Il mondo multipolare fa paura se non c’è il multilateralismo
Il mondo multipolare che sta emergendo, lungi dall’essere win- win come auspicato dal presidente Xi Jinping e magnificato da Vladimir Putin, implica via via polarizzazione, corsa agli armamenti, guerre commerciali, demonizzazione reciproca degli avversari, lotta per il dominio e guerre rovinose. Nessuna potenza con pretese egemoniche appare in grado di fornire stabilità. Senza il multilateralismo, ossia condivisione di regole e di norme, il multipolarismo si rivela una miscela instabile e pericolosa.
Nel continente eurasiatico, potenze in ascesa, medie e piccole si stanno posizionando tra Occidente e Oriente. L’Iran ha optato per partnership con Russia e Cina: dall’accordo con l’Unione economica eurasiatica a trazione russa per la formazione di un’area di libero scambio, all’adesione all’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, guidata da Cina e Russia, alla partecipazione alla Banca asiatica d’Investimento per le infrastrutture, fondata da Pechino.
Mentre la Russia preme per modificare il paradigma di sviluppo nel Nord- Est asiatico, l’India, l’altra grande potenza emergente, cerca di mantenere proprie agende politiche ed economiche e di porsi come centro separato. Ma è fortemente in competizione con la Cina per i Paesi coinvolti nei corridoi economici BangladeshCina- India- Myanmar e Cina- Indocina.
Un tempo il cotone indiano e la seta cinese costituivano componenti preziosi del commercio della Via della Seta che fiorì tra le due antiche civiltà per due millenni. La storia illustra che la strada più lunga conosciuta dall’umanità funzionava a causa di una combinazione di elementi – geografici, politici e individuali – ma il fattore prevalente era il suo multilateralismo intrinseco, in cui le strade erano costruite, mantenute e protette non solo da imperi, ma da piccole città oasi indipendenti e regni regionali.
La lotta per il dominio si intensifica lungo le linee di faglia in AsiaPacifico, Asia centrale, Caucaso meridionale, Asia meridionale e orientale, Europa centrale e orientale, Medio Oriente.
Le norme e le leggi internazionali vengono interpretate in modi diversi. Gli Stati piccoli e medi hanno limitate possibilità di manovra e si trovano a oscillare fra l’uno e l’altro polo per cercare di mantenere la propria sicurezza.
Singapore, Paese pur fiducioso e affluente, ha inserito un margine di incertezza nel suo destino. I leader da tempo ricordano ai concittadini che il Paese è un “puntino rosso,” vulnerabile anche in tempi di abbondanza da grandi potenze ed eventi globali. Le tensioni Stati Uniti- Cina sono osservate con preoccupazione nella città- Stato che è hub internazionale per la finanza e la logistica e ha a lungo mantenuto ottimi legami con entrambi.
C’è in particolare preoccupazione per potenziali operazioni di influenza da parte della Cina, volte principalmente a far leva sulle idee di solidarietà con la popolazione maggioritaria di Singapore di etnia cinese.
Il Giappone, il primo Paese asiatico a divenire economia avanzata, sembra vivere la sindrome di un Paese emergente. La sua economia si è contratta poiché la spesa dei consumatori continua a declinare. Tokyo teme la discesa nel disordine, nella disparità e nelle disfunzioni. Le proiezioni governative per la popolazione regionale di donne in età fertile entro il 2050, hanno definito il 43% dei 1.729 comuni del Giappone come « suscettibili di scomparire » . I contorni delle future città- fantasma, delle zone morte economiche e della povertà sono già tracciati. Malgrado grandi aziende americane abbiano aumentato i loro investimenti, la preoccupazione per il futuro dell’economia cinese e le tensioni geopolitiche tra Pechino e Occidente sono uno svantaggio per il Giappone, pur dotato di molteplici atout.
La Cina è un enorme mercato per le aziende nipponiche oltre che un’importante base di produzione. Le barriere protezionistiche occidentali ai veicoli elettrici prodotti in Cina danneggiano anche i produttori giapponesi, il friend- shoring collide con la sospensione dell’operazione Nippon Steel- US Steel da parte dell’amministrazione Biden. Se l’America è imprevedibile, la Cina spaventa per l’incessante rafforzamento militare degli ultimi 20 anni che ha dotato Pechino della più grande marina del mondo. In questo scenario, Singapore si ripromette di essere « più riflessiva, attenta e agile per evitare di farsi travolgere dalle correnti geopolitiche » .