Piazza Affari, chi corre se il barile perde quota
Piazza Affari alle prese con l’oro nero. Dai massimi del 2018 il petrolio ha perso quasi il 40%, passando da 87 a 66 dollari in poco più di 20 giorni. Un fattore destabilizzante che si è aggiunto al precario equilibrio dei mercati finanziari che hanno da poco abbandonato un mese di ottobre tra i peggiori degli ultimi anni.
Il listino milanese non è rimasto immune alle oscillazioni del prezzo del greggio considerato il peso rilevante, sull’indice, di titoli come Eni, Saipem e Tenaris, tutti appartenenti alla lista delle blue chips. Ma se il deprezzamento del barile mette a rischio l’andamento dei conti del Cane a sei zampe dall’altro ci sono società che da un alleggerimento dei costi dell’energia potrebbero direttamente o indirettamente trarre dei benefici.
Tra questi i titoli del cemento, come Buzzi Unicem e Cementir, sui cui bilanci il prezzo dell’energie ha un peso non irrilevante e Fca, le cui vendite di autoveicoli sono influenzate anche dall’andamento del prezzo della benzina, soprattutto nel segmento dei veicoli commerciali leggeri. Ma la volatilità è tutt’altro che finita e per questo motivo L’economia del Corriere ha messo sotto osservazione i titoli di Piazza Affari per individuare quelli più esposti, nel bene e nel male, all’andamento delle quotazioni del greggio. I risultati sono riportati nella tabella a fianco.
Il gruppo
Una pattuglia di 10 società a medio grande capitalizzazione che vede in cima alla lista Eni. Il colosso energetico nazionale, tra le prime posizioni a livello mondiale, nonostante la recente volatilità se la passa bene, in Borsa. Da inizio anno guadagna oltre l’8%, rispetto al -12% dell’indice. Solo nel corso dell’ultimo mese, in corrispondenza del crollo delle quotazioni del barile, ha perso terreno: -4,4%. Il clima di tensione non desta le preoccupazioni per gli analisti di Hsbc che all’inizio di novembre hanno confermato la raccomandazione buy (comprare ndr).
In una ricerca sull’intero settore degli «integrated oil globali» la banca d’affari anglosassone ha spiegato di attendersi una forte stagione dei prossimi rito sultati trimestrali, con un cash flow in rialzo del 25%. La vede diversamente Morgan Stanley che ha recentemente ridotto il prezzo obiettivo su Eni da 16,7 a 14,6 euro, confermando la raccomandazione underweight, (sottopesare in portafoglio ndr). Gli analisti, in una nota dedicata alle grandi società del settore petrolifero evidenziano come, dopo la forte generazione di cassa degli ultimi trimestri potrebbero, invertire la rotta proprio a causa dell’indebolimen-
Buzzi Unicem, Cementir, Fca: chi vince e chi perde col petrolio in calo
del prezzo del greggio.
Ma se Eni potrebbe non vedere rosa nel suo futuro le cose potrebbero andare diversamente per Fca. Il principale produttore automobilistico in Italia nel corso dell’ultimo mese ha messo a segno un rialzo di quasi il 5%. La riduzione delle quotazioni internazionali dell’oro nero favoriscono i trasporti e le vendite di veicoli, soprattutto in ambito commerciale che il gruppo presidia con il marchio Iveco. A guidare la performance del gruppo del Lingotto sono però anche i buoni fondamentali. In un mercato europeo che cala del 7,4% rispetto a un anno fa, Fca è riuscita a immatricolare oltre 66.200 vetture per una quota di mercato del 5,9%.
La casa automobilistica ha ottenuto un risultato in forte controtendenza in Germania, dove in ottobre ha aumentato le vendite dell’11,6% con il marchio Fiat che registra un incremento del 15,7% e Jeep in aumento del 12,2%. Un contesto giudicato positivamente da Société Générale che ha promosso il titolo da sell (vendere ndr )a buy (comprare ndr), con prezzo obiettivo salito del 14% ovvero da 14,5 a 16,5 euro. Secondo gli analisti della banca francese, «l’aumento della disponibilità di cassa atteso nel 2019 ci porta a un miglioramento della raccomandazione», spiegano nel loro report.