Nasce la Fondazione per ridurre la distanza tra capitale e lavoro
L’iniziativa unisce manager, professionisti, imprese e credito
Aprire il capitale delle imprese ai collaboratori, monitorare e diffondere le buone pratiche esistenti già avviate da piccole e grandi aziende pionieristiche, e accompagnare le aziende verso un “neocapitalismo partecipato e diffuso” rendendo accessibili le modalità organizzative, gestionali e giuridiche per la costruzione dell’impresa del futuro.
Con questi obiettivi nasce a Treviso la nuova Fondazione Capitale & Lavoro, frutto dell’iniziativa congiunta di un primo nucleo composto da persone fisiche e giuridiche riconducibili al mondo dell’impresa, del lavoro, del management, delle professioni e del credito. Non è un caso che il centro dell’iniziativa sia il Veneto: « Questa è terra di diffusa imprenditorialità, e qui si sono sviluppate forme di collaborazione e relazioni sindacali all’avanguardia » , spiega il presidente Giuseppe Milan, che sottolinea: « Si tratta di una vera e propria rivoluzione se consideriamo che il rapporto tra capitale e lavoro, nella storia, è stato caratterizzato da dinamiche di netta separazione, quando non di contrapposizione e conflitto » .
Con Milan, manager di lunga esperienza in ambito confindustriale, soci fondatori sono Marco Bentivogli, coordinatore Base Italia ETS; Guido Bevilacqua, contitolare SNBS - Studio Notarile Bevilacqua Simoncini Marchiol & Lapis; Tiziano Cenedese, presidente Fondazione CMB; Maria Cristina Piovesana, presidente e amministratrice delegata ALF Group: Flavio Piva, presidente Federazione Veneta delle Banche di Credito Cooperativo e Maurizio Zordan, presidente di Zordan.
A completare la governance un comitato scientifico composto da 12 personalità scelte tra manager e docenti universitari: Riccardo Borsari, Giulio Buciuni, Giancarlo Corò, Giovanni Costa, Alberto Felice De Toni, Marco Fortis, Paolo Gubitta, Chiara Mio, Sergio Novello, Alessandro Rossi, Claudia Sandei, Marco Zabotti.
‘
Orario di lavoro ( tempo) e fabbrica ( spazio) concetti da ripensare alla luce delle transizioni in atto
In una epoca di grandi trasformazioni, « i tradizionali concetti di tempo, l’orario di lavoro, e spazio, la fabbrica, che hanno da sempre regolato i rapporti di lavoro, oggi sono da ripensare. Da un lato la pandemia, dall’altro le transizioni ecologica e digitale, rendono necessario mettere al centro una logica nuova, di risultato » , spiega Milan. Per le aziende la nuova mentalità può tradursi in una migliore capacità di attrazione e fidelizzazione dei collaboratori, in un’epoca che vede il fattore umano sempre più critico e scarso. Dal punto di vista del lavoratore, sentirsi partecipe dell’impresa e del suo andamento può portare benefici non solo economici, ma anche in termini di benessere e soddisfazione personale.