LORENZO PETRETTO
Sarà alla guida della finanziaria regionale per un altro triennio: «Continuità, ma con una forte riorganizzazione. Il futuro? L’industria 4.0, ma anche lo sport dei dilettanti. Nel 2019 ritorno all’utile»
Non più soltanto la «classica» attività di garanzia sui finanziamenti bancari alle imprese, ma anche nuovi servizi di consulenza, e prodotti ad hoc per singole tipologie di imprese: è questa la mission che Fidi Toscana si è data nel piano strategico 2018-21. Un atto che, nelle intenzioni di chi lo propone, vuole segnare un salto di qualità nell’operazione di rilancio della finanziaria regionale, che sarà guidata anche nel prossimo triennio dal presidente Lorenzo Petretto, rieletto nei giorni scorsi dall’assemblea dei soci: la Regione in primo luogo col 46,28%, poi banche come Mps (27,46%), Intesa Sanpaolo (9,97%), Bnl (3,91%) e altri istituti.
«Il core business restano le garanzie — spiega Petretto — ma lo sviluppo commerciale della società passa anche dall’impegno dei nostri soci nel garantirci attività che possiamo svolgere, e quindi gli adeguati livelli di commissioni che ne derivano».
Presidente, che situazione ha trovato appena arrivato alla guida di Fidi tre anni fa?
«Fidi Toscana si trovava in una condizione di perdita strutturale che, nella sola gestione operativa, si aggirava sui 5,5 milioni di euro annui».
Quindi è stato chiaro da subito che si dovevano tagliare i costi?
«Abbiamo avuto un calo delle attività sui fondi regionali. In passato Fidi Toscana, gestendo una quantità superiore di operazioni sui fondi regionali, aveva bisogno anche di una quantità superiore di personale».
E allora si è arrivati alla riduzione dell’organico…
«Sì, ma non ci sono stati i 40 esuberi millantati: ci sono stati 4 prepensionamenti, e in base alle possibilità offerte dalla legge Madia, con l’iscrizione di alcune figure nelle liste nazionali dell’anpal, e la collaborazione di Regione e sindacati, abbiamo potuto ricollocare 17 persone in Sviluppo Toscana».
Con quali intenzioni siete partiti per la ristrutturazione della società?
«Avevamo l’obiettivo da un lato di mantenere e valorizzare il ruolo di Fidi Toscana a servizio degli interventi per lo sviluppo del tessuto produttivo, inseriti nel quadro della politica economica regionale; dall’altro di salvaguardare, per quanto possibile, i livelli occupazionali della società».
La Regione ha dovuto abbandonare il suo vecchio progetto di farne una mini-iri toscana…
«Non era soltanto un’idea della Regione, ma allora era anche consentito dalle normative vigenti. Poi non è stato più possibile per via dell’iscrizione al nuovo albo unico degli intermediari finanziari gli interessi della società e la nostra esigenza di essere remunerati».
In un contesto in cui l’attività di garanzia non era più redditizia avete considerato di cambiare mission aziendale: che valutazioni avete fatto?
«All’inizio abbiamo valutato l’aggregazione con altri Confidi toscani, o la possibilità di una diversificazione, ma non sono risultate praticabili. Infine, abbiamo valutato la possibilità di una trasformazione in house».
Alla fine avete deciso per la continuità…
«Sì, ma con una forte riorganizzazione della struttura».
Come state ponendo rimedio al problema delle posizioni deteriorate che avete in pancia?
«Abbiamo impostato un percorso di gestione dei non performing loans con accordi di saldo e stralcio sul portafoglio deteriorato con le principali banche insieme a cui lavoriamo, accordi per i quali sono stati effettuati specifici accantonamenti».
Fin qui avete ottenuto risultati apprezzabili per la solidità di Fidi?
«Ora abbiamo un Cet1 al 21,74%, quattro punti percentuali sopra rispetto a quando sono arrivato».
E per quanto riguarda la gestione attuale, quali sono le nuove linee?
«Abbiamo recuperato redditività con la proposta di nuovi strumenti in grado di fornire servizi finanziari per lo sviluppo delle imprese, quindi con attività di consulenza, ma anche con il lancio di nuovi prodotti per la garanzia a costo zero, microcredito, e specifici per le startup».
Nuove idee allo studio?
«Abbiamo lavorato tanto con Industria 4.0, sostenendo le imprese che fanno investimenti: ora vedremo, sulla base dalla bozza della legge di bilancio, cosa avverrà in questo settore che secondo noi è molto importante in Toscana. Un’altra idea è quella di lavorare, ad esempio, sulle esigenze delle associazioni sportive dilettantistiche. Ma mi piacerebbe anche intensificare il lavoro con la Regione per le emergenze, in luoghi dove si sono verificate disgrazie o calamità naturali e quindi dove le imprese hanno bisogno di ripartire, oppure per sviluppare alcuni settori o aree specifiche attraverso una serie di iniziative che possono essere progettate ad hoc».
Fidi Toscana come chiuderà l’anno in corso?
«Nel 2018 avremo ancora una perdita. Puntiamo a tornare in utile nel 2019».