A Fabriano colti di sorpresa, mercato russo marginale nel business
La decisione di Vladimir Putin di nazionalizzare lo stabilimento Ariston Thermo di Vsevoložsk, vicino San Pietroburgo ha colto tutti di sorpresa. Dalla multinazionale fabrianese non trapelano dichiarazioni ufficiali: il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha avuto una conversazione telefonica con Paolo Merloni, presidente esecutivo di Ariston Thermo, e poi a Pescara un faccia a faccia con il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli. La pratica è in mano agli uffici legali della multinazionale in attesa di conoscere gli esiti dell’azione del governo italiano, nella consapevolezza che « il mercato russo è marginale rispetto al business » del gruppo. Nel 2023, il colosso leader del confort termico e dell’efficienza energetica domestica ha superato i 3 miliardi di fatturato, dei quali poco più di 100 milioni realizzati in Russia, dove il primo investimento risale al 1995. Attualmente a Vsevoložsk, dove sono impiegati 350 addetti, si producono circa 600mila scaldacqua all’anno destinati al mercato interno. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, Paolo Merloni aveva annunciato, insieme allo stop alle attività della commerciale a Kiev, « la riduzione, in quantità ed estensione, delle operazioni della controllata russa » , decisione che non ha avuto alcun impatto negativo sull’autonomia operativa dello stabilimento sul Baltico. Non è un caso, dunque, se tra le opzioni che si stanno valutando sull’asse Fabriano- Milano, c’è anche quella di abbandonare completamente le attività nella Federazione.