La carica dei 100 per l’antitrust: magistrati e grand commis
Tutto fermo. Il controllore del mercato è ancora senza testa. Sono passati 50 giorni dall’uscita (peraltro annunciata) di Giovanni Pitruzzella dall’autorità Antitrust (che vigila sulla concorrenza e i diritti dei consumatori), in anticipo di due mesi sulla scadenza. Una latenza inusuale.
La nomina del presidente dell’autorità garante della concorrenza e del mercato spetta con provedimento congiunto ai presidenti di Camera e Senato. Roberto Fico (M5S) ed Elisabetta Casellati (Forza Italia) hanno aperto il 14 settembre una call, processo di confronto che si è chiuso il 14 ottobre.
Sono arrivate un centinaio di candidature di cui una quindicina utili che Fico e Casellati stanno vagliando. In testa ai papabili, due magistrati. Una è la giudice Marina Tavassi, presidente della Corte d’appello di Milano (prima donna a ricoprire l’incarico, nel 2016). Accreditata del sostegno di Casellati, è in generale apprezzata e conosciuta nell’ambiente per avere seguito molte questioni di antitrust. L’altro è Alessandro Pajno, 70 anni, ex presidente del Consiglio di Stato. Già capo di gabinetto di Mattarella quando l’attuale presidente della Repubblica era ministro, è stato sottosegretario all’interno nel governo Prodi. Altre ipotesi sono quelle di Francesco Caringella, 53 anni, consigliere di Stato che si dice sia sostenuto da Roberto Chieppa, l’ex segretario generale dell’antitrust diventato segretario generale di Palazzo Chigi.
E l’avvocato super partes Alberto Pera, storico primo segretario generale dell’antitrust, presidente dell’associazione Antitrust Italiana che ha suggerito a Fico e Casellati di aprire la call.
Oltre ad Alfonso Celotto, per un breve periodo capo di gabinetto della ministra della Sanità Giulia Grillo. In forse Giovanni Legnini, l’ex vicepresidente del Csm a cui il Pd ha offerto la posizione di capolista per l’abruzzo. In gara anche il costituzionalista di centro destra Beniamino Caravita mentre frena Roberto Garofoli, il capo di Gabinetto al Tesoro finito nella bufera su Croce Rossa e bed & breakfast. Intanto resta aperto anche il caso della Consob. A oltre due mesi dalle dimissioni di Mario Nava per «questione politica», come lui stesso disse, la poltrona di presidente della commissione che vigila sulle società quotate è ancora vuota. Qui il potere di nomina è del presidente della Repubblica e quello di designazione del presidente del Consiglio. Mentre è circolato il nome (sorprendente per gli osservatori) dell’euroscettico Antonio Rinaldi, vicino a Paolo Savona, resta alta la probabilità su Marcello Minenna.
Per il Garante della Concorrenza che tutela anche i consumatori in pole Tavassi e Pajno. Ma il tempo stringe