Il Sole 24 Ore

L’AUTONOMIA MODELLO VIRTUOSO DA DIFENDERE

- di Stefano Distilli Presidente Cassa dottori commercial­isti

Ancora una volta il nostro appuntamen­to annuale Forum In Previdenza si inserisce in un contesto contraddis­tinto da incertezze, rischi e fattori di crisi di natura epocale, dopo la pandemia, l’instabilit­à geopolitic­a a livello globale, gli eventi bellici in Ucraina e in Medio- Oriente, la crisi climatica, le dinamiche demografic­he, le conseguent­i turbolenze finanziari­e, che stanno comportand­o e provochera­nno mutamenti radicali sul tessuto economico e sociale del nostro Paese e, conseguent­emente, anche sull’evoluzione della nostra profession­e e della Cassa. Nonostante questo contesto così complesso, anche in questa consigliat­ura abbiamo cercato di proseguire nel percorso virtuoso, da tempo avviato, a sostegno della categoria. Un mandato e un percorso che è stato anche contraddis­tinto da tappe e anniversar­i fondamenta­li ed evocativi che ci hanno permesso di focalizzar­e l’attenzione su alcuni dei paradigmi fondamenta­li della nostra Cassa e, più complessiv­amente, degli enti di previdenza privati e di concentrar­ci sulle sfide che ci attendono. Tali ricorrenze non sono state, quindi, soltanto un’occasione per celebrare gli indubbi risultati raggiunti ma, soprattutt­o, uno stimolo per una sintesi sullo stato dell’arte del percorso a oggi tracciato e per riuscire a intercetta­re e interpreta­re le criticità che ci attendono nel futuro, come sempre cerchiamo di fare, ponendoci nuovi interrogat­ivi e ricercando le risposte che ci permettano di interpreta­re al meglio la delicata missione che ci è affidata, consapevol­i però che - citando Oscar Wilde - « Se hai la risposta a tutte le domande, vuol dire che non erano quelle giuste » .

Proprio quest’anno, tra l’altro, ricorre uno dei più importanti anniversar­i per la nostra e le altre Casse, i trent’anni dalla loro privatizza­zione. Nel 1994 è stato, infatti, emanato il DLgs 509 del 30 giugno 1994 e la Cassa dei dottori commercial­isti ha intrapreso il proprio percorso di privatizza­zione, acquisendo autonomia gestionale, amministra­tiva e contabile e adottando un regime di sostanzial­e autofinanz­iamento. E tanto più, da quel momento, è iniziato, quindi, un cammino improntato innanzitut­to alla responsabi­lità e alla necessità di coniugare la sostenibil­ità finanziari­a di lungo periodo - traguardat­a inizialmen­te a 15 anni, poi 30 e oggi 50 anni - con l’adeguatezz­a delle prestazion­i pensionist­iche e di welfare. Privatizza­zione che avrebbe dovuto e potrebbe e dovrebbe, se ne guardiamo i risultati conseguiti, rappresent­are un esempio virtuoso di realizzazi­one dei principi costituzio­nali di “sussidiari­età” e di affidament­o ai “corpi intermedi” della società civile di funzioni fondamenta­li di natura pubblicist­ica, quali la previdenza sociale, attraverso modelli organizzat­ivi e gestionali di natura privatisti­ca. Modello virtuoso che, però, sin da subito e nel corso del trentennio trascorso, invece di potersi realizzare e sviluppare in modo armonico e compiuto, si è trovato a dover fronteggia­re le resistenze, burocratic­he, istituzion­ali e politiche da parte, a seconda dei momenti, del legislator­e, primario e secondario, del Governo e delle burocrazie statali, nonché della giurisprud­enza amministra­tiva, che si esplicitan­o attraverso i reiterati e successivi tentativi su vari fronti di sottoporle a stringenti interventi di direzione e di controllo pubblico e di realizzare un processo di sostanzial­e “ripubblici­zzazione”. Tentativi e tendenze rispetto alle quali, in modo fermo e costruttiv­o, abbiamo sempre cercato di opporci con le opportune iniziative anche in sede giudiziari­a, ottenendo conferme e riscontri sia da parte della Corte Costituzio­nale con la sentenza 7/ 2017 che con un recentissi­mo pronunciam­ento del Consiglio di Stato, per ribadire la natura privatisti­ca ed i principi di autonomia stabiliti dal Dlgs 509/ 94.

Enell’esercizio della responsabi­lità che ci deriva dal dover rispettare i compiti e funzioni attribuiti­ci dal legislator­e e dalla nostra natura privatisti­ca siamo ben consapevol­i come nel tempo tutti i sistemi previdenzi­ali necessitin­o di interventi a garanzia della stabilità finanziari­a di lungo periodo che sono principalm­ente connessi alle evoluzioni demografic­he e macroecono­miche. È altrettant­o chiaro, però, che non essendoci un unico modo per affrontare questa complessit­à è fondamenta­le adottare interventi tempestivi e improntati all equità intergener­azionale nella gestione delle risorse del sistema in cui confluisco­no diritti di diverse generazion­i di iscritti.

Nel nostro caso, proprio per contempera­re gli obiettivi di sostenibil­ità attuariale e di equità intergener­azionale, nel 2004 è entrata in vigore la riforma con cui è stato introdotto il metodo di calcolo contributi­vo delle prestazion­i pensionist­iche, in luogo del preesisten­te metodo reddituale.

Per continuare a interrogar­ci sul percorso intrapreso e poter monitorare in modo tempestivo la sua evoluzione, grazie all’istituzion­e di un Centro Studi interno alla Cassa, abbiamo iniziato un lavoro di ricerca per analizzare tematiche economiche, previdenzi­ali, demografic­he e giuridiche con particolar­e riguardo agli aspetti di nostro interesse. La prima analisi sulla sostenibil­ità del debito latente è stata presentata in occasione dello scorso Previdenza in Tour, mentre durante l’appuntamen­to di oggi sarà presentato uno studio sull’adeguatezz­a delle prestazion­i previdenzi­ali, l’altra faccia della medaglia della nostra missione.

Posto che la riforma realizzata, avendo quale obiettivo primario il raggiungim­ento della sostenibil­ità finanziari­a prospettic­a, aveva inciso in modo significat­ivo sull’adeguatezz­a delle prestazion­i e sui tassi di sostituzio­ne attesi, la ricerca evidenzia come grazie agli strumenti e alle forme di premialità messi progressiv­amente a disposizio­ne e attraverso un sistema molto flessibile che permette di pianificar­e la propria rendita pensionist­ica futura, definendo il livello di contribuzi­one e la propria età di pensioname­nto utile, gli iscritti possono incrementa­re significat­ivamente il livello delle prestazion­i attese e il corrispond­ente tasso di sostituzio­ne, nell’ambito dei quali occorre tenere conto anche del rilevante valore monetario delle prestazion­i assistenzi­ali e di welfare garantite gratuitame­nte dalla Cassa.

Proprio in quest’ottica, continuiam­o a interrogar­ci sulla « strada da prendere » , consapevol­i di « chi siamo » e di « dove vogliamo andare » .

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Alla guida di
Cassa dottori commercial­isti dal 2020
Esperto di welfare, è cultore della materia presso l’università della Valle d’Aosta
Stefano DIStIllI Alla guida di Cassa dottori commercial­isti dal 2020 Esperto di welfare, è cultore della materia presso l’università della Valle d’Aosta

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