Festival di Trento, a Lucca nuova tappa in vista della kermesse
Dal 23 al 26 maggio l’evento con la presenza di cinque Premi Nobel
La dialettica, intesa come confronto tra posizioni diverse, sarà alla base del Festival dell’economia di Trento, organizzato dal Sole 24 Ore dal 23 al 26 maggio con il titolo “Quo vadis? I dilemmi del nostro tempo”, che vedrà tra i relatori cinque premi Nobel, 22 ministri, 80 professori delle principali università del mondo, 40 economisti, 60 rappresentanti delle istituzioni, 57 tra imprenditori e manager. Tra gli incontri in programma, quello col cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che tratterà il tema “Un mondo a pezzi, riuscirà a ritrovare la bussola?”.
Della dialettica come strumento per capire le grandi trasformazioni in atto – da quella demografica a quella energetica, dal declino dell’Occidente alle guerre tornate a essere strumento di risoluzione dei conflitti – hanno parlato ieri a Lucca, in una delle tappe di avvicinamento al Festival, il direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini e il professore in Economia aziendale della Scuola Imt Alti Studi Lucca, Nicola Lattanzi, introdotti dal sindaco della città, Mario Pardini, dal presidente della Provincia, Luca Menesini, e dal rettore della Scuola Imt, Rocco De Nicola.
Imt, istituto universitario statale a ordinamento speciale focalizzato sui dottorati di ricerca, si caratterizza per l’approccio multidisciplinare, in linea con quanto farà il Festival dell’economia: « La visione della conoscenza in senso verticale è superata – ha spiegato Tamburini – basta vedere come ragionano le multinazionali: se cercano un ingegnere informatico tengono presente anche le umanistiche, con una visione multidisciplinare che Imt ha seguito fin dalla nascita anticipando i tempi e che caratterizza il Festival di Trento » . Il fatto che il sistema educativo italiano sia ancora in gran parte organizzato sulla verticalità, dalle facoltà ai dipartimenti universitari, preoccupa Lattanzi: « Rischiamo di avere problemi in futuro – ha detto – perché non siamo abituati a ragionare e ad affrontare i problemi in modo interdisciplinare » .