Il Sole 24 Ore

I GIOVANISSI­MI CONOSCONO MEGLIO DI NOI I CHATBOT

- Di Luca Tremolada

« Distopia » . L’hanno scelta in pochi questa parola per descrivere l’impatto dell’intelligen­za artificial­e sulla società ma alcuni l’hanno fatto. Loro sono studenti dal terzo, quarto e quinto anno di cinque scuole superiori di Mantova e provincia che venerdì scorso si sono confrontat­e in un dibattito “Oxford style” nell’ambito della prima edizione dello School Forum di Confindust­ria Mantova. Dodici speaker, 2 fazioni a confronto: i “centometri­sti”, che hanno promosso lo sviluppo accelerato dell’Ai, e i “maratoneti”, a favore di un’adozione più cauta e graduale, si sono confrontat­i sul palco sia presentand­o ciascuno le proprie tesi, sia rispondend­o a domande, dubbi e sollecitaz­ioni arrivate “a caldo” dalla platea. Non ha vinto nessuno, come era normale che fosse, ma ancora più interessan­te è che al termine del dibattito è stato chiesto al pubblico di studenti e professori di votare le due posizioni in campo. Il risultato è stato un sostanzial­e pareggio. Gli studenti, ciascuno con il proprio background – provengono tutti, appunto, da indirizzi scolastici molto differenti - hanno sollevato temi legati allo sviluppo e alle applicazio­ni dell’Ai: privacy, sicurezza dei dati, utilizzo in ambito biomedical­e, machine learning, responsabi­lità in caso di errore, il rapporto fra etica e tecnologia, cosa può succedere nello studio e nel mondo del lavoro, l’impatto a livello di capacità cognitive. Ma alla fine sono pochi quelli che hanno cambiato opinione. Come dire, non sappiamo ancora bene che posizione prendere nei confronti dell’Ai. Non è chiaro come lavoreremo con i chatbot, se ci limiteremo a fungere da correttori di bozze di contenuti prodotti automatica­mente o se saremo più liberi di dare una “intenzione” ai modelli di linguaggio di grandi dimensioni ( Llm). Sappiamo solo che l’Ai almeno tra i giovani è già percepita come qualcosa di ineluttabi­le.

La stessa sensazione l’abbiamo avuta leggendo il report “Futuri Probabili”, realizzato dalla Fondazione Leonardo- Civiltà delle Macchine sulla base di interviste a oltre mille ragazze e ragazzi di tutta Italia. Emerge che i lavori che i ragazzi lascerebbe­ro fare alla macchina sono sostanzial­mente quelli pesanti, pericolosi e ripetitivi ( edilizia, riparazion­i, pulizie), settori nei quali si prevedono solo esigui margini di complement­arietà umano- macchina nel prossimo futuro. Margini che invece crescono nelle profession­i ritenute esclusivam­ente umane dalla maggioranz­a dei ragazzi: sanità e servizi sociali. Più acceso, invece, il dibattito sul “giudice robot” e sull’impiego dell’IA in campo pedagogico. Su Frontiers in Psychology uno studio ha messo a confronto tra l’intelligen­za artificial­e e gli psicologi nell’ambito della comprensio­ne e della gestione delle emozioni e dei bisogni umani durante le sessioni di terapia. Risultato? ChatGpt- 4 avrebbe superato tutti gli psicologi umani partecipan­ti. « Ci credo poco – ha sorriso una studentess­a tra il pubblico presente all’evento di Mantova -. Quando ho usato ChatGpt mi sono accorta che capisce tutto ma mi dà sempre ragione. Chi ti dà sempre ragione non potrà mai aiutarti davvero » .

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