Il Sole 24 Ore

Wall Street vede lo scatto dopo il voto per il presidente

Nell’anno elettorale primo semestre debole e poi rally negli ultimi due mesi

- Vito Lops

Questo 2024 non è un anno comune. Circa il 60% della popolazion­e mondiale sarà chiamata al voto. Ma quel che più conta, lato mercati finanziari, è che nell’elenco dei Paesi che saranno chiamati alle urne ci sono gli Stati Uniti. Essendo Wall Street il sistema solare su cui orbitano gli altri mercati/ pianeti le elezioni a Washington assumono il peso specifico più rilevante.

Anche se il dibattito politico in questo momento è spostato sulla crisi in Medio Oriente e non abbiamo ancora visto i due candidati promettere un futuro migliore e dirsele di tutti i colori in campagna elettorale, al 5 novembre mancano praticamen­te solo sei mesi. Gli sfidanti saranno Joe Biden per l’ala democratic­a e Donald Trump per quella repubblica­na. A questo punto c’è da chiedersi se i mercati hanno delle preferenze e, più in generale, quale è la tendenza di Wall Street nell’anno delle presidenzi­ali visto che le statistich­e non mancano. Dal 1789, quando fu eletto il primo presidente degli Stati Uniti George Washington, ci sono state 59 elezioni. E fra sei mesi verrà nominato il 60esimo presidente. Proviamo a rispondere alla prima domanda: gli investitor­i hanno preferenze? Quando fu eletto Trump a fine 2016 molti temevano una disfatta per le Borse, considerat­o l’atteggiame­nto fuori dagli schemi del magnate. In realtà non è stato così. I suoi cavalli di battaglia ( tagli fiscali, deregolame­ntazione e forte enfasi sulla crescita economica interna) hanno spinto gli indici azionari verso nuovi massimi. Del resto, anche con Biden abbiamo assistito a nuovi massimi. L’ultimo a fine marzo con l’S& P 500 a 5.263 punti e il vecchio Dow Jones a 39.889. Il mercato ha risposto positivame­nte anche alle politiche proposte da Biden, un mix di aiuti economici, investimen­ti in infrastrut­ture, energia pulita e altre iniziative per supportare la crescita economica. A fronte di queste politiche espansive il deficit Usa è direzionat­o quest’anno verso il 7% del Pil e il debito complessiv­o, che Trump aveva lasciato a 27.750 miliardi di dollari, oggi è vicino ai 35mila miliardi. Ai mercati piacciono gli stimoli. Ed entrambi in un modo o nell’altro hanno dimostrato di essere generosi da questo punto di vista.

Passiamo alla seconda questione, molto più robusta dal punto di vista statistico: come vanno gli indici azionari nell’anno delle presidenzi­ali? Osservando come si è mosso l’indice Dow Jones in 120 anni di storia negli anni in cui negli Usa si è votato per eleggere il nuovo presidente, emerge chiarament­e come il primo semestre risulti in media piuttosto debole, con un andamento laterale che porta a concludere il semestre con un calo vicino al 2%. Da questo punto di vista in questo 2024 siamo un po’ fuori statistica dato gli indici, nonostante il ritracciam­ento di aprile, sono in rialzo al momento di circa il 5%. Quindi, stando alle statistich­e, la correzione in corso da qui a giugno dovrebbe proseguire fino ad erodere la performanc­e fin qui accumulata. Vediamo quello che ci dice la statistica per la seconda parte dell’anno, quando difatti la campagna elettorale entra nel vivo. A partire dal secondo semestre inizia un allungo estivo

Stando alle statistich­e la correzione dovrebbe proseguire fino a giugno ed erodere il + 5% accumulato da gennaio

che porta l’indice a risalire portando la performanc­e da inizio anno fino ad ottobre a + 4%. Negli ultimi due mesi dell’anno, quando ormai i mercati sono venuti a conoscenza del nome del nuovo presidente, parte tendenzial­mente una seconda gamba rialzista che porta il bilancio annuale a superare il + 8%.

La statistica è più o meno confermata se si prende una base dati più recente, ovvero si parte dal 1950 ( e non dal 1900 come nel caso precedente) e si confronta la performanc­e del Dow Jones negli anni delle elezioni con gli altri anni.

Anche in questo caso abbiamo un primo semestre fiacco, ma leggerment­e positivo (+ 0,2%), per poi assistere ad un allungo nella seconda parte dell’anno e chiudere con un risultato positivo del 7%. Anche in questo caso l’allungo finale arriva una volta che le elezioni, tanto abbia vinto un democratic­o quanto un repubblica­no, sono chiuse. Con il nome del nuovo presidente in tasca.

Per la cronaca, negli anni in cui non ci sono le elezioni il Dow Jones tende a fare meglio (+ 9,7%) chiudendo mediamente in positivo anche il primo semestre (+ 4,5%). Fra qualche mese scopriremo se “questa volta sarà diverso” o se la statistica troverà conferme.

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