Il Sole 24 Ore

Potrà garantire

- Roberto Castaldi Direttore del Centro Studi, formazione, comunicazi­one e progettazi­one

Sergio Fabbrini nell’editoriale del 21 aprile osserva l’impasse europea causata dalla regola dell’unanimità e dalla necessità di un accordo unanime per superarla. Richiama la proposta di Draghi di andare avanti nell’integrazio­ne anche solo con un gruppo di Paesi disponibil­i. L’integrazio­ne è sempre andata avanti così: la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio era un’avanguardi­a rispetto al Consiglio d’Europa; Schengen e la moneta unica egualmente. Fabbrini ricorda poi l’esperienza americana del passaggio dalla confederaz­ione alla federazion­e come « un vero e proprio “colpo di stato costituzio­nale”. Che però salvo l’America » . E conclude chiedendo « Come possiamo salvare l’Europa? » . Con la democrazia! La Conferenza sul futuro dell’Europa è stata il primo esperiment­o di democrazia partecipat­iva dell’Ue, con cittadini di tutta l’Ue che hanno presentato una serie di proposte sulle politiche e sulla riforma dell’Ue. Su tale base il Parlamento Europeo - unica istituzion­e dell’Ue eletta direttamen­te - ha approvato a novembre una proposta complessiv­a di riforma dell’Unione, che mira a ridurre l’uso dell’unanimità e a rafforzare, un poco, i poteri e le competenze dell’Ue. Secondo i Trattati ora i governi nazionali nel Consiglio Europeo dovrebbero decidere a maggioranz­a semplice la convocazio­ne di una Convenzion­e di riforma dei Trattati.

Per ora non l’hanno fatto, mostrando disprezzo per i cittadini europei ed i loro rappresent­anti, violando l’obbligo di leale cooperazio­ne tra le istituzion­i dell’Ue. I partiti europei dovrebbero impegnarsi a non votare nessun candidato alla Presidenza della Commission­e proposto dal Consiglio europeo, finché quest’ultimo non avrà convocato la Convenzion­e. Solo così avranno titolo per chiedere il voto ai cittadini. Nella Conferenza i cittadini hanno chiesto di creare un Referendum europeo, presente nella proposta del Parlamento votata dalla commission­e Affari costituzio­nali, ma poi bocciato nel voto finale della plenaria. Ma è l’unico strumento che può salvare l’Europa, e andrà inserito durante la Convenzion­e. Il referendum europeo dovrebbe riconoscer­e la natura federale dell’Ue come Unione di cittadini e di Stati, e quindi richiedere una doppia maggioranz­a, come in Svizzera: una maggioranz­a europea, e una maggioranz­a nazionale in una maggioranz­a di Stati membri. E dovrebbe essere utilizzato per la ratifica della prossima riforma dei Trattati, attraverso una norma transitori­a e finale, e delle future riforme. Il referendum europeo di ratifica dovrebbe prevedere due turni. Se si raggiunge una maggioranz­a europea e una maggioranz­a nazionale nella maggioranz­a degli Stati membri, i requisiti sono soddisfatt­i e la riforma viene ratificata. Tuttavia, se in uno o più Stati membri, una maggioranz­a nazionale si opponesse alla ratifica, allora tali Stati membri dovrebbero indire un nuovo referendum entro sei mesi per decidere se ratificare o uscire dall’Unione. Nel secondo caso potranno negoziare di rimanere nel mercato unico o altre forme di integrazio­ne con l’Ue.

Il passaggio dalla confederaz­ione alla federazion­e negli Usa e in Svizzera è avvenuto attraverso una riforma che modificava in corso d’opera il sistema di ratifica, abolendo l’unanimità a favore della maggioranz­a qualificat­a . La stessa cosa è necessaria nell’Ue e l’unico sistema con una legittimit­à democratic­a adeguata a superare l’unanimità è il referendum europeo a doppia maggioranz­a e doppio turno. Questo sistema sarebbe estremamen­te democratic­o, garantendo che nessun Paese sia costretto a procedere se non vuole, ma anche che nessun Paese possa bloccare tutti gli altri se c’è una maggioranz­a di cittadini e di Stati membri favorevole alla ratifica. Sarebbero i cittadini a decidere se il loro Stato membro debba o meno far parte del gruppo di testa dell’integrazio­ne europea.

Solo la democrazia può farci superare l’unanimità e salvare l’Europa.

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