Che sbaglio essere solo attori non protagonisti
Èla prima volta, in più di sessant’anni di storia dell’integrazione, che si sta preparando un’ambiziosa riforma Ue senza la partecipazione attiva dell’italia. Con la Brexit, siamo diventati il «terzo grande», potremmo e dovremmo svolgere un ruolo cruciale nella definizione dell’agenda europea. L’auto-esclusione di Roma dalla partita che si è aperta a Bruxelles sul bilancio dell’eurozona (un primo tassello della vasta e articolata strategia concordata a Meseberg tra Berlino e Parigi) è destinata a provocare gravi danni.
L’italia non ha mai fatto parte del «motore franco-tedesco», ma dietro le quinte — e in alcuni casi in maniera esplicita — i nostri governi hanno operato come mediatori e facilitatori dei vari accordi, contribuendo con idee e iniziative politiche a superare i blocchi e a orchestrare il consenso. Agendo come mediatrice — a volte addirittura come ago della bilancia — degli equilibri europei, l’italia è anche riuscita nel tempo a modellare le decisioni Ue in modo da non essere penalizzata.
Questa strategia raggiunse il culmine durante i negoziati del Trattato di Maastricht. Andreotti, De Michelis e Carli fecero un ingegnoso gioco di squadra per favorire l’intesa franco-tedesca e al tempo stesso neutralizzare alcune richieste del Regno Unito (che non voleva l’euro) e dell’olanda (che lo voleva, ma senza di noi). Anche i governi della cosiddetta Seconda Repubblica hanno seguito questa strategia. Pur con alti e bassi, negli snodi cruciali del processo d’integrazione la nostra politica europea è sempre riuscita a prendere due piccioni con una fava: favorire l’integrazione e al tempo stesso modellarne il profilo.
Quello che chiamiamo il «vincolo esterno» è stato in realtà pazientemente costruito nel tempo con il nostro fattivo contributo.
Tria, Savona e Moavero sono certamente consapevoli dei rischi che l’italia corre rompendo oggi questa lunga tradizione. Forse dietro le quinte stanno cercando di tenere aperto qualche spiraglio di dialogo. Salvini e Di Maio stanno invece facendo di tutto e di più per isolarci da Bruxelles, mettendo in serio pericolo il principale contrafforte della stabilità politica ed economica italiana dal dopoguerra ad oggi.