Ai Millennial piace copiare (in verde)
Gli under 35 sono sempre più interessati agli Etf e al lato sostenibile dei loro investimenti
Da una parte la finanza sostenibile, quella «buona», che interpreta l’investimento secondo i criteri di responsabilità sociale e ambientale. Dall’altra i fondi passivi, che replicano l’andamento del mercato, senza pretese di batterlo e costano molto meno. Da qualche tempo questi due mondi hanno iniziato a convergere. «E non potrebbe essere diversamente, perché esprimono gli stessi valori: pensiamo al principio della trasparenza. Entrambi, poi — spiega François Millet, head of Etf index product development di Lyxor —, attirano l’interesse delle nuove generazioni: tutte le ricerche dicono che i Millennial stanno intensificando l’uso degli Exchange traded fund per gestire i propri risparmi e al tempo stesso si chiedono quale sia l’impatto dei loro investimenti sull’ambiente e sulla società». Oggi i prodotti a replica passiva ispirati allo Sri, il socially responsible investing, valgono solo 9 miliardi di euro, l’1,2% dei 700 miliardi gestiti dagli Etf europei, osserva Millet. «Ma i flussi diretti a questo segmento si stanno facendo rapidamente più robusti: da inizio anno, sono già stati investiti in prodotti sostenibili 2 miliardi, il 6% della racconta confluita negli strumenti a replica passiva del Vecchio Continente».
Le regole
Un’ulteriore spinta alla crescita dell’investimento sostenibile arriva dalla regolamentazione europea. Il riferimento è alle diverse iniziative condotte su questo fronte in ambito Ue — dall’action plan della Commissione alla risoluzione del Parlamento europeo sulla finanza sostenibile — che ora un gruppo di esperti (Technical expert group on sustainable finance, Teg) è chiamato a tradurre in regole più precise. «L’europa vuole chiaramente fare della lotta al cambiamento climatico una priorità», rileva il manager. Le nuove misure annunciate, spiega, non solo promuovono una classificazione uniforme del mondo Sri; non solo impongono a gestori di fondi di palesare e documentare i processi di gestione utilizzati per integrare i criteri di responsabilità sociale e ambientale nei portafogli. Ma arrivano a incoraggiare e definire le regole per la creazione di nuovi indici di riferimento, low carbon e positive carbon impact, utili a identificare, rispettivamente, le imprese che vantano un basso impatto ambientale e quelle che, grazie alle loro attività, riescono a ridurre le emissioni nette complessive di anidride carbonica. Tra le iniziative annunciate dalla Commissione c’è anche una modifica ai questionari Mifid, per garantire che le eventuali preferenze in materia di sostenibilità vengano registrate e tenute in considerazione nell’ambito dell’attività di consulenza. Un aspetto non irrilevante visto che la nuova direttiva, attraverso il principio di adeguatezza, rende esplicito l’obbligo di coerenza tra le caratteristiche o i desiderata del cliente e i prodotti che vengono commercializzati.
A sua volta, tra i risparmiatori, il tema dell’investimento sostenibile è sempre più noto. Inizia a diffondersi la consapevolezza che questo approccio possa aggiungere valore perché consentirebbe di identificare le società e gli emittenti meglio attrezzati a gestire i rischi di natura extra finanziaria: le meno esposte, quindi, a possibili sanzioni dei regolatori, problemi reputazionali e conflitti con i vari portatori di interesse (azionisti, lavoratori, comunità locali). «L’industria sta lavorando per arricchire l’offerta — annota Millet —. Gli indici sostenibili, basati sull’analisi dei fattori Esg (Environment, social, governance), esistono già da tempo. Sono certo che la penetrazione sia destinata ad aumentare».
Qual è il modo corretto di inserire uno strumento sostenibile nel portafoglio? Dipende: «I prodotti che investono sulle tradizionali aree del mondo, privilegiando le società con un profilo Esg solido e una tendenza al miglioramento, sono adatti a entrare nell’asset allocation strategica. Quelli tematici, invece, focalizzati su temi come l’acqua, le energie rinnovabili, l’uguaglianza di genere o i green bond, sono più adatti a entrare nella componente “satellite” del portafoglio».
Il patrimonio dei fondi passivi «rispettosi» vale circa 9 miliardi, poco più dell’1% in Europa. Ma crescerà...