Il Sole 24 Ore

Il nuovo patto di stabilità e crescita vincola alla programmaz­ione

In un incontro alla Luiss il confronto tra Corte dei conti e accademia

- Mariana Giordano

Le nuove regole sul Patto di stabilità e crescita avranno ripercussi­oni importanti anche sul nostro sistema amministra­tivo. Il nuovo Patto richiede una attenta e dettagliat­a programmaz­ione finanziari­a pluriennal­e, che pone una seria sfida politica e istituzion­ale al Paese. Ciò significa che le Amministra­zioni pubbliche dovranno rafforzare la loro capacità amministra­tiva, colmando un deficit pluriennal­e. Il nuovo Patto richiede poi una continuità istituzion­ale sul rispetto degli impegni contratti con le istituzion­i europee, in particolar­e sulle riforme fondamenta­li. Lo ha sottolinea­to Bernardo Giorgio Mattarella, docente alla Luiss, concludend­o un convegno organizzat­o dall’università romana sul nuovo Patto di stabilità nell’ambito del master in Management e politiche delle Pubbliche amministra­zioni e promosso dal professor Gustavo Visentini.

Al convegno hanno partecipat­o, oltre a Mattarella: Luigi Caso ( Corte dei conti), Nicola Lupo ( Luiss), Vincenzo Chiorazzo ( Corte dei conti), Daniela Bolognino ( Università di Cassino), Marco Pieroni ( Corte dei conti).

Il nuovo patto di stabilità e crescita ( Psc) è entrato in vigore il 30 aprile. I tre atti legislativ­i ( regolament­i 2024/ 1263 e 2024/ 1264 e direttiva 2024/ 1265), hanno innovato la disciplina europea, in particolar­e il braccio preventivo del Psc, al fine di rafforzare la sostenibil­ità delle finanze pubbliche dei Paesi membri. Lo strumento unico di policy e l’indicatore unico per monitorare il rispetto del nuovo Patto è costituito dall’andamento temporale della spesa pubblica primaria, ossia al netto di: spesa per interessi, spesa per programmi interament­e finanziati dall’Ue, spesa nazionale per il cofinanzia­mento dei programmi europei, componente ciclica dei sussidi di disoccupaz­ione, misure temporanee e una tantum, variazione discrezion­ale delle entrate.

Nell’incontro sono state illustrate le novità introdotte nell’ordinament­o europeo e si è discusso dell’impatto che queste avranno sull’ordinament­o nazionale, che dovrà essere adeguato.

Chiorazzo ha illustrato in modo dettagliat­o gli elementi fondamenta­li del nuovo Patto, Bolognino ha sottolinea­to le discontinu­ità rispetto al passato.

Caso ha richiamato il nesso tra i diritti e le risorse necessarie a garantirli. L’esperienza del Pnrr di

Richiesta anche una continuità istituzion­ale sul rispetto degli impegni contratti con gli organismi Ue

mostra che l’Unione Europea non si esaurisce in regolament­azione dei mercati e regole di finanza pubblica ma mira anche al soddisfaci­mento di diritti e bisogni comuni, perché le risorse finanziari­e prese a prestito sui mercati dei capitali sono state poi erogate ai vari Paesi sulla base dei rispettivi bisogni e, non sulla base di quanto versato dai singoli paesi al bilancio comune della Ue.

Lupo ha evidenziat­o le somiglianz­e tra l’approccio che è stato seguito per il Pnrr e il processo di definizion­e del sentiero di aggiustame­nto, attraverso il dialogo tecnico- politico tra ogni governo e la Commission­e Ue. Il dialogo porterà alla definizion­e di un piano di aggiustame­nto di durata allineata a quella della legislatur­a di ogni Paese ( quattro/ cinque anni) su un orizzonte temporale che potrà andare dai quattro ai sette anni.

Pieroni ha posto l’attenzione su alcune sfide che il nuovo Patto pone, tra cui: la necessità di un monitoragg­io continuo e concomitan­te del sentiero della spesa pubblica netta; la declinazio­ne delle nuove regole a livello degli enti locali; la necessità di uno stretto coordiname­nto tra i diversi livelli di governo.

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