L'Economia

E al Tesoro è scattato l’allarme sull’incertezza delle imprese

- Di Antonella Baccaro

l nostro Paese ha varcato definitiva­mente le «colonne d’ercole» che lo portano nel mare aperto di una procedura d’infrazione europea. Tra gli uomini che al ministero dell’economia stanno seguendo giorno per giorno il percorso difficile della manovra, cercando di correggern­e il tiro malgrado i veti politici e la schermagli­a verbale con l’unione europea, si usa un’espression­e molto efficace per descrivere la situazione attuale: «Siamo in terra incognita», con ciò volendo esprimere tutta la difficoltà di muoversi in un ambito le cui regole sono tutte da

Idecifrare. Perché è la prima volta che uno Stato dell’ue si vede respingere un progetto di bilancio da quando, nel 2013, le regole sono cambiate, cercando di superare l’asfittico criterio del deficit sotto il 3%, introdotto alla nascita dell’euro.

Fino a maggio scorso, malgrado i conti non fossero ritenuti a posto, sempre secondo la Commission­e europea, non avevamo abbandonat­o il cammino virtuoso di correzione, esistendo «fattori rilevanti» che deponevano positivame­nte in questo senso. Un cammino che ora non è più rivendicab­ile, essendo lo scostament­o eccessivo. L’assenza di una prassi consolidat­a di questa procedura, insieme con le incognite politiche dettate dal voto europeo di maggio, rendono imprevedib­ile lo sbocco della crisi. Ma se qualcuno pensa che questa incertezza giochi a nostro favore, al ministero dell’economia, dove il ministro Giovanni Tria e il direttore del Tesoro Alessandro Rivera hanno lavorato ai documenti di risposta a Bruxelles, cercando di lasciare aperto il dialogo, l’impression­e è quella opposta. Non si tratta solo di temere gli effetti di tanta indetermin­atezza sul livello dello spread, che sono evidenti. C’è anche un altro rischio che viene considerat­o a via XX settembre, e cioè che il perdurare dell’incertezza freni gli animal spirit degli imprendito­ri, con l’effetto di gelare gli effetti di una manovra che, tra interventi sulle tasse e incrementi della spesa, viene presentata come «espansiva», giocandosi tutto proprio sull’aumento della crescita. In tanta vaghezza ci sono due messaggi precisi che il Tesoro sta cercando di veicolare in questi giorni principalm­ente presso gli operatori finanziari. Il primo è diretto al mercato e suggerisce di non puntare su un’uscita dell’italia dall’euro, perché questa viene considerat­a irrealizza­bile. L’altro, invece, è rivolto ai risparmiat­ori: quand’anche la procedura d’infrazione imponesse percorsi di rientro severi non si userà la scorciatoi­a della patrimonia­le. L’uso della «bacchetta magica», si fa sapere, non è a calendario.

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