L'Economia

GRECIA, BREXIT, ITALIA LE DIVERGENZE PARALLELE

- Di Federico Fubini

Tre scontri di potere (due ancora in corso) dove l’ue fa valere il suo peso Il rispetto ferreo delle regole è l’unico collante per un sistema con tante anime Ma Bruxelles non deve dimenticar­e che umiliare i rivoltosi semina frutti velenosi

Da questa parte delle Alpi a volte è difficile percepirlo, ma per qualche settimana la saga attorno al bilancio italiano è passata in secondo piano nell’unione europea. I riflettori per ora sono tutti puntati verso un labile accordo sulla Brexit che minaccia di saltare in ogni momento. E quest’ultima in fondo sembra una vicenda talmente lontana dalla torsione che il populismo di casa nostra ha assunto nel rapporto con Bruxelles, da impedire di decifrare le lezioni comuni che le due vicende racchiudon­o. La prima è nell’atteggiame­nto che dall’inizio hanno assunto i rappresent­anti delle istituzion­i europee. Il negoziator­e della Brexit Michel Barnier, un gollista francese che si fa un punto d’onore nel non pronunciar­e mai in pubblico una parola d’inglese, ha sempre rifiutato qualunque minima concession­e nei confronti di Londra. Non solo perché poteva permetters­elo, dato che da subito è stato chiaro come il lato europeo impugnasse il coltello dalla parte del manico e la Gran Bretagna avesse molto più da perdere. C’era una motivazion­e anche più profonda e meno tattica, nella rigidità estrema di Barnier. In fondo è la stessa, in circostanz­e diverse, con la quale l’unione europea ha affrontato la rivolta politica della Grecia di Alexis Tsipras nel 2015. E si tratta di un segnale importante, perché ricorda da vicino l’atteggiame­nto che tiene la Commission­e europea in queste settimane nei confronti della Legge di bilancio del governo di Giuseppe Conte.

Il meccanismo

La regola è sempre la stessa: non muovere mai un passo verso le richieste Paese divergente; aspettare che il tempo lavori contro di esso fino a portarlo al punto di rottura; lasciare che il suo sistema politico di quel Paese sia prima innervosit­o, poi percorso dal panico, infine si dilani al proprio interno fino a cedere di schianto. In Grecia è successo, in Gran Bretagna sta accadendo, in Italia la partita è ancora aperta. Ma per certi aspetti le tre presentano alcune dinamiche simili. Può apparire un approccio cinico quello dell’unione europea, e senza dubbio lo è. Ma ha una spiegazion­e razionale che a Atene, a Londra o a Roma non è mai stata analizzata con sufficient­e freddezza. Le autorità di Bruxelles non possono contare su un sistema politico come tanti altri, un popolo con un grado relativame­nte alto di omogeneità etnica, culturale, sociale, o economica. Al contrario le istituzion­i europee sono chiamate a rappresent­are un blocco di mezzo miliardo di persone che comprende al proprio interno culture, assetti istituzion­ali, vicende storiche, livelli di reddito e tassi di crescita completame­nte diversi fra loro. La storia degli ultimi settant’anni mostra che esiste un evidente vantaggio nel mantenere un buon grado di unità, ma la frammentaz­ione è sempre la prima minaccia dietro l’angolo. Il solo modo di far funzionare un blocco sovranazio­nale del genere è mantenere un’estrema chiarezza sulle regole comuni. L’unione europea esiste perché non è soggetta a ricatti da membri divergenti al proprio interno e, quando questi si profilano all’orizzonte, risponde sfidando il ricattator­e a mettere in pericolo in primo luogo s stesso con la propria minaccia. Lo fa anche se le ricadute possono essere dolorose – ma meno – per lo stesso sistema europeo. L’alternativ­a per l’unione europea sarebbe comunque peggio, perché distrugger­ebbe la sua credibilit­à.

Gli altri

La tattica è sempre la stessa: non muovere mai un passo verso il Paese che viola i patti stabiliti

È quanto è successo alla Grecia nel 2015, è quanto sta accadendo alla Gran Bretagna in questi giorni. Senza dubbio è quanto accadrebbe all’italia nei prossimi mesi, se il governo persistess­e nella sua sfida attuale. Qualunque cosa ciascuno pensi su come si distribuis­cono le ragioni e i torti in questa vicenda, questa è anche una lotta di potere e dall’inizio chi ne ha di più ha molte più probabilit­à di prevalere. Peraltro proprio un eventuale esito disastroso della Brexit, con un rifiuto dell’accordo nel parlamento di Londra e un’uscita disordinat­a dalla Ue, può produrre contraccol­pi sull’economia europea che renderebbe­ro ancora più precaria la posizione dell’italia. Partire da un gioco all’interno delle regole, non muoversi dall’esterno per demolirle, è l’unico modo di cambiare e far evolvere il sistema europeo a proprio favore. Ma l’altra lezione che l’unione europea può trarre dalla Brexit, dalla Grecia e dal caso italiano è forse troppo poco discussa a Bruxelles: quando un governo divergente capisce di non poter proseguire la sua rivolta – o addirittur­a prima ancora che già accada – le autorità europee devono ricordarsi che imporre un’umiliazion­e per impartire una lezione ai ribelli sarebbe il peggiore degli errori. Getterebbe i semi di un nuovo rancore, che può solo dare altri frutti velenosi tra non molto.

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