« Cessate il fuoco unica strada, il futuro della Russia è in Europa »
La consapevolezza che non c’è nulla di più importante della vita umana: si può partire solo da qui per cercare una soluzione alla guerra. È la convinzione su cui i liberali di Yabloko, l’unico partito russo che lega il proprio nome a una richiesta di pace, insistono da tempo per arrivare a un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina. « Finché scorre il sangue non possiamo fare nulla » , dice il presidente Nikolaj Rybakov, esprimendo « enorme rispetto » per il coraggio di Papa Francesco « che per il momento, attirandosi critiche, è l’unico leader a intervenire in questa direzione » .
Di un cessate il fuoco il fondatore di Yabloko, Grigorij Yavlinskij, ha parlato in dicembre con Vladimir Putin, proponendosi come mediatore. Il presidente russo sarebbe rimasto in silenzio. Ma secondo Rybakov, il quinto mandato presidenziale che Putin inaugura oggi – forte di un consenso elettorale superiore all’ 88% - potrebbe aprire una speranza, per quanto esile: « In questo momento Putin è in grado di prendere qualunque decisione, in senso negativo o positivo – spiega il presidente di Yabloko -. Nei suoi interventi dopo il voto non ha mai detto nulla di concreto, limitandosi a confermare gli obiettivi iniziali. Ma proprio queste formulazioni vaghe aprono la possibilità di un cambiamento. Putin potrebbe convincere la società russa di una sua scelta, in un senso o nell’altro, e la prenderebbero come una sua vittoria. In questa fase, è in grado di farlo » .
In Occidente si teme che un cessate il fuoco dia a Mosca la possibilità di consolidare l’occupazione.
Mi rendo conto che l’invito ad abbassare le armi non sia popolare per un politico europeo. Non lo è neanche per noi in Russia: riceviamo critiche di ogni tipo, per queste affermazioni i nostri attivisti finiscono in carcere. In Europa si pensa che una tregua permetterebbe a Putin di ricompattare l’esercito e accelerare la produzione di armamenti. Esattamente la stessa cosa di cui ci accusa la propaganda russa: se cessiamo il fuoco l’America, l’Ucraina e l’Europa accumuleranno più armamenti, si prepareranno meglio. Così nessuno ci segue nel dire che bisogna lavorare perché il cessate il fuoco sia per sempre, salvando vite umane.
I leader occidentali discutono l’ipotesi di non riconoscere la legittimità della rielezione di Putin. Che cosa ne pensa?
Mi sembra una questione teorica. Putin continuerà a dirigere lo Stato russo, è con questo che ci si deve confrontare. Però al momento la vita eterna non è prevista per nessuno… I regimi e i leader cambiano, ma noi continueremo a vivere insieme, non è possibile scavare un burrone che divida per sempre la Russia dal resto dell’Europa. Se capiremo che ci aspetta una vita in comune, forse arriveranno persone che inviteranno a smettere di uccidersi e inizieranno ad affrontare insieme le sfide comuni come il cambiamento climatico, la scarsità d’acqua e di cibo, il terrorismo internazionale.
C’è chi accusa i russi di essere troppo passivi di fronte al regime. Mentre i russi contrari alla guerra chiedono all’Europa di non allontanarli…
Lei non immagina quanto sia importante parlare di questo. Ci si chiede perché la società russa non esce a protestare. Bisogna capire che i russi vivono in un regime autoritario durissimo, anche se non ancora una dittatura. Pensiamo al periodo della guerra sovietica in Afghanistan. Forse i Paesi Baltici riuscivano a protestare, a dimostrare in massa contro l’invasione e contro il regime sovietico? No, non potevano. Ma poi le circostanze sono cambiate, e quelle stesse persone si sono prese per mano attraverso la Lituania, la Lettonia e l’Estonia. Le circostanze sono cambiate e quei Paesi sono diventati indipendenti, liberi. Succederà lo stesso in Russia? Senza dubbio. Non possiamo dire come, ma il cambiamento avverrà.
In Europa si fatica a capire come mai le varie anime dell’opposizione russa non fanno fronte comune contro il regime…
Immaginare un’opposizione unica contro Putin è molto pericoloso. E poco serio: bisognerebbe mettere insieme liberali, democratici, populisti, nazionalisti, patrioti radicali, gente senza principi… Immaginiamo che si crei un’opposizione di patrioti radicali a Putin, che lo ritenga un presidente debole, incapace di fare i conti con l’Occidente… Come potrebbe Yabloko unirsi a loro? Yabloko si batte perché la Russia diventi un Paese aperto e aspirante alla pace e a uno sviluppo europeo, con un’economia moderna, un Paese in cui i diritti dell’uomo siano sopra a qualunque cosa.
Lei crede nella possibilità di un negoziato di pace?
I contatti tra Ucraina e Russia ci sono e continuano: lo provano gli scambi regolari di prigionieri, questi contatti potrebbero allargarsi. Recentemente c’è stato anche un accordo sul rimpatrio di bambini ucraini: questo implica scambi ancora più approfonditi di informazioni, trattandosi del destino di bambini. Quello che per noi è fondamentale è che in Europa si ascoltino le voci che dalla Russia invitano alla pace, e pensano alla nostra vita futura con l’Europa. È importante che si sappia che non tutti quelli che sono rimasti in Russia vogliono la guerra. E non ha senso chiedersi chi può vincere: se un giorno si dovesse ammettere che non siamo stati capaci di risolvere le guerre con dei negoziati, ma solo con l’uso della forza, a quel punto non ci saranno vincitori. Avremmo perduto tutti.
In questo momento Putin è in grado di prendere qualunque decisione, resta aperta la possibilità di un cambiamento
Enorme rispetto per Papa Francesco, l’unico leader a intervenire in questa direzione attirandosi critiche