Costituzionalisti, proposta bipartisan sul doppio turno
Tra le indicazioni concordate da IoCambio, LibertàEguale, Magna Carta, Riformismo e Libertà il voto degli italiani all’estero determinato in seggi e non in voti
Due soli emendamenti, uno sul sistema di voto per eleggere il primo ministro e unosul unosulquorumpereleggereilpresidenquorumpereleggereil presidente tedellaRepubblica, dellaRepubblica, comecontributoper « migliorare » il premierato messo in campo dal governo e « colmarne alcune lacune » . Il Ddl Casellati sta per approdare nell’Aula del Senato e i costituzionalisti bipartisan di Magna Carta ( tra gli altri GaetanoQuagliarielloeGiuseppeCalderisi) ediLibertàEguale( traglialtriEnrico Morando e Stefano Ceccanti), assieme alle associazioni Riformismo e libertà e ioCambio, rilanciano il loro appello a maggioranza e opposizione per correggere alcune storture del testo. C’è la proposta di accentuare il ruolo di garanzia del presidente della Repubblica prevedendo il quorum del 55% ( e non più solo dellamaggioranzaassoluta) apartiredal sesto scrutinio e allargando la platea dei grandi elettori agli europarlamentari e a un numero di delegati delle autonomie locali pari a quello dei delegati regionali. Ec’è, soprattutto, lapropostadifissarein la propostadifissarein Costituzione il sistema di voto per eleggere il premier a maggioranza assoluta.
« È eletto primo ministro il candidato collegato con il raggruppamento politico che ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi in entrambe le Camere » , si legge nel terzo comma dell’articolo 92 così come riscritto dai costituzionalisti bipartisan. Nel caso in cui nessuno superi il 50% si svolge il ballottaggio, ed « è eletto primo ministro il candidato che ha ottenuto il maggior numero dei voti validi al ballottaggio » . Come si vede si parla di primo ministro « eletto » sì, ma non a « suffragio universale e diretto » . Il motivo è che in questo modo, determinando cioè al primo turno l’esito delle elezioni in base ai seggi e non ai voti, si lascia il voto dei cinque milioni di italiani all’estero incanalato nella circoscrizione ad hoc che elegge 4 senatori e 8 deputati. Diversamente, con elezione « diretta » , ognuno di quei 5 milioni di voti varrebbe uno rischiando di sovvertire qualsiasi risultato in patria. Diverso il discorso per l’eventuale ballottaggio, da effettuarsi con un’unica scheda per Camera e Senato per scongiurare il rischio di risultati diversi, tra i primi due candidati premier: qui sì che sarebbe elezione diretta e non in base ai seggi, ma l’emendamento proposto specifica che « la legge elettorale... regola il concorso degli italiani residenti all’estero in funzione del rapporto tra il numero degli elettori e il numero dei seggi della circoscrizione Estero » . Insomma, anche al doppio turno si mantiene « un voto ponderato » per gli italiani all’estero.
Resta che l’intenzione della maggioranza è al momento quella di mettere mano alla legge elettorale solo dopo il primo doppio via libera della riforma costituzionale, come ribadito ieri dal relatore Alberto Balboni di Fratelli d’Italia. E la ragione è presto detta: la Lega è storicamente contraria al ballottaggio. Dopo le europee si vedrà.