CASTAGNA E IL SANTANDER EURIZON PUNTA SUL CAMBIO
large corporates Spain
Barañano Gaviña, Corporate business development director e chairman
Le valute al centro
ceo
Odel Paese, ma anche per la natura di questa tipologia di investimenti, che sono in linea con la stessa ragion d’essere, in particolare, di fondi, casse e fondazioni di origine bancaria.
La logistica di Liuc
Oltre 2 milioni di metri quadrati censiti, per più di 100 magazzini, nei soli primi sei mesi di attività: Fabrizio Dallari, direttore del Centro sulla
della Liuc Business School ci ha visto giusto quando ha deciso di creare Osil, l’osservatorio sull’immobiliare-logistico sviluppato dallo stesso Centro e dai suoi collaboratori. Uno strumento utile per conoscere il livello di qualità dei magazzini, valutati da 1 a 5 stelle, in modo immediato, come avviene per gli hotel. Il modello di valutazione, sviluppato grazie alla collaborazione dei principali player del real estate tra cui Gse, Engineering 2K, Logistic Line, P3, Prologis, Techbau e World Capital, è stato testato e validato grazie al coinvolgimento dei principali operatori logistici operanti in Italia. La ricerca ha evidenziato che solo il 10 per cento dei magazzini è a cinque stelle, che equivale al punteggio massimo attribuibile. Ma quasi il 50 per cento dei magazzini è a quattro stelle. Ciò a dimostrazione del fatto che i principali operatori logistici, ltre due lavoratori su cinque nell’industria — uno su due nei servizi — sono coperti da un contratto aziendale che prevede l’erogazione di premi collettivi variabili, legati a incrementi di produttività ed efficienza: questo uno dei risultati dell’annuale indagine Confindustria sul lavoro, che nel complesso restituisce un quadro sempre più ricco di soluzioni volte ad accrescere la partecipazione e la soddisfazione dei lavoratori.
Si diffonde la partecipazione organizzativa: uno su venti dei contratti aziendali disciplina forme di coinvolgimento paritetico.
Mentre si restringe l’offerta dei servizi pubblici, ai propri dipendenti non dirigenti quasi tre su cinque imprese associate a Confindustria offrono uno o più forme di welfare aziendale. Quella più diffusa è l’assistenza sanitaria integrati- va, ma l’offerta si fa via via più differenziata, passando dalle tradizionali mense, a somme e servizi con finalità di istruzione e ricreazione per dipendenti e figli, fino ad estendersi all’assistenza a familiari anziani o non autosufficienti.
Cresce il «lavoro agile»: un’azienda su venti già prevede modalità di lavoro senza precisi vincoli di orario o luogo, una su dieci la ritiene un’opzione interessante. Premi e welfare, tradizionalmente adottati su decisione unilaterale del datore di lavoro, sono oggi sempre più regolati dalla contrattazione di secondo livello. Con la negoziazione aziendale è più facile realizzare scambi positivi tra aumenti di efficienza e miglioramenti, salariali e non, per i lavoratori. Ciò ne giustifica il regime fiscale agevolato.
Molti i vantaggi attesi: per i dipendenti, date le soluzioni che ne migliorano soddisfazione sul lavoro e vita; per le aziende, analizzati nei primi sei mesi del 2018 da Osil, ricercano sul mercato del real estate spazi di elevata qualità per offrire ai loro committenti servizi di qualità altrettanto elevata.
Il credito secondo Hermes
L’italia delle banche sta chiudendo un’annata molto positiva sul fronte della qualità del credito. «Dopo anni di difficoltà e una ripresa nel 2017 – dice Filippo Maria Alloatti, senior analyst che segue il settore da Londra per conto di Hermes investment management – nel 2018 gli istituti italiani stanno avviandosi a collocare al di fuori del perimetro creditizio circa 83 miliardi di euro di Npl, i Non performing loans che gravano sui loro bilanci. Purtroppo condizioni esterne all’universo bancario non consentono di apprezzare pienamente gli sforzi fatti dal sistema, che sono concreti ed importanti». Adesso, continua Alloatti, «sarebbe importante che l’italia riuscisse a far applicare i principi della Gacs, la garanzia pubblica sulle cartolarizzazioni delle sofferenze anche ai cosiddetti Utp, gli Unlikely to pay, che rappresentano l’ultimo ostacolo sulla via del definitivo miglioramento della qualità del credito degli istituti italiani».
Credem sotto la soglia Eba
Il Credem ha ceduto nei giorni scorsi un portafoglio di sofferenze corrispondenti a un valore di libro di circa 80 milioni di euro. La cessione ha consentito alla banca controllata dalla famiglia Maramotti e guidata da Nazzareno Gregori di portare l’incidenza dei crediti problematici sul totale del credito concesso sotto la soglia del 5 per cento. Ovvero, calcolando il rapporto sulla base dei dati al 30 settembre scorso, pro-forma e post-cessione, Credem riduce l’incidenza complessiva dal 5,1 per cento al 4,8 per cento, diventando così, con Mediobanca, una delle pochissime banche italiane a rispettare le indicazioni dell’eba, l’autorità bancaria europea che ha fissato la soglia di significatività al 5 per cento. La media dei crediti problematici sul totale del credito concesso per le banche italiane vigilate dalla Bce si ferma invece al 9,7 per cento, praticamente un valore doppio rispetto al Credem. beneficiarie degli aumenti di produttività che ne dovrebbero scaturire; per lo Stato, data la funzione integrativa e sussidiaria del welfare aziendale rispetto alle politiche sociali pubbliche.
Ma non mancano le sfide. Queste soluzioni sono più diffuse in una parte del sistema produttivo, quello più dinamico e moderno, quindi serve in primo luogo evitare la segmentazione. Per contrastare il dualismo tra grandi e piccole aziende, è positiva l’estensione delle agevolazioni anche alle piccole che aderiscano a schemi di accordi negoziali territoriali. Per massimizzare i ritorni sociali, vanno promosse le coalizioni di attori (aziende, enti territoriali e associazioni di volontariato) affinché il welfare aziendale si traduca in opportunità di sviluppo dell’economia locale e della rete dei servizi offerti sul territorio a tutti i cittadini.
Estendere i benefit alle Pmi con intese territoriali in modo da far crescere i ritorni sociali