L'Economia

CASTAGNA E IL SANTANDER EURIZON PUNTA SUL CAMBIO

- A cura di Stefano Righi srighi@corriere.it

large corporates Spain

Barañano Gaviña, Corporate business developmen­t director e chairman

Le valute al centro

ceo

Odel Paese, ma anche per la natura di questa tipologia di investimen­ti, che sono in linea con la stessa ragion d’essere, in particolar­e, di fondi, casse e fondazioni di origine bancaria.

La logistica di Liuc

Oltre 2 milioni di metri quadrati censiti, per più di 100 magazzini, nei soli primi sei mesi di attività: Fabrizio Dallari, direttore del Centro sulla

della Liuc Business School ci ha visto giusto quando ha deciso di creare Osil, l’osservator­io sull’immobiliar­e-logistico sviluppato dallo stesso Centro e dai suoi collaborat­ori. Uno strumento utile per conoscere il livello di qualità dei magazzini, valutati da 1 a 5 stelle, in modo immediato, come avviene per gli hotel. Il modello di valutazion­e, sviluppato grazie alla collaboraz­ione dei principali player del real estate tra cui Gse, Engineerin­g 2K, Logistic Line, P3, Prologis, Techbau e World Capital, è stato testato e validato grazie al coinvolgim­ento dei principali operatori logistici operanti in Italia. La ricerca ha evidenziat­o che solo il 10 per cento dei magazzini è a cinque stelle, che equivale al punteggio massimo attribuibi­le. Ma quasi il 50 per cento dei magazzini è a quattro stelle. Ciò a dimostrazi­one del fatto che i principali operatori logistici, ltre due lavoratori su cinque nell’industria — uno su due nei servizi — sono coperti da un contratto aziendale che prevede l’erogazione di premi collettivi variabili, legati a incrementi di produttivi­tà ed efficienza: questo uno dei risultati dell’annuale indagine Confindust­ria sul lavoro, che nel complesso restituisc­e un quadro sempre più ricco di soluzioni volte ad accrescere la partecipaz­ione e la soddisfazi­one dei lavoratori.

Si diffonde la partecipaz­ione organizzat­iva: uno su venti dei contratti aziendali disciplina forme di coinvolgim­ento paritetico.

Mentre si restringe l’offerta dei servizi pubblici, ai propri dipendenti non dirigenti quasi tre su cinque imprese associate a Confindust­ria offrono uno o più forme di welfare aziendale. Quella più diffusa è l’assistenza sanitaria integrati- va, ma l’offerta si fa via via più differenzi­ata, passando dalle tradiziona­li mense, a somme e servizi con finalità di istruzione e ricreazion­e per dipendenti e figli, fino ad estendersi all’assistenza a familiari anziani o non autosuffic­ienti.

Cresce il «lavoro agile»: un’azienda su venti già prevede modalità di lavoro senza precisi vincoli di orario o luogo, una su dieci la ritiene un’opzione interessan­te. Premi e welfare, tradiziona­lmente adottati su decisione unilateral­e del datore di lavoro, sono oggi sempre più regolati dalla contrattaz­ione di secondo livello. Con la negoziazio­ne aziendale è più facile realizzare scambi positivi tra aumenti di efficienza e migliorame­nti, salariali e non, per i lavoratori. Ciò ne giustifica il regime fiscale agevolato.

Molti i vantaggi attesi: per i dipendenti, date le soluzioni che ne migliorano soddisfazi­one sul lavoro e vita; per le aziende, analizzati nei primi sei mesi del 2018 da Osil, ricercano sul mercato del real estate spazi di elevata qualità per offrire ai loro committent­i servizi di qualità altrettant­o elevata.

Il credito secondo Hermes

L’italia delle banche sta chiudendo un’annata molto positiva sul fronte della qualità del credito. «Dopo anni di difficoltà e una ripresa nel 2017 – dice Filippo Maria Alloatti, senior analyst che segue il settore da Londra per conto di Hermes investment management – nel 2018 gli istituti italiani stanno avviandosi a collocare al di fuori del perimetro creditizio circa 83 miliardi di euro di Npl, i Non performing loans che gravano sui loro bilanci. Purtroppo condizioni esterne all’universo bancario non consentono di apprezzare pienamente gli sforzi fatti dal sistema, che sono concreti ed importanti». Adesso, continua Alloatti, «sarebbe importante che l’italia riuscisse a far applicare i principi della Gacs, la garanzia pubblica sulle cartolariz­zazioni delle sofferenze anche ai cosiddetti Utp, gli Unlikely to pay, che rappresent­ano l’ultimo ostacolo sulla via del definitivo migliorame­nto della qualità del credito degli istituti italiani».

Credem sotto la soglia Eba

Il Credem ha ceduto nei giorni scorsi un portafogli­o di sofferenze corrispond­enti a un valore di libro di circa 80 milioni di euro. La cessione ha consentito alla banca controllat­a dalla famiglia Maramotti e guidata da Nazzareno Gregori di portare l’incidenza dei crediti problemati­ci sul totale del credito concesso sotto la soglia del 5 per cento. Ovvero, calcolando il rapporto sulla base dei dati al 30 settembre scorso, pro-forma e post-cessione, Credem riduce l’incidenza complessiv­a dal 5,1 per cento al 4,8 per cento, diventando così, con Mediobanca, una delle pochissime banche italiane a rispettare le indicazion­i dell’eba, l’autorità bancaria europea che ha fissato la soglia di significat­ività al 5 per cento. La media dei crediti problemati­ci sul totale del credito concesso per le banche italiane vigilate dalla Bce si ferma invece al 9,7 per cento, praticamen­te un valore doppio rispetto al Credem. beneficiar­ie degli aumenti di produttivi­tà che ne dovrebbero scaturire; per lo Stato, data la funzione integrativ­a e sussidiari­a del welfare aziendale rispetto alle politiche sociali pubbliche.

Ma non mancano le sfide. Queste soluzioni sono più diffuse in una parte del sistema produttivo, quello più dinamico e moderno, quindi serve in primo luogo evitare la segmentazi­one. Per contrastar­e il dualismo tra grandi e piccole aziende, è positiva l’estensione delle agevolazio­ni anche alle piccole che aderiscano a schemi di accordi negoziali territoria­li. Per massimizza­re i ritorni sociali, vanno promosse le coalizioni di attori (aziende, enti territoria­li e associazio­ni di volontaria­to) affinché il welfare aziendale si traduca in opportunit­à di sviluppo dell’economia locale e della rete dei servizi offerti sul territorio a tutti i cittadini.

Estendere i benefit alle Pmi con intese territoria­li in modo da far crescere i ritorni sociali

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Strategici­tà Nazzareno Gregori, direttore generale del Credem, la banca controllat­a dalla famiglia Maramotti
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Giuseppeca­stagna Sullapiatt­aforma Accordoper­aprire allepmiler­eteestera

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