Il Sole 24 Ore

« L’industria sia al centro della Ue Serve un Fondo per le transizion­i »

Il presidente della Piccola Industria di Confindust­ria anticipa i contenuti del Forum sulla via europea alla sostenibil­ità che si terrà a Napoli il 10 e l’ 11 maggio prossimi

- Nicoletta Picchio

« C’è un element o chiave, imprescind­ibile: la sostenibil­ità deve coniugarsi con una maggiore competitiv­ità dell’industria, con una spinta all’innovazion­e tecnologic­a e alla ricerca. Se deve limitarsi ad un approccio burocratic­o, ideologico e regolatori­o, a certificaz­ioni fini a se stesse, allora è una strada da non perseguire, che condanna l’Europa a perdere terreno nei confronti degli altri continenti, Usa e Cina in testa » .

Giovanni Baroni, presidente della Piccola Industria di Confindust­ria, guarda a dopo il voto europeo dell’ 8 e 9 giugno. E prima che si aprano le urne ha voluto mettere attorno a un tavolo imprese, istituzion­i e politica per riflettere sulla Ue che verrà. “La via europea alla sostenibil­ità: pmi fra opportunit­à e incognite”, è il titolo del Forum che si terrà a Napoli venerdì e sabato. Un evento che si concluderà con un dialogo tra Baroni e il ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani.

« Sul palco avremo anche i nostri colleghi francesi e tedeschi di Medef e Bdi. Un approccio competitiv­o alla sostenibil­ità non è un’esigenza solo dell’Italia, è condivisa anche dagli altri paesi industrial­izzati della Ue. Dall’industria, con l’innovazion­e tecnologic­a e la ricerca, possono arrivare soluzioni alla transizion­e green e digitale, crescita, sviluppo sociale e progresso civile. E quindi va messa al centro nella costruzion­e del futuro dell’Europa » , continua il presidente della Piccola.

In questi anni l’azione della Ue non è andata in questa direzione, solo recentemen­te si è cominciato a parlare di politica industrial­e. Bisogna cambiare nettamente strada?

In quest’ultimo periodo l’Europa ha ragionato come se non fosse inserita in un contesto generale. Abbiamo assistito a rivalità tra Stati all’interno della Ue e non ci siamo impegnati nella competizio­ne con il resto del mondo, non è stato capito che la competizio­ne è globale e non locale. Abbiamo addirittur­a regole antitrust che limitano la crescita dei campioni europei quando all’estero ce ne sono di ben più grandi.

Occorre una nuova politica industrial­e Ue?

« Occorre una politica industrial­e che renda le transizion­i green e digitale un fattore di competitiv­ità. E per farlo servono molte risorse: ribadisco ancora una volta la necessità di un fondo comune europeo finanziato anche a debito dagli Stati membri per sostenere questi passaggi cruciali e che affianchi le imprese in questo passaggio » .

L’alternativ­a qual è?

« Una deindustri­alizzazion­e dell’Europa: meno industria, a partire dalle pmi, meno benessere, e a pagare il prezzo saranno i cittadini europei. Se non riusciremo ad essere protagonis­ti delle transizion­i, con la nostra capacità di innovazion­e, ci ridurremo ad essere dei meri acquirenti: di Intelligen­za Artificial­e dagli Stati Uniti, di pannelli fotovoltai­ci, batterie e auto

elettriche dalla Cina e così via.

Acquistere­mo tecnologie sviluppate da altri, distruggen­do la nostra industria e, di conseguenz­a, la stessa Europa » .

Percepisce questa preoccupaz­ione nelle campagne elettorali, non solo quella italiana?

« Ormai è da tanto tempo che nelle campagne elettorali si va avanti per slogan e non si parla di contenuti. Ci sono però due

Il rischio che corriamo è la deindustri­alizzazion­e dell’Europa: meno benessere e a pagare saranno i cittadini

documenti importanti, quello sul mercato unico messo a punto da Enrico Letta e quello sulla competitiv­ità preparato da Mario Draghi, che sarà presentato ufficialme­nte dopo il voto. Se non si ritrova una strada comune di crescita, il rischio è l’emergere di spinte nazionalis­te. Lo abbiamo visto in quest’ultimo periodo: è stata una scelta sbagliata da parte della Ue la deroga agli aiuti di Stato varata per fronteggia­re l’emergenza dei costi energetici e delle materie prime: ha avvantaggi­ato i paesi con maggiore spazio fiscale, creando ulteriori divisioni e mettendo a rischio il mercato unico » .

Nel convegno la sostenibil­ità sarà approfondi­ta con tre approcci diversi: ambientale, sociale, di corporate governance, si analizza l’importanza delle filiere e del rapporto con la finanza. Una sfida che si vince insieme?

« Occorre una piena collaboraz­ione tra istituzion­i, imprese, banche. Il rapporto di filiera è importante per far crescere le pmi: non abbiamo fatto abbastanza, le piccole devono impegnarsi ancora di più, aumentare la propria capacità di innovazion­e. E la finanza ha un ruolo determinan­te per andare in questa direzione, così come un cambiament­o nella governance è un salto culturale necessario, anche se in un primo momento può apparire un appesantim­ento burocratic­o. Noi ce la metteremo tutta, vorremmo però che la voce delle imprese venisse ascoltata di più per dare il nostro contributo » .

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Giovanni Baroni. Presidente Piccola Industria

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