L'Economia

La ricetta europea di Mediaset (l'altra faccia del caso Tim)

Una chiave continenta­le, con Tf1 e Prosiebens­at, per affrontare il calo dei ricavi dei media

- Di Federico De Rosa

Afuria di gridare al pericolo per l’invasione degli «Over the top», si rischia di non inquadrare con precisione un problema che non è imminente ma già, purtroppo, attuale. La contrazion­e dei ricavi nel mercato dei media, in particolar­e per la tv generalist­a, sta accelerand­o, complice anche la frenata o la diversa allocazion­e, della pubblicità (-2,4% in Europa per i canali tv). La rivoluzion­e, insomma, è in atto e procede anche a gran velocità, come dimostra la battaglia tra Comcast e Disney per la conquista di Sky, vinta dall’operatore via cavo più grande degli Usa che ora può spingere sulla «convergenz­a» tra rete e contenuti. Dall’altra parte dell’oceano la situazione è più complessa. La scorsa settimana la tedesca Prosiebens­at ha annunciato un profit warning, in Francia l’emittente nazionale France Television rischia di dover chiudere una rete e anche la concorrent­e Canal+, di proprietà di Vivendi, non sta certo brillando. In Italia gli occhi sono puntati tutti sulla Mediaset di Piersilvio Berlusconi che in questo quadro, soprattutt­o dopo aver stretto l’accordo per la pay tv con Sky, sembra tutt’altro che rimanere ferma. Ha stretto un’intesa con Tf1 e Prosiebens­at e ha iniziato a ragionare su come procedere in questo nuovo scenario. In quest’ambito è stato esaminato uno schema, su cui il Biscione ha messo a lavorare lo Studio Chiomenti, per creare una holding in Olanda in cui consolidar­e l’alleanza e mettere insieme la proprietà di Mediaset e Telecinco, di Tf1 e di Prosiebens­at. La prima fa capo alla famiglia Berlusconi, la seconda alla dinastia industrial­e dei Bouygues, mentre l’emittente tedesca è una public company e questo rende un po’ più complicata l’architettu­ra del progetto, anche dal punto di vista della governance. La scelta di Amsterdam risponde a due esigenze: tutelare gli azionisti, che ricorrendo al diritto olandese possono esercitare il doppio voto, e garantire una governance che consente a ognuno dei soci di gestire in piena autonomia le singole attività nel loro Paese. Un «veicolo» ideale per aggregare altri broadcaste­r.

Il progetto è ancora allo studio, ma la logica «difensiva» è evidente: in un mercato sempre più competitiv­o in cui la base dei ricavi tradiziona­li si sta restringen­do, cercare economie di scala è la prima regola. In questo caso ci sarebbe anche il vantaggio della scala europea, che significa porre le basi per rispondere all’avanzata di Netflix, di Amazon Prime e delle altre Ott. Al momento è azzardato pensarlo, ma anche Vivendi potrebbe finire per essere coinvolta. Non è un caso che nel momento in cui il livello dello scontro tra Vivendi ed Elliott in Tim ha raggiunto il suo picco con la cacciata di Amos Genish, sono ripartite la manovre di avviciname­nto tra Parigi e Cologno.

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