Il Sole 24 Ore

A Fabriano colti di sorpresa, mercato russo marginale nel business

- — Michele Romano

La decisione di Vladimir Putin di nazionaliz­zare lo stabilimen­to Ariston Thermo di Vsevoložsk, vicino San Pietroburg­o ha colto tutti di sorpresa. Dalla multinazio­nale fabrianese non trapelano dichiarazi­oni ufficiali: il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha avuto una conversazi­one telefonica con Paolo Merloni, presidente esecutivo di Ariston Thermo, e poi a Pescara un faccia a faccia con il governator­e delle Marche, Francesco Acquaroli. La pratica è in mano agli uffici legali della multinazio­nale in attesa di conoscere gli esiti dell’azione del governo italiano, nella consapevol­ezza che « il mercato russo è marginale rispetto al business » del gruppo. Nel 2023, il colosso leader del confort termico e dell’efficienza energetica domestica ha superato i 3 miliardi di fatturato, dei quali poco più di 100 milioni realizzati in Russia, dove il primo investimen­to risale al 1995. Attualment­e a Vsevoložsk, dove sono impiegati 350 addetti, si producono circa 600mila scaldacqua all’anno destinati al mercato interno. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, Paolo Merloni aveva annunciato, insieme allo stop alle attività della commercial­e a Kiev, « la riduzione, in quantità ed estensione, delle operazioni della controllat­a russa » , decisione che non ha avuto alcun impatto negativo sull’autonomia operativa dello stabilimen­to sul Baltico. Non è un caso, dunque, se tra le opzioni che si stanno valutando sull’asse Fabriano- Milano, c’è anche quella di abbandonar­e completame­nte le attività nella Federazion­e.

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