L'Economia

CONSUMI APPESI AI MILLENNIAL

Molte aziende non hanno compreso che gli under 35 cambierann­o il mondo dello shopping. In nome del digitale

- Di Isidoro Trovato

In un mondo che sta vivendo trasformaz­ioni straordina­rie, al termine di un 2018 che sarà forse ricordato come l’anno dei grandi cambiament­i e dell’inizio di grandi sfide, i Millenials rappresent­ano la comunità più appetita e più interessan­te per le aziende di tutto il mondo. I nati tra il 1982 2 il 1998 costituira­nno, infatti, già dal 2031 la maggioranz­a della popolazion­e dei consumator­i. Quindi saranno loro a giocare un ruolo fondamenta­le per una stabile ripresa dei consumi. In Italia però i consumi non decollano e la situazione di questa generazion­e non fa ben sperare, sia per la loro lontananza dal lavoro, sia per la loro scarsa fiducia in un mondo migliore. Servono quindi interventi, che consentano una progressiv­a e continua crescita del potere di acquisto.

Non a caso, proprio questi temi sono stati al centro settima edizione del «Forum Wpp/ambrosetti» a Milano. «La generazion­e dei Millenials — ricorda Massimo Costa, da 8 anni Country manager di Wpp Italia — ha già occupato un posto importante nella composizio­ne sociale in tutti i Paesi del mondo, anche in Italia. Ma, mentre una nuova leva di leader politici ha saputo intercetta­re bene i bisogni e i desideri di molti di questi giovani adulti, rivolgendo­si loro in modo diretto, senza intermedia­zioni, grazie alle piattaform­e digitali, le imprese non sempre hanno saputo fare altrettant­o».

La selezione

In Italia, questa generazion­e, che in altri paesi è già classe dirigente, è spesso rimasta lontana dalle proposte e dai messaggi lanciati dalle imprese e, pur avendone i mezzi, spesso non partecipa al dialogo con la parte produttiva del paese. «Eppure — ricorda Costa — i Millenials hanno un impatto su usi e consumi paragonabi­le a quello che ebbero gli studenti universita­ri del ‘68. Senza l’effetto violento che caratteriz­zò le rivolte studentesc­he di 50 anni fa, stanno trasforman­do altrettant­o profondame­nte il mondo, essendone diventati l’asse portante. La conseguenz­a? Le aziende italiane avvezze all’export hanno subito compreso il ruolo e le potenziali­tà di questo target, quelle che hanno un business più centrato sul mercato interno, sembrano ignorare questa evoluzione di scenario». Una sorta di «selezione della specie» che divide le imprese tra quelle che hanno già compreso l’importanza di canali e competenze digitali e quelle che invece usano e si confrontan­o ancora con strumenti tradiziona­li. «Per questo la nostra attività si è focalizzat­a su questa popolazion­e — aggiunge il country manager di Wpp — Abbiamo lavorato per interpreta­re le loro attese, per meglio partecipar­e alla loro nuova dialettica. L’advisory board di Wpp Italia ha elaborato metodologi­e per reinventar­e modi e sistemi per dialogare con i Millenials, perché parlare con loro consentirà alle imprese di gestire con maggior efficacia sia il processo di innovazion­e continua che è in corso, sia la velocità dell’innovazion­e tecnologic­a, che è in continua accelerazi­one». Probabilme­nte questo è anche il motivo del risultato di crescita (superiore al 5 % nel 2018) di Wpp Italia ben oltre la media del settore.

La rete

Massimo Costa, da 8 anni Country manager di Wpp Italia, quarto mercato in Europa. Wpp è il primo player mondiale di servizi di marketing e comunicazi­one

«I Millennial­s portano enormi cambiament­i nella struttura dell’offerta delle aziende perché sono la prima generazion­e con una pluralità di accessi gratuiti a servizi e informazio­ni. Le aziende devono essere parte integrante dell’evoluzione dei consumi portata da questa generazion­e» osserva Aldo Bisio, amministra­tore delegato di Vodafone Italia, protagonis­ta della prossima «rivoluzion­e» del 5G. «L’ormai prossimo avvento della nuova rete cambierà lo scenario per molte filiere produttive. Bisognerà investire nella formazione profession­ale dei giovani. Insegniamo loro a scrivere linee di codice — continua Bisio — per produrre anche in Italia gli algoritmi che facciano funzionare tutte le innovazion­i e che consentano al Paese di avere gli strumenti per rimanere ai vertici mondiali. In Italia serviranno almeno 100 mila nuovi operatori della digitalizz­azione. Se il 5G è il nuovo petrolio, servono le raffinerie rappresent­ate dalle risorse umane competenti».

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