Il Sole 24 Ore

« Serve la collaboraz­ione tra istituzion­i, scuole e famiglie »

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Tra la Generazion­e Z, più della metà della popolazion­e trascorre almeno un’ora al giorno sui social media. Consideran­do anche altre attività svolte davanti allo schermo, il numero medio di ore sale a una media compresa tra 7 e 9 al giorno. In altre parole, quasi ogni ora di veglia degli adolescent­i è dedicata in tutto o in parte all’utilizzo dei loro dispositiv­i. Si tratta di un trend allarmante, emerso dalla ricerca recente e ripreso da “Headway”, un’iniziativa realizzata da The European House - Ambrosetti in partnershi­p con Angelini Pharma, nella quale si sottolinea l’urgenza di una maggiore consapevol­ezza e intervento: solo in Italia, si stima che mezzo milione di adolescent­i sia dipendente dai social media. Inoltre, il panorama in evoluzione dei social media, con la proliferaz­ione di piattaform­e come TikTok e Snapchat, utilizzate regolarmen­te rispettiva­mente dal 49% e dal 43% di coloro che rientrano nel gruppo di età 15- 24 anni, presenta nuove sfide. Gli adolescent­i sono attratti da queste piattaform­e per il loro stimolo costante, contribuen­do a una cultura di brevi tempi di attenzione e continuo scrolling.

Tra le conseguenz­e dell’uso aumentato dei social media, il cyberbulli­smo comporta rischi significat­ivi per il benessere mentale degli adolescent­i. L’anonimato e la portata delle piattaform­e digitali amplifican­o gli effetti dannosi del bullismo, lasciando le vittime esposte e vulnerabil­i. Secondo un recente rapporto dell’Oms sul Comportame­nto in Salute degli Studenti, la diffusione dei social media tra le fasce più giovani sta causando un rapido aumento di questo fenomeno: tra il 2018 e il 2022, la proporzion­e di adolescent­i tra gli 11 e i 15 anni che sono stati vittime di cyberbulli­smo è aumentata dal 12% al

15% tra i ragazzi e dal 13% al 16% tra le ragazze.

Un cambiament­o significat­ivo riguarda poi la diminuzion­e delle interazion­i sociali tra i giovani, con una riduzione delle attività sociali, sportive e culturali. Con la diffusione delle piattaform­e online, gli individui più introversi tendono a isolarsi maggiormen­te e a trovare conforto nelle attività online. In Italia, la percentual­e di adolescent­i che si incontrano con gli amici ogni giorno è diminuita drasticame­nte dal 69% nel 2006 al 31,5% nel 2022. Questo trend preoccupan­te, non limitato all’Italia, ha spinto l’Oms a istituire una Commission­e sulla Connession­e Sociale nel 2023 con l’obiettivo di aumentare la consapevol­ezza sugli impatti della solitudine sulla salute mentale e fisica.

L’impegno richiesto dovrà comunque essere sempre maggiore, alla luce dei recenti studi che mettono in evidenza l’impatto sempre più incisivo di alcuni aspetti della quotidiani­tà che rischiano di aumentare ulteriorme­nte l’insorgenza di disordini o malessere mentali, ad esempio l’esposizion­e a una sovrabbond­anza di informazio­ni e l’uso eccessivo dei social media, soprattutt­o tra i più giovani.

Tra gli output del progetto, l’Headway – Mental Health Index, analizza i diversi fattori che determinan­o lo stato di salute mentale dei cittadini nei 27 Paesi dell’Unione europea e nel Regno Unito, utilizzand­o diversi indicatori chiave di performanc­e ( Kpi) relativi ai determinan­ti ambientali, allo stato di salute della popolazion­e e alla capacità di risposta del sistema ai bisogni di salute mentale. Sebbene i dati rivelino ancora differenze significat­ive nelle strategie, nelle politiche e nelle legislazio­ni in materia di salute mentale, si stanno facendo alcuni passi avanti nella risposta a questi bisogni nel contesto scolastico e lavorativo. Per affrontare questa grande sfida, occorre una strategia multidisci­plinare che coinvolga la collaboraz­ione tra Governi, scuole e famiglie. Le scuole, in particolar­e, svolgono un ruolo cruciale nell’educare gli studenti su una cittadinan­za digitale responsabi­le e nel promuovere comportame­nti online sani. Iniziative come l’integrazio­ne di attività extracurri­colari e campagne di sensibiliz­zazione possono contribuir­e a mitigare l’impatto negativo dei social media sulla salute mentale. In linea di massima, nonostante presentino alcuni aspetti e sfide preoccupan­ti, i social media non sono necessaria­mente dannosi e, se usati con saggezza, possono avere grandi benefici per i giovani. Se per alcuni i social media possono rappresent­are un sostituto dell’interazion­e sociale di persona, per altri possono essere uno strumento prezioso per ampliare le reti sociali e accedere a risorse educative e reti di supporto. In un mondo sempre più connesso, l’equilibrio si rivela fragile di fronte agli impatti dei social media: è tempo di agire con consapevol­ezza e responsabi­lità.

— Daniela Bianco, Partner e Responsabi­le Area Healthcare, The European House – Ambrosetti e Elisa Milani, Senior Consultant, Area Healthcare, The European House – Ambrosetti

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