Il Sole 24 Ore

« Cessate il fuoco unica strada, il futuro della Russia è in Europa »

- Antonella Scott

La consapevol­ezza che non c’è nulla di più importante della vita umana: si può partire solo da qui per cercare una soluzione alla guerra. È la convinzion­e su cui i liberali di Yabloko, l’unico partito russo che lega il proprio nome a una richiesta di pace, insistono da tempo per arrivare a un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina. « Finché scorre il sangue non possiamo fare nulla » , dice il presidente Nikolaj Rybakov, esprimendo « enorme rispetto » per il coraggio di Papa Francesco « che per il momento, attirandos­i critiche, è l’unico leader a intervenir­e in questa direzione » .

Di un cessate il fuoco il fondatore di Yabloko, Grigorij Yavlinskij, ha parlato in dicembre con Vladimir Putin, proponendo­si come mediatore. Il presidente russo sarebbe rimasto in silenzio. Ma secondo Rybakov, il quinto mandato presidenzi­ale che Putin inaugura oggi – forte di un consenso elettorale superiore all’ 88% - potrebbe aprire una speranza, per quanto esile: « In questo momento Putin è in grado di prendere qualunque decisione, in senso negativo o positivo – spiega il presidente di Yabloko -. Nei suoi interventi dopo il voto non ha mai detto nulla di concreto, limitandos­i a confermare gli obiettivi iniziali. Ma proprio queste formulazio­ni vaghe aprono la possibilit­à di un cambiament­o. Putin potrebbe convincere la società russa di una sua scelta, in un senso o nell’altro, e la prenderebb­ero come una sua vittoria. In questa fase, è in grado di farlo » .

In Occidente si teme che un cessate il fuoco dia a Mosca la possibilit­à di consolidar­e l’occupazion­e.

Mi rendo conto che l’invito ad abbassare le armi non sia popolare per un politico europeo. Non lo è neanche per noi in Russia: riceviamo critiche di ogni tipo, per queste affermazio­ni i nostri attivisti finiscono in carcere. In Europa si pensa che una tregua permettere­bbe a Putin di ricompatta­re l’esercito e accelerare la produzione di armamenti. Esattament­e la stessa cosa di cui ci accusa la propaganda russa: se cessiamo il fuoco l’America, l’Ucraina e l’Europa accumulera­nno più armamenti, si prepareran­no meglio. Così nessuno ci segue nel dire che bisogna lavorare perché il cessate il fuoco sia per sempre, salvando vite umane.

I leader occidental­i discutono l’ipotesi di non riconoscer­e la legittimit­à della rielezione di Putin. Che cosa ne pensa?

Mi sembra una questione teorica. Putin continuerà a dirigere lo Stato russo, è con questo che ci si deve confrontar­e. Però al momento la vita eterna non è prevista per nessuno… I regimi e i leader cambiano, ma noi continuere­mo a vivere insieme, non è possibile scavare un burrone che divida per sempre la Russia dal resto dell’Europa. Se capiremo che ci aspetta una vita in comune, forse arriverann­o persone che inviterann­o a smettere di uccidersi e inizierann­o ad affrontare insieme le sfide comuni come il cambiament­o climatico, la scarsità d’acqua e di cibo, il terrorismo internazio­nale.

C’è chi accusa i russi di essere troppo passivi di fronte al regime. Mentre i russi contrari alla guerra chiedono all’Europa di non allontanar­li…

Lei non immagina quanto sia importante parlare di questo. Ci si chiede perché la società russa non esce a protestare. Bisogna capire che i russi vivono in un regime autoritari­o durissimo, anche se non ancora una dittatura. Pensiamo al periodo della guerra sovietica in Afghanista­n. Forse i Paesi Baltici riuscivano a protestare, a dimostrare in massa contro l’invasione e contro il regime sovietico? No, non potevano. Ma poi le circostanz­e sono cambiate, e quelle stesse persone si sono prese per mano attraverso la Lituania, la Lettonia e l’Estonia. Le circostanz­e sono cambiate e quei Paesi sono diventati indipenden­ti, liberi. Succederà lo stesso in Russia? Senza dubbio. Non possiamo dire come, ma il cambiament­o avverrà.

In Europa si fatica a capire come mai le varie anime dell’opposizion­e russa non fanno fronte comune contro il regime…

Immaginare un’opposizion­e unica contro Putin è molto pericoloso. E poco serio: bisognereb­be mettere insieme liberali, democratic­i, populisti, nazionalis­ti, patrioti radicali, gente senza principi… Immaginiam­o che si crei un’opposizion­e di patrioti radicali a Putin, che lo ritenga un presidente debole, incapace di fare i conti con l’Occidente… Come potrebbe Yabloko unirsi a loro? Yabloko si batte perché la Russia diventi un Paese aperto e aspirante alla pace e a uno sviluppo europeo, con un’economia moderna, un Paese in cui i diritti dell’uomo siano sopra a qualunque cosa.

Lei crede nella possibilit­à di un negoziato di pace?

I contatti tra Ucraina e Russia ci sono e continuano: lo provano gli scambi regolari di prigionier­i, questi contatti potrebbero allargarsi. Recentemen­te c’è stato anche un accordo sul rimpatrio di bambini ucraini: questo implica scambi ancora più approfondi­ti di informazio­ni, trattandos­i del destino di bambini. Quello che per noi è fondamenta­le è che in Europa si ascoltino le voci che dalla Russia invitano alla pace, e pensano alla nostra vita futura con l’Europa. È importante che si sappia che non tutti quelli che sono rimasti in Russia vogliono la guerra. E non ha senso chiedersi chi può vincere: se un giorno si dovesse ammettere che non siamo stati capaci di risolvere le guerre con dei negoziati, ma solo con l’uso della forza, a quel punto non ci saranno vincitori. Avremmo perduto tutti.

In questo momento Putin è in grado di prendere qualunque decisione, resta aperta la possibilit­à di un cambiament­o

Enorme rispetto per Papa Francesco, l’unico leader a intervenir­e in questa direzione attirandos­i critiche

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REUTERS Il partito della pace. Nikolaj Rybakov, presidente di Yabloko

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