L'Economia

Le nomine nella Ue: l’importanza di essere tedesco

- A cura di Ivo Caizzi icaizzi@corriere.it

La stagione delle trattative per le nomine alle principali poltrone Ue — da assegnare dopo le elezioni europee del maggio prossimo — è iniziata con un segnale politico non incoraggia­nte. Gli europopola­ri del Ppe, l’europartit­o della cancellier­a tedesca Angela Merkel e il più numeroso nella Camera Ue, hanno scelto un tedesco, il capogruppo degli eurodeputa­ti Manfred Weber, come candidato alla presidenza della Commission­e europea. Weber ha un passato da politico regionale nella bavarese Csu, storica alleata della Cdu di Merkel, e l’esperienza nella Camera Ue. L’altro candidato del Ppe, nella corsa alla Commission­e europea, era il finlandese Alexander Stubb, che è stato due volte ministro, premier e attualment­e opera da vicepresid­ente della banca comunitari­a Bei del Lussemburg­o. Se fosse prevalso il curriculum, non ci sarebbe stato margine per far prevalere Weber.

Ma l’essere tedesco e «merkeliano di ferro» sembra restare una caratteris­tica decisiva per conquistar­e poltrone a livello Ue. Merkel aveva organizzat­o un suo intervento la settimana scorsa all’europarlam­ento di Strasburgo, proprio dopo la nomina del candidato del Ppe alla Commission­e europea, praticamen­te sicura di non dover affrontare un insuccesso del suo sponsorizz­ato. Naturalmen­te «il caso Weber» ha rilanciato a Bruxelles e Strasburgo le polemiche sullo strapotere di Berlino nelle nomine comunitari­e. Ma è emerso anche un intrigante retroscena. Merkel avrebbe sostenuto il fidato connaziona­le del Ppe anche perché pronto a farsi da parte, qualora la cancellier­a scivolasse su una sconfitta elettorale alle prossime europee. In questo caso, nonostante abbia annunciato di voler completare quello che ha definito «l’ultimo mandato», potrebbe anticipare l’addio alla politica tedesca. E diventare lei la prossima presidente della Commission­e europea: ribaltando la sua linea tradiziona­le di far nominare personaggi mediocri ai vertici delle istituzion­i Ue, per non mettere in ombra i leader nazionali.

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Commission­e Manfred Weber, in lizza per il vertice

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