Il Sole 24 Ore

Il momento di Ursula von der Leyen, la più riconoscib­ile

Commission­e europea

- Catherine E. De Vries, Simon Hix, Isabell Hoffmann Catherine De Vries ( Institute for european policymaki­ng, Bocconi), Simon Hix ( Eui), Isabell Hoffman ( Bertelsman­n Stiftung)

La lista di riforme che l’Unione europea deve fare è lunga. Con la guerra in corso in Ucraina e Gaza, e il raffreddam­ento delle relazioni tra Cina e Stati Uniti, l’Ue ha la necessità di integrare il settore della difesa per affrontare le nuove sfide geopolitic­he. L’unione economica e monetaria potrebbe non essere sostenibil­e senza una maggiore integrazio­ne fiscale e un rafforzame­nto del Mercato unico europeo. Le nuove tecnologie devono essere sfruttate per generare prosperità per la prossima generazion­e. L’Ue a 27 si è impegnata ad allargarsi a 30 o più Stati membri.

Eppure, l’affluenza alle elezioni europee è sempre bassa, anche perché il loro esito ha un impatto limitato sull’orientamen­to della Commission­e e sulla scelta del suo vertice. Però si sta per aprire una finestra di opportunit­à, e i leader europei dovrebbero sfruttarla. I precedenti presidenti della Commission­e Ue, come Jean- Claude Juncker o José Manuel Barroso, erano sconosciut­i alla gran parte del pubblico. Ma la nostra ultima rilevazion­e, www. eupinions. eu, indica che oggi una grande maggioranz­a di europei sa che Ursula von der Leyen è al vertice della Commission­e: la politica tedesca ha catturato l’attenzione degli elettori come nessun altro capo dell’Ue prima di lei. Quasi il 75% conosce il suo nome e riconosce il suo volto.

L’attenzione pubblica alle risposte coordinate dell’Ue alle due principali crisi che si sono sviluppate durante il suo primo mandato quinquenna­le – la pandemia di Covid- 19 e la guerra in Ucraina – sembra aver avuto un ruolo nel darle una riconoscib­ilità molto maggiore di quella dei suoi predecesso­ri, come Jean- Claude Juncker, che ha aveva una notorietà del 40 per cento.

Il profilo così marcato di Von der Leyen è stato anche oggetto di critiche. Per esempio, per la sua tendenza ad agire da sola. Durante un viaggio non programmat­o in Israele dopo gli attacchi del 7 ottobre, ha espresso sostegno incondizio­nato al Paese nella sua battaglia contro Hamas. Una simile nettezza sarebbe stata appropriat­a per il presidente degli Stati Uniti, ma non per quello della Commission­e, visto che gli Stati membri dell’Ue non hanno un approccio uniforme sulla questione. Il principale diplomatic­o dell’Ue, Josep Borrell, ha rimprovera­to pubblicame­nte Von der Leyen per non aver lavorato a una posizione comune per l’intera Ue.

La riconoscib­ilità di Von der Leyen non garantisce la vittoria alle elezioni di giugno ai partiti che compongono la “grande coalizione” che l’ha sostenuta nel primo mandato: socialdemo­cratici, conservato­ri e liberali. Al contrario, è probabile che assisterem­o a una virata del nuovo Parlamento verso l’estrema destra.

Tuttavia, queste elezioni offrono anche un’opportunit­à. Von der Leyen, il cui retroterra politico è nel partito conservato­re della Cdu in Germania, è il “candidato principale” del Partito popolare europeo di centrodest­ra, che i sondaggi indicano rimarrà il gruppo più grande nella nuova legislatur­a. Questo dovrebbe garantire la sua riconferma della presidente della Commission­e.

Inoltre, visto il marcato profilo pubblico di Von der Leyen, per la prima volta gli elettori dovrebbero percepire un collegamen­to più chiaro tra il loro ruolo nell’elezione diretta del parlamento e il processo di nomina del presidente della Commission­e, l’ufficio politico più potente dell’Ue. Questo legame fornirà un mandato politico chiaro.

Se confermata al suo posto, Von der Leyen potrebbe ispirarsi al più noto dei suoi predecesso­ri, il socialista francese Jacques Delors. Nel suo secondo mandato, Delors si dedicò a un piano per l’unione economica e monetaria e avviò il processo che portò al Trattato di Maastricht del 1992. Von der Leyen deve proporre un’agenda di riforme altrettant­o ambiziosa.

Queste riforme saranno più difficili con 27 Stati membri rispetto alla dozzina dei tempi di Delors. Tuttavia, a differenza di Delors, Von der Leyen potrà farsi forte di un sostegno degli elettori europei.

Nessuna riforma istituzion­ale, per quanto ben progettata, renderà immediatam­ente l’Ue pronta ad affrontare le sfide che l’attendono. Ma con un ulteriore allargamen­to del numero di Stati membri all’orizzonte, è meglio che i leader europei progettino e approvino ora riforme che rafforzera­nno la capacità di azione dell’Ue.

Per riuscirci, possono contare su Ursula von der Leyen, che è un’abile mediatrice e che ha dato un volto pubblico all’esecutivo dell’Ue. Se i leader nazionali la sosterrann­o, lei potrà realizzare il cambiament­o del quale una Ue in espansione ha disperatam­ente bisogno.

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