« L’industria sia al centro della Ue Serve un Fondo per le transizioni »
Il presidente della Piccola Industria di Confindustria anticipa i contenuti del Forum sulla via europea alla sostenibilità che si terrà a Napoli il 10 e l’ 11 maggio prossimi
« C’è un element o chiave, imprescindibile: la sostenibilità deve coniugarsi con una maggiore competitività dell’industria, con una spinta all’innovazione tecnologica e alla ricerca. Se deve limitarsi ad un approccio burocratico, ideologico e regolatorio, a certificazioni fini a se stesse, allora è una strada da non perseguire, che condanna l’Europa a perdere terreno nei confronti degli altri continenti, Usa e Cina in testa » .
Giovanni Baroni, presidente della Piccola Industria di Confindustria, guarda a dopo il voto europeo dell’ 8 e 9 giugno. E prima che si aprano le urne ha voluto mettere attorno a un tavolo imprese, istituzioni e politica per riflettere sulla Ue che verrà. “La via europea alla sostenibilità: pmi fra opportunità e incognite”, è il titolo del Forum che si terrà a Napoli venerdì e sabato. Un evento che si concluderà con un dialogo tra Baroni e il ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani.
« Sul palco avremo anche i nostri colleghi francesi e tedeschi di Medef e Bdi. Un approccio competitivo alla sostenibilità non è un’esigenza solo dell’Italia, è condivisa anche dagli altri paesi industrializzati della Ue. Dall’industria, con l’innovazione tecnologica e la ricerca, possono arrivare soluzioni alla transizione green e digitale, crescita, sviluppo sociale e progresso civile. E quindi va messa al centro nella costruzione del futuro dell’Europa » , continua il presidente della Piccola.
In questi anni l’azione della Ue non è andata in questa direzione, solo recentemente si è cominciato a parlare di politica industriale. Bisogna cambiare nettamente strada?
In quest’ultimo periodo l’Europa ha ragionato come se non fosse inserita in un contesto generale. Abbiamo assistito a rivalità tra Stati all’interno della Ue e non ci siamo impegnati nella competizione con il resto del mondo, non è stato capito che la competizione è globale e non locale. Abbiamo addirittura regole antitrust che limitano la crescita dei campioni europei quando all’estero ce ne sono di ben più grandi.
Occorre una nuova politica industriale Ue?
« Occorre una politica industriale che renda le transizioni green e digitale un fattore di competitività. E per farlo servono molte risorse: ribadisco ancora una volta la necessità di un fondo comune europeo finanziato anche a debito dagli Stati membri per sostenere questi passaggi cruciali e che affianchi le imprese in questo passaggio » .
L’alternativa qual è?
« Una deindustrializzazione dell’Europa: meno industria, a partire dalle pmi, meno benessere, e a pagare il prezzo saranno i cittadini europei. Se non riusciremo ad essere protagonisti delle transizioni, con la nostra capacità di innovazione, ci ridurremo ad essere dei meri acquirenti: di Intelligenza Artificiale dagli Stati Uniti, di pannelli fotovoltaici, batterie e auto
elettriche dalla Cina e così via.
Acquisteremo tecnologie sviluppate da altri, distruggendo la nostra industria e, di conseguenza, la stessa Europa » .
Percepisce questa preoccupazione nelle campagne elettorali, non solo quella italiana?
« Ormai è da tanto tempo che nelle campagne elettorali si va avanti per slogan e non si parla di contenuti. Ci sono però due
Il rischio che corriamo è la deindustrializzazione dell’Europa: meno benessere e a pagare saranno i cittadini
documenti importanti, quello sul mercato unico messo a punto da Enrico Letta e quello sulla competitività preparato da Mario Draghi, che sarà presentato ufficialmente dopo il voto. Se non si ritrova una strada comune di crescita, il rischio è l’emergere di spinte nazionaliste. Lo abbiamo visto in quest’ultimo periodo: è stata una scelta sbagliata da parte della Ue la deroga agli aiuti di Stato varata per fronteggiare l’emergenza dei costi energetici e delle materie prime: ha avvantaggiato i paesi con maggiore spazio fiscale, creando ulteriori divisioni e mettendo a rischio il mercato unico » .
Nel convegno la sostenibilità sarà approfondita con tre approcci diversi: ambientale, sociale, di corporate governance, si analizza l’importanza delle filiere e del rapporto con la finanza. Una sfida che si vince insieme?
« Occorre una piena collaborazione tra istituzioni, imprese, banche. Il rapporto di filiera è importante per far crescere le pmi: non abbiamo fatto abbastanza, le piccole devono impegnarsi ancora di più, aumentare la propria capacità di innovazione. E la finanza ha un ruolo determinante per andare in questa direzione, così come un cambiamento nella governance è un salto culturale necessario, anche se in un primo momento può apparire un appesantimento burocratico. Noi ce la metteremo tutta, vorremmo però che la voce delle imprese venisse ascoltata di più per dare il nostro contributo » .