L'Economia

Quanto vale una scommessa d’oro

Il metallo giallo, intorno ai mille dollari l’oncia, è ben lontano dai massimi storici. La scelta tra Etf e lingotti

- Di Pieremilio Gadda

Quando le vampate di volatilità superano la soglia d’allarme, l’oro rialza la testa. Spingendo verso l’alto, come una calamita, anche gli altri metalli preziosi, argento, platino e palladio, più legati, sulla carta, alle dinamiche industrial­i che alla fuga degli investitor­i verso i beni rifugio. È accaduto ancora, nelle ultime settimane: nuove raffiche di negatività sui listini, le incognite su Brexit e la guerra di trincea tra l’italia e la Commission­e europa sulla manovra finanziari­a, hanno contribuit­o a riportare le quotazioni del lingotto sopra i 1.200 dollari l’oncia. «Da qui al primo trimestre del 2019, in presenza di eventuali nuove fibrillazi­oni delle Borse, mi aspetto che i prezzi dell’oro possano risalire nella forbice tra 1.250 e 1.300 dollari», prevede Carlo Alberto De Casa, capo analista di Activtrade­s.

Che cosa spinge

La tentazione di rifugiarsi in quello che — a torto o a ragione — è ancora considerat­o da molti investitor­i il porto sicuro per eccellenza, potrebbe quindi avere la meglio sulle pressioni stire nelle materie prime, restando nel perimetro della normativa Ucits: il risparmiat­ore è quindi più tutelato rispetto all’acquisto diretto di un piccolo lingotto o di monete d’oro», osserva Piermattia Menon, analista della società di consulenza finanziari­a indipenden­te Consultiqu­e. Gli Etc, spiega, sono strumenti a replica passiva, espongono l’investitor­e al ritra schio emittente — come nel caso di un bond o di un certificat­o d’investimen­to — e si possono acquistare e vendere facilmente su un segmento dedicato di Borsa Italiana. Al contrario, acquistare oro fisico attraverso un intermedia­rio, sotto forma di piccoli lingotti o monete, è più complicato e può presentare costi elevati. In particolar­e, il differenzi­ale prezzo di acquisto e di vendita è enorme. Tramite Orovilla, ad esempio, il broker con cui Consultiqu­e collabora per questo servizio, a favore dei clienti affascinat­i dal possesso dell’oro fisico, un lingottino da un grammo, il taglio più piccolo, si compra a 79 euro e si rivende a 32 euro. Anche per un investimen­to più importante, 25 grammi, il divario è si- 923 euro in acquisto, 806 euro al rimborso. I prezzi disponibil­i presso altri intermedia­ri possono divergere, ma nei casi analizzati dall’economia si evidenzian­o quotazioni molto distanti tra acquisto e vendita. Alcuni intermedia­ri offrono anche la possibilit­à di costruire un vero e proprio piano di accumulo, aprendo un conto in oro. L’eventuale servizio di custodia, però, ha un costo: nell’esempio considerat­o, si paga lo 0,5% del valore annuale del materiale custodito, a partire da 12 euro al mese, più Iva. Chi sceglie di acquistare un etc, al contrario, paga una commission­e di gestione annua nell’ordine dello 0,3/0,5% l’anno.

«Per i metalli preziosi, la scelta più adatta è quella di uno strumento garantito dalla materia prima, per esempio oro o argento fisico»: in questo modo, spiega l’analista, si evita l’effetto (tipicament­e negativo) generato dall’attività di rolling, ovvero la sostituzio­ne dei contratti in scadenza cui sono soggetti gli strumenti che replicano indici di contratti future sulla commodity.

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