Il gap di reputazione e il fronte con le banche
Tra i punti già in agenda dell’ania c’è probabilmente anche un rafforzamento della reputazione delle assicurazioni. E, secondo quanto indicano i risultati di un recente rapporto del Reputation institute sul settore finanziario, rispetto a questo tema potrebbe essere auspicabile una collaborazione con l’abi. Anche per una ragione: le due associazioni rappresentano industrie con punti di convergenza, a cominciare dal rinnovato interesse comune per la bancassurance. Ma soprattutto è necessario anche un intervento pubblico. I fattori comuni più rilevanti fra banche e assicurazioni sotto il profilo della percezione pubblica, e quindi della reputazione, sono la volatilità e la relativa debolezza che soprattutto gli istituti di credito, ma anche le compagnie, dimostrano in relazione all’industria italiana in generale. Secondo il rapporto se l’indice medio della reputazione per le società italiane è sceso fra il 2017 e il 2018 da 70,8 a 67,4 (allo stesso livello del 2014), per il settore finanziario la riduzione è stata di quattro punti con le assicurazioni a quota 62,7 e le banche a 55,7. Al calo generale ha concorso un cambio nelle aspettative dei consumatori, più propensi a scegliere un’azienda non in base a cosa vende ma a cosa c’è dietro e oltre il prodotto, una fiducia che si costruisce sul perseguimento e sulla comunicazione di valori e posizioni su temi rilevanti (dall’ambiente alla sostenibilità).
Per quanto riguarda la finanza, e in particolare le banche, il gap rispetto alla media è spiegabile in particolare a partire dalla crisi e dalle responsabilità attribuite agli istituti, per le compagnie concorre una sorta di diffidenza di fondo che ha radici quasi «storiche». La reputazione è soggetta a volatilità e ha impatto sull’attività. Perciò, in vista anche del cambiamento che si profila nei modelli di business di fronte a innovazione, rischi e bisogni emergenti, il recupero della confidenza non può essere lasciato alle singole imprese. La reputazione è un tema per le agende di Abi e Ania anche perché più fiducia nel settore rende più forti tutti. E sarebbe opportuno un intervento pubblico: oltre all’educazione finanziaria è necessaria un’educazione assicurativa. Perché, come dice nell’intervista a fianco la presidente dell’ania Maria Bianca Farina, un Paese più protetto si sviluppa di più.