L’AUTONOMIA MODELLO VIRTUOSO DA DIFENDERE
Ancora una volta il nostro appuntamento annuale Forum In Previdenza si inserisce in un contesto contraddistinto da incertezze, rischi e fattori di crisi di natura epocale, dopo la pandemia, l’instabilità geopolitica a livello globale, gli eventi bellici in Ucraina e in Medio- Oriente, la crisi climatica, le dinamiche demografiche, le conseguenti turbolenze finanziarie, che stanno comportando e provocheranno mutamenti radicali sul tessuto economico e sociale del nostro Paese e, conseguentemente, anche sull’evoluzione della nostra professione e della Cassa. Nonostante questo contesto così complesso, anche in questa consigliatura abbiamo cercato di proseguire nel percorso virtuoso, da tempo avviato, a sostegno della categoria. Un mandato e un percorso che è stato anche contraddistinto da tappe e anniversari fondamentali ed evocativi che ci hanno permesso di focalizzare l’attenzione su alcuni dei paradigmi fondamentali della nostra Cassa e, più complessivamente, degli enti di previdenza privati e di concentrarci sulle sfide che ci attendono. Tali ricorrenze non sono state, quindi, soltanto un’occasione per celebrare gli indubbi risultati raggiunti ma, soprattutto, uno stimolo per una sintesi sullo stato dell’arte del percorso a oggi tracciato e per riuscire a intercettare e interpretare le criticità che ci attendono nel futuro, come sempre cerchiamo di fare, ponendoci nuovi interrogativi e ricercando le risposte che ci permettano di interpretare al meglio la delicata missione che ci è affidata, consapevoli però che - citando Oscar Wilde - « Se hai la risposta a tutte le domande, vuol dire che non erano quelle giuste » .
Proprio quest’anno, tra l’altro, ricorre uno dei più importanti anniversari per la nostra e le altre Casse, i trent’anni dalla loro privatizzazione. Nel 1994 è stato, infatti, emanato il DLgs 509 del 30 giugno 1994 e la Cassa dei dottori commercialisti ha intrapreso il proprio percorso di privatizzazione, acquisendo autonomia gestionale, amministrativa e contabile e adottando un regime di sostanziale autofinanziamento. E tanto più, da quel momento, è iniziato, quindi, un cammino improntato innanzitutto alla responsabilità e alla necessità di coniugare la sostenibilità finanziaria di lungo periodo - traguardata inizialmente a 15 anni, poi 30 e oggi 50 anni - con l’adeguatezza delle prestazioni pensionistiche e di welfare. Privatizzazione che avrebbe dovuto e potrebbe e dovrebbe, se ne guardiamo i risultati conseguiti, rappresentare un esempio virtuoso di realizzazione dei principi costituzionali di “sussidiarietà” e di affidamento ai “corpi intermedi” della società civile di funzioni fondamentali di natura pubblicistica, quali la previdenza sociale, attraverso modelli organizzativi e gestionali di natura privatistica. Modello virtuoso che, però, sin da subito e nel corso del trentennio trascorso, invece di potersi realizzare e sviluppare in modo armonico e compiuto, si è trovato a dover fronteggiare le resistenze, burocratiche, istituzionali e politiche da parte, a seconda dei momenti, del legislatore, primario e secondario, del Governo e delle burocrazie statali, nonché della giurisprudenza amministrativa, che si esplicitano attraverso i reiterati e successivi tentativi su vari fronti di sottoporle a stringenti interventi di direzione e di controllo pubblico e di realizzare un processo di sostanziale “ripubblicizzazione”. Tentativi e tendenze rispetto alle quali, in modo fermo e costruttivo, abbiamo sempre cercato di opporci con le opportune iniziative anche in sede giudiziaria, ottenendo conferme e riscontri sia da parte della Corte Costituzionale con la sentenza 7/ 2017 che con un recentissimo pronunciamento del Consiglio di Stato, per ribadire la natura privatistica ed i principi di autonomia stabiliti dal Dlgs 509/ 94.
Enell’esercizio della responsabilità che ci deriva dal dover rispettare i compiti e funzioni attribuitici dal legislatore e dalla nostra natura privatistica siamo ben consapevoli come nel tempo tutti i sistemi previdenziali necessitino di interventi a garanzia della stabilità finanziaria di lungo periodo che sono principalmente connessi alle evoluzioni demografiche e macroeconomiche. È altrettanto chiaro, però, che non essendoci un unico modo per affrontare questa complessità è fondamentale adottare interventi tempestivi e improntati all equità intergenerazionale nella gestione delle risorse del sistema in cui confluiscono diritti di diverse generazioni di iscritti.
Nel nostro caso, proprio per contemperare gli obiettivi di sostenibilità attuariale e di equità intergenerazionale, nel 2004 è entrata in vigore la riforma con cui è stato introdotto il metodo di calcolo contributivo delle prestazioni pensionistiche, in luogo del preesistente metodo reddituale.
Per continuare a interrogarci sul percorso intrapreso e poter monitorare in modo tempestivo la sua evoluzione, grazie all’istituzione di un Centro Studi interno alla Cassa, abbiamo iniziato un lavoro di ricerca per analizzare tematiche economiche, previdenziali, demografiche e giuridiche con particolare riguardo agli aspetti di nostro interesse. La prima analisi sulla sostenibilità del debito latente è stata presentata in occasione dello scorso Previdenza in Tour, mentre durante l’appuntamento di oggi sarà presentato uno studio sull’adeguatezza delle prestazioni previdenziali, l’altra faccia della medaglia della nostra missione.
Posto che la riforma realizzata, avendo quale obiettivo primario il raggiungimento della sostenibilità finanziaria prospettica, aveva inciso in modo significativo sull’adeguatezza delle prestazioni e sui tassi di sostituzione attesi, la ricerca evidenzia come grazie agli strumenti e alle forme di premialità messi progressivamente a disposizione e attraverso un sistema molto flessibile che permette di pianificare la propria rendita pensionistica futura, definendo il livello di contribuzione e la propria età di pensionamento utile, gli iscritti possono incrementare significativamente il livello delle prestazioni attese e il corrispondente tasso di sostituzione, nell’ambito dei quali occorre tenere conto anche del rilevante valore monetario delle prestazioni assistenziali e di welfare garantite gratuitamente dalla Cassa.
Proprio in quest’ottica, continuiamo a interrogarci sulla « strada da prendere » , consapevoli di « chi siamo » e di « dove vogliamo andare » .