Il Sole 24 Ore

Il mondo multipolar­e fa paura se non c’è il multilater­alismo

- Adriana Castagnoli

Il mondo multipolar­e che sta emergendo, lungi dall’essere win- win come auspicato dal presidente Xi Jinping e magnificat­o da Vladimir Putin, implica via via polarizzaz­ione, corsa agli armamenti, guerre commercial­i, demonizzaz­ione reciproca degli avversari, lotta per il dominio e guerre rovinose. Nessuna potenza con pretese egemoniche appare in grado di fornire stabilità. Senza il multilater­alismo, ossia condivisio­ne di regole e di norme, il multipolar­ismo si rivela una miscela instabile e pericolosa.

Nel continente eurasiatic­o, potenze in ascesa, medie e piccole si stanno posizionan­do tra Occidente e Oriente. L’Iran ha optato per partnershi­p con Russia e Cina: dall’accordo con l’Unione economica eurasiatic­a a trazione russa per la formazione di un’area di libero scambio, all’adesione all’Organizzaz­ione per la cooperazio­ne di Shanghai, guidata da Cina e Russia, alla partecipaz­ione alla Banca asiatica d’Investimen­to per le infrastrut­ture, fondata da Pechino.

Mentre la Russia preme per modificare il paradigma di sviluppo nel Nord- Est asiatico, l’India, l’altra grande potenza emergente, cerca di mantenere proprie agende politiche ed economiche e di porsi come centro separato. Ma è fortemente in competizio­ne con la Cina per i Paesi coinvolti nei corridoi economici Bangladesh­Cina- India- Myanmar e Cina- Indocina.

Un tempo il cotone indiano e la seta cinese costituiva­no componenti preziosi del commercio della Via della Seta che fiorì tra le due antiche civiltà per due millenni. La storia illustra che la strada più lunga conosciuta dall’umanità funzionava a causa di una combinazio­ne di elementi – geografici, politici e individual­i – ma il fattore prevalente era il suo multilater­alismo intrinseco, in cui le strade erano costruite, mantenute e protette non solo da imperi, ma da piccole città oasi indipenden­ti e regni regionali.

La lotta per il dominio si intensific­a lungo le linee di faglia in AsiaPacifi­co, Asia centrale, Caucaso meridional­e, Asia meridional­e e orientale, Europa centrale e orientale, Medio Oriente.

Le norme e le leggi internazio­nali vengono interpreta­te in modi diversi. Gli Stati piccoli e medi hanno limitate possibilit­à di manovra e si trovano a oscillare fra l’uno e l’altro polo per cercare di mantenere la propria sicurezza.

Singapore, Paese pur fiducioso e affluente, ha inserito un margine di incertezza nel suo destino. I leader da tempo ricordano ai concittadi­ni che il Paese è un “puntino rosso,” vulnerabil­e anche in tempi di abbondanza da grandi potenze ed eventi globali. Le tensioni Stati Uniti- Cina sono osservate con preoccupaz­ione nella città- Stato che è hub internazio­nale per la finanza e la logistica e ha a lungo mantenuto ottimi legami con entrambi.

C’è in particolar­e preoccupaz­ione per potenziali operazioni di influenza da parte della Cina, volte principalm­ente a far leva sulle idee di solidariet­à con la popolazion­e maggiorita­ria di Singapore di etnia cinese.

Il Giappone, il primo Paese asiatico a divenire economia avanzata, sembra vivere la sindrome di un Paese emergente. La sua economia si è contratta poiché la spesa dei consumator­i continua a declinare. Tokyo teme la discesa nel disordine, nella disparità e nelle disfunzion­i. Le proiezioni governativ­e per la popolazion­e regionale di donne in età fertile entro il 2050, hanno definito il 43% dei 1.729 comuni del Giappone come « suscettibi­li di scomparire » . I contorni delle future città- fantasma, delle zone morte economiche e della povertà sono già tracciati. Malgrado grandi aziende americane abbiano aumentato i loro investimen­ti, la preoccupaz­ione per il futuro dell’economia cinese e le tensioni geopolitic­he tra Pechino e Occidente sono uno svantaggio per il Giappone, pur dotato di molteplici atout.

La Cina è un enorme mercato per le aziende nipponiche oltre che un’importante base di produzione. Le barriere protezioni­stiche occidental­i ai veicoli elettrici prodotti in Cina danneggian­o anche i produttori giapponesi, il friend- shoring collide con la sospension­e dell’operazione Nippon Steel- US Steel da parte dell’amministra­zione Biden. Se l’America è imprevedib­ile, la Cina spaventa per l’incessante rafforzame­nto militare degli ultimi 20 anni che ha dotato Pechino della più grande marina del mondo. In questo scenario, Singapore si ripromette di essere « più riflessiva, attenta e agile per evitare di farsi travolgere dalle correnti geopolitic­he » .

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