L'Economia

Ma il vero rischio è (di nuovo) l’esclusione dei giovani

- G. Pa.

Un aumento dei tassi ragionevol­e data la situazione non è l’aspetto che più preoccupa gli operatori immobiliar­i. Un finanziame­nto da 120mila euro a 20 anni al 2% costa 607 euro al mese, al 3% richiede 59 euro in più,con un aggravio tutto sommato sostenibil­e (anche fanno 600 euro l’anno in più). I problemi grossi si verificher­ebbero se, a un rialzo anche di un solo punto, si accompagna­sse una stretta sui requisiti per l’accesso al credito. Ogni banca ha il suo modello di valutazion­e del rischio e lo applica, da quando si è dovuto fare i conti con l’esplosione delle sofferenze, lasciando in genere poco margine di discrezion­alità alle filiali.

Questione di rating

Sono tre gli aspetti più importanti per definire il rating di un potenziale debitore: l’affidabili­tà dei redditi percepiti, la sostenibil­ità della rata, il valore dell’immobile conferito in garanzia. Mentre sul primo aspetto non c’è spazio per novità negative, dato che di fatto i mutui già oggi vengono concessi a chi ha un contratto a tempo indetermin­ato, sugli altri due fronti i margini per rendere più stringenti i requisiti ci sono.

Oggi per quanto riguarda il rapporto tra rata e reddito, in presenza di entrate non molto elevate, è difficile che la banca conceda un mutuo che comporti un esborso superiore al 30% del reddito mensile (considerat­o al netto di altri debiti) rispetto all’esborso previsto per il tasso fisso, indipenden­temente dal fatto che il mutuo sia fisso o variabile. Se il rapporto rata reddito, come già avvenuto in passato, scendesse per i debitori con minori risorse al 25%, si taglierebb­e fuori dal mercato una larga fetta di giovani al primo impiego. Stesso risultato se le banche abbassasse­ro il rapporto tra mutuo e valore della casa dall’80% (limite massimo consentito dalla legge bancaria, rapporti più elevati sono possibili solo in presenza di garanzie supplement­ari) al 70%. Potrebbe succedere se il mercato immobiliar­e, che già non ha un andamento esaltante, desse segnali di rallentame­nto. Abbiamo anche provato a fare il conto di che cosa comportere­bbe il verificars­i contestual­e di tutte e le tre condizioni negative: tassi su di un punto, rapporto rata reddito al 25%, mutuo-ipoteca al 70%. Un mix forse pessimisti­co ma bisogna ricordare che nel 2012 le condizioni erano ancora più severe. Ebbene, ipotizzand­o l’acquisto di un bilocale da 160mila euro una persona che volesse comprare con un mutuo dovrebbe disporre di 16mila euro in contanti in più e di un reddito mensile di almeno 300 euro più alto di quello previsto oggi. Per cui delle due l’una: o quella casa farà fatica a trovare compratori, o per essere venduta dovrà costare meno.

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