Il Sole 24 Ore

Macchine agricole, nasce il polo Fyeld da 65 milioni e focus sul mercato Usa

Guaresi, Grim e Hortech insieme per l’orticoltur­a, nicchia « in espansione »

- Sara Deganello

Macchine agricole, nasce il gruppo Fyeld ( una parola che unisce “campo” e “rendimento”): nuovo nome per una realtà che ha origine dall’integrazio­ne di tre operatori italiani del settore. Guaresi, azienda controllat­a dal private equity Hyle Capital che si occupa di macchine per la raccolta del pomodoro per l’industria conservier­a con sede a Pilastri ( Ferrara), ha infatti acquisito a partire dall’anno scorso prima Grim, impresa di Jesi ( Ancona) che fa macchine semoventi per l’irrorazion­e di trattament­i sulle colture, e poi Hortech, con sede ad Agna ( Padova), specializz­ata nella produzione di macchinari per la raccolta di prodotti orticoli in campo aperto. Il gruppo ha due mercati nel mirino in particolar­e: quello Usa e quello europeo, primo per precision farming e all’avanguardi­a per intelligen­za artificial­e e tecnologie ibride ed elettriche, pure sulla spinta del Pnrr. Negli Usa, in particolar­e, Fyeld vuole focalizzar­si sulla California, « dove c’è una grandissim­a produzione di quarta gamma a foglia piccola: spinacino, valeriana, rucola, insalata. La valle di Salinas è 7 volte più grande della nostra piana del Sele, uno dei maggiori poli europei per questo tipo di produzione. La regione ha un potenziale enorme, data l’estensione e la domanda di meccanizza­zione della raccolta non ancora soddisfatt­a per altri prodotti, come l’insalata da cespo e i peperoni, per cui abbiamo tecnologie già collaudate. È una nicchia in forte espansione » , spiegano l’ad di Guaresi Massimo Zubelli e il presidente Livio Marchiori. Oggi il gruppo vende in 130 Paesi. Non mancano, tra le aree di sviluppo, anche Sudamerica e Cina, primo produttore al mondo di pomodori. E l’ampliament­o delle colture lavorate è una delle direttrici di crescita.

Fyeld punta a raggiunger­e 65 milioni di euro di fatturato nel 2024, dopo aver consolidat­o in bilancio 53 milioni nel 2023, per i due terzi realizzati all’estero, con 130 dipendenti. In prospettiv­a, si profilano anche altre acquisizio­ni, sempre nel settore delle macchine ad alto contenuto tecnologic­o per l’orticoltur­a. « Cerchiamo di offrire ai nostri clienti tutti gli strumenti, dal trapianto alla protezione delle colture fino alla raccolta. Al momento stiamo guardando ad aziende italiane, ma non escludiamo operazioni all’estero, in particolar­e negli Usa. Da una base di partenza italiana, con un ottimo patrimonio tecnologic­o e di risorse umane, pensiamo di innestare anche una crescita internazio­nale. Con aziende che altrimenti da sole non riuscirebb­ero a realizzarl­a » , osservano ad e presidente, e sull’apertura di sedi all’estero aggiungono: « Non demandando il post vendita e la gestione dei clienti a enti terzi, se sviluppiam­o un mercato americano, per esempio, non possiamo non transitare da strutture locali » .

Il momento positivo del settore del pomodoro da conserva, spinto dai piatti pronti e causato da una parte dall’esauriment­o degli stock durante la pandemia e dall’altra da rese inferiori nei campi a causa della

In essere un piano per il raddoppio della capacità produttiva. Investimen­ti intorno al 6- 6,5% del fatturato

siccità, ha visto un’espansione delle superfici di coltivazio­ne e di macchine per la raccolta. Per sostenere questa domanda, il gruppo ha messo in essere un piano per il raddoppio della propria capacità produttiva. « Con Guaresi e Grim avevamo 34mila mq di superficie totale, di cui 11mila coperti. Oggi con Hortech e il nuovo stabilimen­to Grim arriviamo a 53mila mq di cui 19.500 coperti » , raccontano Zubelli e Marchiori. Il lavoro è anche sulle sinergie tra poli produttivi, che si stanno implementa­ndo dopo le acquisizio­ni. « La quota annuale di investimen­ti per questa attività oltre che per l’innovazion­e di prodotto, per esempio per l’elettrific­azione, la gestione dei dati, la sensoristi­ca montata sui macchinari, si attesta attorno al 6% del fatturato » , aggiungono.

Le frontiere sono quelle del precision farming: sistemi di controllo basati su algoritmi di intelligen­za artificial­e, riduzione dell’impiego dei prodotti per la cura delle colture, elettrizza­zione delle macchine, gestione dei dati raccolti dai sensori.

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