BIANCA MARIA FARINA
Contro terremoti e inondazioni è essenziale un forte coinvolgimento pubblico-privato «In Italia il 78% delle abitazioni è esposto a pericoli catastrofali è solo il 3% è assicurato È necessario rendere accessibili queste coperture alla larga parte dei cittadini»
Cominciamo dalla possibile collaborazione sui rischi come terremoti o inondazioni.
«Da anni diciamo che siamo rimasti l’unico Paese fra quelli sviluppati a non avere un sistema di gestione ex ante dei fenomeni catastrofali con un focus sulla prevenzione. Tale sistema appare poco attuale e sostenibile se affidato solo al pubblico e richiede un forte coinvolgimento anche del settore privato».
Con quale modello?
«Ce ne sono vari. Da una copertura assicurativa totalmente volontaria a una obbligatoria o semi obbligatoria, come in Francia dove alla polizza incendio è collegata automaticamente quella sui rischi come alluvione o terremoto. Dipende anche dalla sensibilità che i cittadini dimostrano verso queste coperture».
In Italia?
«Il nostro Paese è fra quelli più esposti e fragili di fronte alle calamità naturali. l’ania sta lavorando su questo tema partendo dalla prevenzione. Per esempio abbiamo finanziato un progetto che studia se la presenza di certi minerali nei terreni può aumentare la predittività dei terremoti e abbiamo pubblicato una mappa dei territori più “rischiosi”».
E la sensibilità?
«Un’indagine svolta per noi da Gfk dice che il 78% delle abitazioni è esposto a rischi catastrofali in modo medio e medio alto, mentre quelle assicurate non superano il 2-3%. È ovvio che se sottoscrive la polizza solo chi è più esposto il prezzo è elevato e può diventare non accessibile a molti. Perciò l’accessibilità delle garanzie a una platea molto più ampia permetterà sia di aumentare il grado di protezione dei cittadini (con beneficio per lo sviluppo del Paese) sia di mutualizzare il più possibile il rischio per contenere i premi».
Come? Con l’obbligatorietà?
«Certo è che per rendere accessibili queste coperture è necessario si assicuri larga parte dei cittadini».
Avete calcolato quanto potrebbero costare le polizze alle famiglie?
«In caso di assicurazione estesa al massimo possibile, il premio non dovrebbe superare in media i 100 euro l’anno. E conti i vantaggi di un altro tipo di prevenzione: quando la compagnia visita una casa per assicurarla deve verificare che tutto sia a posto e non ci siano abusivismi...».
Ma il valore delle case cambia fra città e campagna, fra Nord e Sud.
«Si parla però di una garanzia che copre la riparazione dei danni o la ricostruzione. E i costi in questo caso sono più omogenei».
Come può intervenire lo Stato?
«Con incentivi o obblighi o in altri modi. Tenga conto che in assenza di coperture assicurative lo Stato agisce in emergenza e i costi sono finanziati con la fiscalità generale. Costi che la protezione civile indica in 7 miliardi l’anno circa e sono crescenti dato che i fenomeni sono più frequenti e severi».
Restando agli obblighi si è parlato di interventi pubblici sulla Rc auto. «Non sappiamo nulla di più di quanto riportato dai giornali. Le compagnie oggi non guadagnano su queste polizze, anzi. Noi stiamo lavorando a una proposta che, anche in questo caso, prevede una collaborazione pubblicoprivato. Si tratta di attenuare nel calcolo dei premi, l’incidenza della componente relativa al territorio e aumentare il “peso” del comportamento alla guida, premiando i più virtuosi. Per procedere in tal senso abbiamo però bisogno di accedere alle banche dati che ci consentono di dire chi si comporta meglio quando conduce un mezzo. Possiamo lavorare tutti insieme per arrivare a un sistema di tariffazione Rc auto che non comprometta l’attuale e che deve tenere conto della differente sinistrosità degli assicurati soprattutto determinata dal territorio, il più importante fattore di rischio. Ancora più efficace risulterebbe impegnarsi tutti affinché i prezzi in generale diminuiscano. A tal fine va messa in evidenza la persistenza delle frodi contro le quali l’ania e le compagnie attuano importanti politiche di contrasto. Intervenire sul miglioramento di viabilità e infrastrutture stradali aiuterebbero non poco. C’è anche molto da fare sul tema della legalità».
Lei ha parlato di recente anche di una collaborazione con lo Stato sulle infrastrutture.
«Le assicurazioni sono un investitore istituzionale molto rilevante per il Paese con circa 850 miliardi, pari al 50% del Pil. Hanno una responsabilità importante nei confronti degli italiani che hanno affidato loro oltre 700 miliardi di risparmi. Il settore assicurativo ha in portafoglio oltre il 15% dello stock di titoli di Stato emessi dal nostro Paese, per un totale di 315 miliardi. Siamo quindi uno dei principali sostenitori del debito pubblico e abbiamo acquistato Btp anche nei momenti più difficili. Il nuovo contesto di mercato e la riduzione strutturale dei tassi di interesse richiede oggi alle assicurazioni la ricerca di investimenti con nuove fonti di rendimento. Abbiamo perciò pensato a un’iniziativa sulle infrastrutture, un settore in cui l’italia ha bisogno di investimenti importanti. Promuoveremo la creazione di una nuova pipeline di progetti infrastrut-
Le tariffe della Rc auto?il più importante fattore di rischio oggi in Italia è determinato dal territorio