L’industria della ceramica punta sugli Usa, ma resta il nodo dazi verso l’India
Dopo la Fiera di Atlanta. L’import di piastrelle cresciuto a doppia cifra nei primi due mesi 2024. Le imprese: misure contro il dumping indiano
Gli imprenditori ceramici di Sassuolo stanno rientrando in Italia - dopo la quattro giorni di Coverings ad Atlanta, che ha chiuso il 25 aprile al Georgia World Congress Center la sua 34esima edizione - con l’impressione che sul mercato americano quest’anno le cose andranno ancora meglio di quanto rilevino i dati ufficiali: le importazioni di piastrelle sul mercato statunitense sono cresciute a doppia cifra nei primi due mesi 2024 (+ 13% in volume rispetto all’anno prima, secondo Eurostat), una boccata di ossigeno e di ottimismo dopo la caduta subita dal Made in Italy nel 2023 ( 90 milioni di mq in meno di produzione, scesa a 340 milioni, minimo storico degli ultimi 38 anni) e un primo trimestre 2024 ancora non positivo, per quanto si tratti un - 2% in quantità che fa ben sperare in una svolta imminente. « Siamo messi meglio di come dovremmo essere, stante il contesto geopolitico e le prospettive macroeconomiche, siamo a budget e dovremo tornare già quest’anno ai numeri del 2022 ( 360 milioni di euro di fatturato, ndr), la dinamica dei primi 4 mesi dell’anno lo conferma ed è grazie al mercato nordamericano che segna un + 15% di ricavi mentre perdiamo il 10% in Europa » , racconta Graziano Verdi, Ad e cofondatore del gruppo Italcer di Rubiera ( Re), galassia di marchi ceramici dell’alto di gamma, pronta allo sbarco produttivo oltreoceano, per cogliere il vento a favore, soprattutto ora che i produttori americani si preparano a introdurre dazi antidumping pesantissimi sulle piastrelle indiane. « La velocità, la tempestività e il livello di tassazione sono dirimenti quando si introducono dazi; negli Usa è bastato l’annuncio del via all’iter ( lunedì scorso, ndr) con una proposta di dazi dal 408% all’ 828%, per fermare l’invasione di ceramica indiana. Gli operatori più importanti ci hanno detto qui ad Atlanta di aver già fermato le importazioni e sospeso i prezzi della merce in stock, perché qui la tassazione è retroattiva alla data della domanda di dazi, a prescindere da quando il Governo federale prenderà la sua decisione » , spiega Verdi, sottolineando la distanza abissale dall’Europa, che nel febbraio 2023 ha introdotto dazi che oscillano attorno all’ 8% sull’import dall’India, assolutamente inefficaci. « Gli indiani vendono un 60x120 lappato a 5 dollari/ mq, solo materia prima e lappatura, senza cottura, costano di più – fa notare l’ad di Italcer -. E oltre a produrre sottocosto, fanno lavorare bambini, alimentano le fabbriche a carbone e ricevono sussidi dal Governo Modi » .
Non è competizione, è un assalto da parte di un Paese arrivato a produrre 2 miliardi di mq di piastrelle ignorando qualsiasi regola etica e buona prassi occidentale, che rischia di spazzare via i 20mila occupati diretti dell’industria ceramica italiana e altrettanti nell’indotto, come precisa Filippo Manuzzi, ad della Ceramica Sant’Agostino di Ferrara: « La fiera è andata bene, la superiorità del prodotto italiano è evidente, ma stiamo spostandoci eccessivamente nella nicchia, le norme green Ue non ci permettono di restare competitivi su scala globale. Se Bruxelles non alza i dazi per fermare il dumping indiano, sulla scia di quanto stanno facendo gli americani, rischiamo che il miliardo di mq di piastrelle ceramiche che oggi produciamo e consumiamo in Europa, le andremo a comprare da fabbriche che inquinano più di noi, distruggendo così posti di lavoro e manifatture di grande qualità » .
« I clienti che contano sono arrivati tutti » , è la voce all’unisono degli imprenditori di Sassuolo, la delegazione più imponente tra gli stand del Coverings, con un centinaio di marchi del Made in Italy. « Non si fanno grandi volumi, anche perché nei cantieri americani si stanno installando ora i materiali venduti a Coverings 2023, ma in Florida non si capisce dove finiscano le gru e inizino le case, New York e la California sono più in affanno, ma anche se a macchia di leopardo, il mercato statunitense continua a essere una certezza » , racconta Giorgio Romani, presidente del gruppo Romani, che sta facendo notizia nel settore per la prima “smart tile”, la piastrella ceramica sensorizzata in grado di monitorare strutture edilizie e interni degli edifici dialogando con i sistemi di domotica, frutto di quattro anni di ricerca e 10 milioni di euro di investimenti a Casalgrande di Reggio Emilia. Nonostante l’inflazione resti alta e i tassi sui mutui viaggino sopra il 7%, la domanda insoddisfatta di abitazioni negli Usa è ancora alta e la disoccupazione ai minimi. « Qui il mercato immobiliare non si è mai fermato, gli americani a differenza degli europei non stanno alla finestra aspettando che cambi lo scenario globale » , aggiunge Vittorio Borelli, ad del gruppo sassolese Fincibec. I nodi ora sono la tenuta dei prezzi e la salvaguardia dei margini, dopo l’impennata dei listini degli ultimi due anni, che ha portato la piastrella Made in Italy a sfiorare i 26 dollari/ mq ( il doppio del valore medio del prodotto importato negli Usa. Il 20% in più di capacità produttiva che la Cooperativa Ceramica d’Imola – una delle più antiche e longeve coop di produzione e lavoro in Italia, un migliaio di dipendenti e 300 milioni di euro di fatturato – ha installato dopo il Covid è oggi inutilizzato e dal 19 aprile le tre fabbriche del gruppo sono chiuse e i lavoratori tutti in Cig. « Riapriremo il 6 maggio, la nostra sfida non è inseguire il record di fatturato 2022 ma salvaguardare i margini e l’occupazione – spiega il presidente Stefano Bolognesi -. Gli up & down degli ultimi tre anni non sono la normalità, sono convinto che la fase peggiore sia passata, ma non possiamo restare competitivi bruciando innovazione alla velocità della luce e con regole così difformi tra Europa e Asia » .
C’è chi in due anni è passato da zero al 33% del fatturato realizzato in Usa, come la piccola ceramica padovana Acquario Due della famiglia Zancanella, che con le sue piastrelle artistiche e in pietra lavica ha debuttato l’anno scorso a Coverings e ha conquistato i gusti degli americani. « Abbiamo fatto un + 12% negli Usa anche nel 2023, anno in cui tutti calavano. Chi offre al distributore americano prodotti di qualità, servizi veloci, affidabili e personalizzati non lo perde più » , conclude Daniele Verde della Verde 1999 ( gruppo Romani) marchio di riferimento del Made in Italy in Nord America, dove realizza il 50% del business.
Avviata la richiesta delle imprese Usa al Governo di dazi dal 408% all’ 828% contro l’invasione di ceramica indiana