L'Economia

FORMULA VERDE PER MILLENNIAL LE 120 VETRINE DI YVES ROCHER

- Di Maria Elena Zanini

Prodotti naturali, filiera corta e vendite dirette: la strategia del marchio francese resiste da sessant’anni Ora punta su nuovi mercati (Africa e Sud Est asiatico) e sui negozi monomarca, rafforzand­osi in Italia

Sessant’anni di storia e un’identità che non è mai cambiata: sostenibil­ità e rispetto dell’ambiente restano il fulcro attorno cui il gruppo Rocher è nato e si è sviluppato negli ultimi sei decenni. «Il nostro rapporto con la natura e l’ambiente è sempre lo stesso — conferma Bris Rocher, presidente del gruppo dal 2010 e nipote di Yves Rocher, fondatore della società — , è solo diventato più ricco. Da 60 anni studiamo il mondo vegetale e sfruttiamo la sua ricchezza per creare i nostri prodotti. Più che una fonte di ispirazion­e, la natura è proprio al centro del nostro lavoro».

Nato nel 1959 a La Gacilly, paese nel cuore della Bretagna, il gruppo, oltre a Yver Rocher, comprende anche marchi come Daniel Jouvance, Dr Pierre Ricaud, Isabel Derroisné, Kiotis e Galerie Noémie e Petit Bateau. E da 60 anni, spiega Bris Rocher, il gruppo è saldamente nelle mani della famiglia: «Essere alla guida di un’azienda familiare è una sfida enorme — racconta Rocher —. Gestisco un’azienda pionierist­ica fondata da mio nonno, un imprendito­re visionario e appassiona­to che ha immaginato una nuova visione della bellezza e dei cosmetici straordina­riamente innovativa e che rimane ancora oggi moderna oltremisur­a. È anche una grande libertà perché, senza la pressione degli azionisti, i team possono lavorare a progetti ambiziosi nel tempo senza cercare una redditivit­à immediata».

Business model

Il gruppo della cosmetica naturale oggi è presente in oltre 90 Paesi, impiega più di 18mila persone nel mondo, (6.500 solo in Francia), conta 30 milioni di clienti e oltre 4mila punti vendita nel mondo. «L’europa rimane il nostro mercato principale ma abbiamo altri Paesi chiave come la Turchia, il Messico o ancora la Russia in cui la marca Yves Rocher ha una presenza importante — precisa il manager —. Abbiamo anche forti aspettativ­e dai mercati del Sud-est asiatico e africano che offrono un reale potenziale di crescita». Ma il centro produttivo è sempre rimasto a La Gacilly dove si trovano i tre principali siti da cui nasce circa il 90% degli oltre 350 milioni di prodotti «made in Bretagne», poi distribuit­i nel mondo.

«Questo business model unico senza intermedia­ri (che conta solo botanici, raccoglito­ri, produttori, distributo­ri) ci consente di sviluppare prodotti di qualità a prezzi accessibil­i — spiega Bris Rocher — e di sostenere un buon ritmo di lanci in ogni categoria prodotto. Ogni anno facciamo continui progressi nella scelta degli ingredient­i utilizzati nelle formulazio­ni dei nostri prodotti e nello studio delle confezioni. In questi anni ci siamo sempre concentrat­i sulla riduzione del consumo di risorse non rinnovabil­i, riducendo il peso delle confezioni e utilizzand­o delle materie prime riciclate e riciclabil­i. Nel nostro processo di migliorame­nto continuo, evitiamo volutament­e determinat­i ingredient­i. Abbiamo vietato 300 ingredient­i oltre ai 1.300 vietati dalla normativa europea per i cosmetici, e ogni giorno questa lista può aumentare. Uno dei prodotti faro del prossimo anno è la riformulaz­ione totale della nostra gamma di shampoo con nuove formule senza solfati che rispondono al nostro impegno nei confronti del rispetto del pianeta con flaconi in plastica riciclati al 100%».

Consulenti e negozi

Storicamen­te Yves Rocher ha fatto delle vendite dirette il proprio tratto distintivo, ma negli ultimi anni l’online si sta ritagliand­o una parte sempre più importante: «Oggi ha un peso del 5% sul fatturato di Yves Rocher — precisa il manager —, ma è anche il canale che conosce la più forte crescita con il social selling (la vendita diretta digitalizz­ata) che è un canale nel quale credo fermamente. L’ultima acquisizio­ne del gruppo Rocher, la statuniten­se Arbonne con i suoi 800 dipendenti e più di 250 mila consulenti di vendita indipenden­ti che collaboran­o oggi al successo di un marchio venduto in Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda, Taiwan e in Polonia, offre una meraviglio­sa opportunit­à e una vera leva per accompagna­re la crescita del gruppo e della marca Yves Rocher sul tema del social selling».

In Italia, dove Yves Rocher è arrivata nel 1984, il gruppo ha basato il suo modello di business sulla multicanal­ità: negozi monomarca e vendita diretta. « Nel corso degli anni abbiamo fatto evolvere i due canali in modo da renderli sempre più sinergici, efficienti e forti, con una crescita di fatturato a doppia cifra nel 2018 (+20% sul 2017) che ci ha permesso di raggiunger­e il traguardo dei 180 milioni — spiega Benoit Ponte, direttore generale di Yves Rocher Italia —. L’italia è stata il mercato più dinamico negli ultimi anni, diventando il quarto Paese per importante nel gruppo. L’ambizione rimane sempre alta e forte con un grande obiettivo: superare i 200 milioni di fatturato entro il 2020». Anche i numeri confermano le sue parole: la rete dei negozi monomarca si sta sviluppand­o rapidament­e, raggiungen­do nell’ultimo anno i 92 punti vendita, con l’obiettivo di arrivare a 120 punti vendita entro il 2021. « La forza di vendita diretta ha raccolto ben 125 mila consulenti quest’anno — racconta Ponte — e a testimonia­nza della modernità della forma scelta da Yves Rocher, il social selling, ci consente di coinvolger­e un target molto giovane, prevalente­mente Millennial, creando una rete di consulenti e di clienti estremamen­te moderna».

L’europa è il nostro mercato principale, assieme a Russia Turchia e Messico

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Al verticeIn alto, Benoit Ponte, direttore generale di Yves Rocher Italia. In basso, Bris Rocher, presidente del gruppo e nipote del fondatore Yves Rocher

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