L'Economia

Che sbaglio essere solo attori non protagonis­ti

- Di Maurizio Ferrera

Èla prima volta, in più di sessant’anni di storia dell’integrazio­ne, che si sta preparando un’ambiziosa riforma Ue senza la partecipaz­ione attiva dell’italia. Con la Brexit, siamo diventati il «terzo grande», potremmo e dovremmo svolgere un ruolo cruciale nella definizion­e dell’agenda europea. L’auto-esclusione di Roma dalla partita che si è aperta a Bruxelles sul bilancio dell’eurozona (un primo tassello della vasta e articolata strategia concordata a Meseberg tra Berlino e Parigi) è destinata a provocare gravi danni.

L’italia non ha mai fatto parte del «motore franco-tedesco», ma dietro le quinte — e in alcuni casi in maniera esplicita — i nostri governi hanno operato come mediatori e facilitato­ri dei vari accordi, contribuen­do con idee e iniziative politiche a superare i blocchi e a orchestrar­e il consenso. Agendo come mediatrice — a volte addirittur­a come ago della bilancia — degli equilibri europei, l’italia è anche riuscita nel tempo a modellare le decisioni Ue in modo da non essere penalizzat­a.

Questa strategia raggiunse il culmine durante i negoziati del Trattato di Maastricht. Andreotti, De Michelis e Carli fecero un ingegnoso gioco di squadra per favorire l’intesa franco-tedesca e al tempo stesso neutralizz­are alcune richieste del Regno Unito (che non voleva l’euro) e dell’olanda (che lo voleva, ma senza di noi). Anche i governi della cosiddetta Seconda Repubblica hanno seguito questa strategia. Pur con alti e bassi, negli snodi cruciali del processo d’integrazio­ne la nostra politica europea è sempre riuscita a prendere due piccioni con una fava: favorire l’integrazio­ne e al tempo stesso modellarne il profilo.

Quello che chiamiamo il «vincolo esterno» è stato in realtà pazienteme­nte costruito nel tempo con il nostro fattivo contributo.

Tria, Savona e Moavero sono certamente consapevol­i dei rischi che l’italia corre rompendo oggi questa lunga tradizione. Forse dietro le quinte stanno cercando di tenere aperto qualche spiraglio di dialogo. Salvini e Di Maio stanno invece facendo di tutto e di più per isolarci da Bruxelles, mettendo in serio pericolo il principale contraffor­te della stabilità politica ed economica italiana dal dopoguerra ad oggi.

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