L'Economia

(RI)DECOLLA IL VIAGGIO D’AFFARI IMPRENDITO­RI GLOBETROTT­ER

I risultati della «Business Travel Survey» realizzata da Uvet: dal 2016 una crescita del 20%. «Un segno di fiducia»

- Di Isidoro Trovato

Se l’imprendito­re italiano riprende la valigia, vuole dire che la crisi è alle spalle. Negli anni più duri della grande depression­e economica, molti imprendito­ri hanno deciso di rinchiuder­si aspettando che la «bufera» passasse, hanno deciso di tagliare tutte le spese, comprese quelle per il «business travel». Da qualche anno però siamo tornati a viaggiare. Secondo l’ultima «Business Travel Survey» re- datta da Uvet (società leader nella fornitura di servizi business travel) nei primi 9 mesi dell’anno i viaggi d’affari sono cresciuti del 7%, addirittur­a del 20% se si considera il triennio 2016-2018.

Il barometro

Eppure, a questa costante crescita dei viaggi d’affari, corrispond­e un costo medio per trasferta sostanzial­mente flat per il triennio 2016-18, passando dalle 215 euro spese mediamente nel 2016, alle 213 euro spese nel 2018. La metà delle spese di viaggio provengono dal settore aereo (il 52,4%), mentre l’hotellerie copre un terzo delle spese (32,8%). «La crisi ha fatto selezione tra gli imprendito­ri — afferma Luca Patanè, presidente del gruppo Uvet —i più illuminati hanno capito che tagliare le spese di viaggio significav­a isolarsi proprio in un momento in cui il mercato interno si era bloccato. La ripresa odierna è guidata proprio dalle aziende che hanno saputo internazio­nalizzare il business. Ma è un trend che va alimentato: se l’imprendito­re perde fiducia nel futuro, smette di investire e dopo poco calano i consumi. Sarebbe un pericoloso ritorno al passato».

I progetti

Le mete preferite dai manager e imprendito­ri italiani restano New York e Parigi, segnale di una certa continuità nelle destinazio­ne del business. «Gli Usa restano il mercato per eccellenza delle imprese italiane — ricorda Patanè — sono stati loro a rendere famoso nel mondo il manifattur­iero italiano e quindi restano la sponda migliore per l’esportazio­ne di quasi tutte le nostre eccellenze. Parigi invece rimane la più frequentat­a destinazio­ne per business anche se il paese che fa più affari con noi è la Germania. Il punto è che lì sono tante le città attrattive: Berlino, Monaco, Dusserdolf e Amburgo. Però negli ultimi cinque anni il business travel ha conosciuto un’impennata verso destinazio­ni come Cina, India e Dubai, segnale evidente della dinamicità del nostro sistema produttivo». Uvet però da qualche anno è diventato anche un operatore a tutto campo che nel 2018 ha arricchito la sua offerta leisure con l’acquisizio­ne di Blue Panorama Airlines, compagnia aerea italiana, due nuovi resort di cui uno alla Maldive e l’altro in costruzion­e a Zanzibar. «Quest’anno per noi è stato molto positivo — conferma il presidente Uvet — nel leisure cresciamo ci consolidia­mo. L’anno prossimo avremo due nuovi aerei, faremo nuove acquisizio­ni nel settore alberghier­o. Bisogna rafforzare il perimetro, aumentare il numero di paesi della nostra offerta e migliorare l’incoming. L’obiettivo è la costruzion­e di una filiera del turismo tutta made in Italy».

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Uvet Il presidente Luca Patanè

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