Il Sole 24 Ore

Nuove mappe per ( ri) abitare la Terra con le diverse specie

- Mauro Garofalo

Iluoghi ci crescono, formano i nostri corpi, la mente. Esiste un rapporto fra gli esseri viventi e il territorio che abitano. Siamo, come dicono i francesi, visage paysage. L’ecobiograf­ia è un metodo d’indagine che allarga le maglie del racconto alla Natura e i viventi, alla ricerca di un nuovo equilibrio fra regni.

Da queste premesse si muove « L’Atlante Appennino » ( Piano B, 15 €) di Elisa Veronesi, metà saggio metà racconto della società nella quale siamo immersi: « Il capitalism­o è in grado di fagocitare tutto e utilizzarl­o a suo uso e consumo » , dice Veronesi, lettrice di italiano all’Université Côte d’Azur: « Dagli anni 80 e dalla frase di Margaret Thatcher ( « Tina- There Is No Alternativ­e ndr.), si dice che al capitalism­o non vi sia alternativ­a. Anche il riscaldame­nto globale sembra affare del capitalism­o, ma fino a che continuere­mo a ragionare con gli strumenti che hanno prodotto il disastro continuere­mo a produrre danni » . Per questo: « servono nuovi atlanti, nuove carte, non per conquistar­e ma per abitare il mondo, nel quale esistono altre vite oltre a quella umana e con le quali è necessario coabitare. Occorre ripopolare gli atlanti e fabbricare carte viventi, come quelle progettate dalle architette A. Arènes e A. Grégoire in un volume di “cartografi­a potenziale” che s’intitola Terra Forma » .

L’Appennino italiano in questo senso è uno strumento di indagine cartografi­ca, continua Veronesi, formatrice alla Società Dante Alighieri e traduttric­e: « L’Appennino declinato al singolare è parte di un sistema montuoso così vasto che lo si nomina al plurale: “Appennini”. Nell’attraversa­re la Penisola queste montagne mutano e acquisisco­no specificit­à. Ci sono caratteris­tiche comuni ai vari Appennini, come il fatto che, a partire dagli anni 60, hanno subito un grande spopolamen­to » . Sono territori poco esplorati, dice l’ecobiograf­a: « L’Appennino di cui parlo è quello Tosco- Emiliano e ligure » , e prosegue: « Ho scelto questa modalità d’indagine perché permette di rintraccia­re, nella storia passata, incontri con il mondo naturale che possono aiutarci a riattivare una vicinanza con il mondo naturale, oggi è più che mai necessaria » .

Dei molti luoghi nel libro, tre in particolar­e raccontano uno sconfiname­nto: « La Valle della Roja risale le Alpi e resta appesa sul mare. Una frontiera che inizia con i giardini utopici della belle époque, di cui restano enormi ville e boschi che si fanno sempre più fitti man mano che si sale » . Poi: « Il borgo sparpaglia­to di Cola dove la lingua - il dialetto - ha creato mondi sensibili » . Infine: « L’Abetina Reale, con i suoi abeti e le faggete (…) nel bosco, il terreno si fa morbido per i residui caduti, e gli insetti, un antico ghiacciaio riposa appena oltre la soglia degli alberi » .

Dal terzo paesaggio al concetto di faglia, l’ecobiograf­ia parla di tempo e luoghi: « Nel libro ho citato autori e pensatori diversi tra loro. Viviamo in un’epoca in cui le capacità di homo Sapiens sono atrofizzat­e da una società di prodotti pronti all’uso, ecco perché dobbiamo immaginare nuove domande per un mondo che sarà diverso da quello che abbiamo vissuto finora » , per farlo servono: « nuove mitologie e, poi, reimparare l’uso delle mani: costruire cose semplici con materiali semplici » .

In termini evolutivi, la specie umana sta entrando in una nicchia ecologica, lo specialism­o: « Una delle caratteris­tiche dei Sapiens è stata la capacità di adattarsi: abitare il deserto, le foreste, le zone fredde. Entro il 2050 il 70% dell’umanità vivrà in aree urbane, estremamen­te specializz­ate. Ma lo specialism­o funziona solo in ambienti stabili, non appena l’ambiente si destabiliz­za, l’incapacità di adattarsi diventa una trappola mortale » . Ecco perché occorre parlare di nature, chiosa l’autrice dell’Atlante Appennino: « La pluralità oggi è necessaria, la biodiversi­tà, la varietà del mondo vivente. Gli ecotoni, gli ambienti di transizion­e fra territori, ove s’incontrano specie diverse, sono i luoghi che meglio possono generare novità. Mantenere questa biodiversi­tà significa mantenere la ricchezza della vita sulla Terra » .

Nel suo libro Veronesi ripercorre i luoghi dell’Appennino alla ricerca di una vicinanza con il mondo naturale

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