatti con Colombia e Perù, i primi due produttori di cocaina al mondo. La seconda è la violenza che registra tassi di omicidio inquietanti : nel 2023 ci sono stati 8mila omicidi, quasi il doppio rispetto al 2022, con un tasso di 40 ogni 100mila abitanti. Violenza registrata soprattutto in ambito politico; l’omicidio più eclatante riguarda quello di Fernando Villavicencio, ex giornalista candidato presidenziale alle ultime elezioni con un programma anticorruzione.
La terza è quella della crisi energetica”. Da varie settimane, l’Ecuador patisce estesi blackout in diverse zone poiché il livello del bacino di Mazar, il secondo più grande del Paese, non consente il funzionamento di un complesso di tre centrali idroelettriche. A ciò si aggiunge il taglio della fornitura di energia elettrica dalla Colombia, che pure sta affrontando una grave siccità.
L’attuale presidente Noboa, imprenditore 36enne, di estrema destra, è figlio di Alvaro Noboa, che nel 1998 si candidò alla presidenza e perse. Dall’insediamento di Daniel la situazione ecuadoriana è ulteriormente peggiorata, soprattutto tra dicembre e gennaio: ci sono state diverse rivolte nelle carceri e grandi violenze in molte città, culminate nell’assalto armato agli studi della televisione pubblica trasmesso in diretta e oggetto di grandi attenzioni e preoccupazioni in tutto il mondo. Noboa aveva allora dichiarato lo stato di emergenza, indicando 22 bande di narcotrafficanti come gruppi terroristi, e mobilitando l’Esercito. L’uscita dal tunnel non pare vicina.