E Vittorio Emanuele II riparte da 150 mila euro
Eupremio Montenegro non ha dubbi. Secondo il compilatore ed editore del catalogo-prezziario che da 34 anni ne porta il nome e quota le monete italiane coniate a partire dal ’700, l’oro monetato rappresenta «l’oggetto del desiderio per eccellenza». A non dar segni di sofferenza sono le monete di grande qualità. Prudente, in fatto di quotazioni, il Gigante 2019, che si fa apprezzare per la quantità di informazioni. Da Nac un doppio decadramma di Siracusa pesante 8,48 grammi è entrato in sala con una dote di 100 mila franchi svizzeri ed è stato comprato per 378 mila franchi. È da prevedere, perciò, che anche l’asta che Bolaffi (www.astebolaffi.it) batte a Torino il 29 e 30 confermerà la tendenza. Attesa la collezione di monete dei Savoia che l’architetto Luigi Denina avviò nel 1905. «Di quasi tutti i principi sabaudi che batterono monete – scrisse Denina – ho qualche moneta». Compreso l’8 scudi d’oro della reggenza di Carlo Emanuele II, «molto raro». E, aggiungiamo, molto bello. Le palette si alzeranno a partire da 20 mila euro.
Varie le proposte della vendita generale che contiene un’ampia selezione di monete dei Savoia, compreso l’aureo da 50 che Vittorio Emanuele II nel 1864 mandò a battere in 103 esemplari nella zecca di Torino, la moneta chiave di tutte le più importanti collezioni del Regno d’italia. Partenza da 150 mila euro. Poche settimane fa un esemplare dello stesso conio da Nomisma ha spuntato 200 mila euro. Con 25 mila euro si può concorrere all’acquisto delle 100 lire d’oro dello stesso sovrano, uscite nel 1872 a Roma. Ben rappresentate le monete battute col biondo metallo da Vittorio Emanuele III, in non pochi casi sigillate per garanzia da quell’autorevole mercante che è stato Angelo Bozzoni. Al pari, copiose le monete d’oro che il 3 dicembre verranno disperse da Numismatica Genevensis (www.ngsa.ch).