Ex Ilva, verso lo sblocco dei vecchi crediti dell’indotto
In due o tre mesi misure da Sace: predisposte due linee di factoring da 220 milioni Ieri a Taranto l’incontro tra i commissari di Acciaierie Confindustria e Aigi
Sblocco delle fatture arretrate nel giro di uno- due mesi attraverso l’intervento di Sace, che per l’indotto ex Ilva ha approntato misure specifiche. Si tratta di fatture emesse per Acciaierie d’Italia, durante la precedente gestione, che non sono state saldate. Un ammontare complessivo di 141 milioni, secondo fonti imprenditoriali di Aigi. Gestione ordinata e pagamenti regolari per le fatture correnti, quelle emesse verso l’amministrazione straordinaria. Superamento del concetto di indotto in senso stretto per cercare di arrivare ad una partnership con le imprese che lavorano col polo siderurgico.
Sono le linee esposte ieri a Taranto dai commissari di Acciaierie, Giovanni Fiori, Davide Tabarelli e Giancarlo Quaranta, che hanno incontrato separatamente Confindustria Taranto e Aigi, associazione di imprese. Da parte dell’amministrazione straordinaria manifestata volontà di dialogo, così come già espressa ai sindacati. « Per le fatture scadute si è nella fase che vedrà Sace nel giro di un mese, massimo due, poter effettuare il ristoro alle imprese. Si è nella fase esecutiva » commenta il presidente di Confindustria Taranto, Salvatore Toma. Nello specifico, Sace ha predisposto due linee di factoring per complessivi 220 milioni, destinatari, rispettivamente, l’amministrazione straordinaria di Acciaierie e l’indotto. Un’altra misura di sostegno, col fondo di garanzia, l’ha invece messa a punto il Mediocredito centrale. I commissari, prosegue Toma, « hanno detto che stanno pagando regolarmente le imprese e che c’è tanto lavoro da fare nel siderurgico. Alle imprese si chiede un rapporto di lealtà. I commissari stanno pian piano pianificando gli interventi di manutenzione e di ripristino perchè lo stabilimento, oggi a produzione bassa, deve ripartire » . Nel piano di ripartenza presentato da Acciaierie vi è infatti la ripresa dell’altoforno 2 ( attualmente fermo) da settembre e l’assegnazione a Taranto, come lavoro, di 280 milioni su 330.
« È emerso come sia riduttivo parlare di indotto - rileva Toma -. Bisogna invece ragionare un termini di partnership e di collaborazione poiché lo stabilimento serve al territorio e le aziende contribuiscono a portarlo avanti. Sono emersi spunti interessanti, e cioè che in futuro l’acciaio a Taranto potrà servire al progetto della cantieristica navale - dice Toma - e a quello dell’eolico offshore galleggiante per la costruzione delle piattaforme, dove servono diverse tonnellate di acciaio. E Taranto, oltre al siderurgico, ha anche un porto che si presta per le attività di assemblaggio. L’incontro è stato molto positivo e manifestiamo quindi un cauto ottimismo » .
« Sembra che si vada verso la normalizzazione dei pagamenti della fase attuale e si sta lavorando per rendere efficaci le misure per il pregresso - commenta Vincenzo Cesareo, presidente della Camera di Commercio -. AdI ci ha chiesto una sinergia di intenti e noi abbiamo ribadito che se partnership deve essere, i commissari ci devono far capire il progetto industriale affinché noi possiamo sposarlo e accompagnarlo » . « I commissari stanno lavorando per riprendere l’attività sul nuovo - dichiara Fabio Greco, presidente di Aigi - mentre per i 280 milioni di lavori previsti su Taranto, ora si dovranno definire le varie specificità. Sicuramente il territorio lavorerà su questa quota in quanto esprime realtà importanti, ma questo ovviamente nella massima libertà di mercato » .