Il populista di sinistra che imbarazza i socialisti
Il leader postcomunista guarda a Budapest e apre al dialogo con Mosca
Il leader ungherese Viktor Orbán era stato fra i primi a congratularsi a settembre. Ora riemerge fra gli appelli di solidarietà, condannando l’attacco al suo « amico » Robert Fico. In teoria i due dovrebbero ritrovarsi agli opposti, la discrasia naturale fra il conservatore Orbán e il socialista Fico. Nei fatti, la parabola del secondo spiega bene perché c’è chi lo consideri una sorta di alter ego di sinistra del premier magiaro. Entrambi sono o sono stati considerati mine vaganti nelle rispettive famiglie politiche europee, con Orbán espulso dai Popolari dopo anni di richiami e Fico che ha sempre imbarazzato il gruppo dei Socialisti a Bruxelles. Entrambi sposano una linea che confluisce, da presupposti diversi, su un’agenda accusata di minare lo Stato di diritto, arginare il dissenso e orientare sempre di più lo sguardo delle alleanze verso la Russia di Vladimir Putin.
Fico, 60 anni da compiere a metà settembre, è alla sua terza stagione da premier ( si legga articolo a fianco) dopo il successo nelle ultime elezioni del 2023 e una storia politica che lo proietta nel ruolo di outsider. Cresciuto nel partito comunista slovacco, rompe nel 1999 con gli eredi naturali del Partito della Sinistra
‘ L’agenda fonde una politica economica progressista con la conservazione su diritti e valori
Democratica per fondare una sigla autonoma. Si chiamerà Direzione Socialdemocrazia ( Smersociálna demokracia) e intercetterà una buona quota dei consensi post- comunisti, veleggiando oltre il 40% dei voti nelle elezioni del 2012.
La ricetta di « Smer » intreccia una politica economica di intonazione socialdemocratica a un’agenda di inclinazioni conservatrici sul fronte dei valori: famiglia tradizionale, affondi contro le comunità islamiche e Rom, ostilità ai diritti Lgbt e ai flussi migratori. In politica estera, il suo capitale politico si è costruito anche sul dissenso agli aiuti militari all’Ucraina e sulla necessità di mantenere un dialogo con Mosca. Oggi « i sondaggi mostrano che Fico ha mantenuto i consensi dei suoi elettori, ma è una figura controversa e anche le sue politiche lo sono » dice al Sole 24 Ore Alena Kudzko, direttrice di Policy and Programming del think tank slovacco Globsec. Gli esempi citati sono gli interventi che rivedono il reato di corruzione, aumentano il controllo sui media pubblici e incalzano le Ong, mentre il pressing sul dialogo con la Russia pare fermo più « alla retorica rispetto a quello che viene fatto davvero nella Ue » dice Kudzko. Ora il timore è che l’attentato possa offrire un appiglio a una repressione più sostanziale, giustificando un’equazione di fondo fra opposizione e violenze. Il presidente eletto Peter Pellegrini, alleato di Fico, sembra averne già suggerita una: « Se esprimiamo opinioni politiche diverse con le pistole in piazza, e non ai seggi - ha detto - stiamo minacciando tutto quello che abbiamo costruito insieme in 31 anni in Slovacchia » .