SOLTANTO UNA PARTITA DI GIRO
Il Presidente del Consiglio, alla vigilia della bocciatura della Commissione europea della sua legge di bilancio, ha tirato fuori dal cilindro l’esistenza di un massiccio piano di vendita di beni immobili. Con quel suo fare di bonario neofita è probabile non abbia ben presente di cosa si potrebbe trattare. In effetti, le vendite di immobili pubblici ha il duplice effetto di ridurre il deficit, essendo contabilizzate come disinvestimento pubblico, sia lo stock di debito. L’idea è meritoria e non nuova; dalla fine degli anni ’90 del secolo scorso si sono succedute diverse Commissioni ministeriali con il compito, non di solo vendere, ma anche valorizzare il patrimonio immobiliare. I risultati non sono stati eclatanti, forse sotto la spinta delle messianiche convinzioni dei partiti al governo questa sarà la volta buona. Ma vediamo un po’ da vicino questo mondo. Secondo stime recenti, il patrimonio immobiliare pubblico è composto da un milione di unità immobiliari per circa 325 milioni di mq, con un valore stimato di 283 miliardi, circa il 12% del debito pubblico. Solo il 77% del patrimonio pubblico è usato direttamente dalla pubblica amministrazione, il rimanente non è utilizzato o è in uso a privati a titolo oneroso o gratuito. Il 74% è di proprietà degli enti decentrati, il 17% delle amministrazioni centrali, il 6% delle amministrazioni locali fuori P.A., il 3% degli enti di previdenza. In cinque regioni, soprattutto Lombardia, Veneto e Lazio si concentra il 58% dell’intero patrimonio immobiliare. Vediamo come dovrebbe funzionare il piano di vendita. Il governo dovrebbe cominciare a mettere in vendita il suo 17%.